Nel PNRR della sanità sono stanziati per la Sicilia quasi 800 milioni di euro, un’opportunità irripetibile se fossero spesi efficacemente ed in modo efficiente. Tuttavia, il piano inviato dall’assessore Razza al Ministero, dopo una serie di incomprensioni, scambi di lettere, fughe di notizie tra Assessorato, ARS e uffici romani, sembra più rivolto ad accontentare i clientes, grandi e piccoli, anziché avere una visione complessiva e razionale. Così capita che tra case e ospedali di comunità, molti fondi saranno destinati ad acquisire o costruire nuovi immobili anziché ristrutturare o utilizzare quelli pubblici, che alcuni ospedali finiranno in piccolissimi centri, che una volta completate le strutture non sarà garantita la presenza del personale. Insomma, il Piano regionale che dovrà essere approvato entro giugno, non è detto che migliorerà le condizioni della sanità siciliana.

Intanto, al Policlinico di Palermo emergono scandali ed un uso familistico degli incarichi e delle carriere, in molti ospedali il personale è stremato, i pronti soccorsi sottodimensionati e affidati alla buona volontà di medici ed infermieri, ormai impossibilitati ad utilizzare ferie e ad esercitare i più elementari diritti sul lavoro.  In tutto questo, rimane l’incognita del Covid e delle nuove varianti che, inevitabilmente, ricominceranno a diffondersi e che la sanità regionale dovrà essere pronta ad affrontare. Perciò, sarebbe quanto mai necessario sia stabilizzare i novemila precari che hanno supportato le ASP e i commissariati per l’emergenza, sia prevedere un piano di assunzioni di personale infermieristico e medico, il vero assente dal PNRR riguardante la sanità. Perché possiamo avere le più belle e funzionali strutture ospedaliere e sanitarie, semmai saranno effettivamente realizzate, ma senza nuovo personale in grado di farle operare al meglio, rischiamo solo di costruire centinaia di piccole cattedrali nel deserto, ingolfare gli uffici e affaticare il personale con la riorganizzazione, disorientare i cittadini con i nuovi distaccamenti, senza poi portare dei reali benefici alla popolazione.

Al di là dei nominalismi, infatti, l’obiettivo deve essere quello di aumentare i posti letto negli ospedali, migliorare le condizioni delle degenze, creare dei percorsi di cura per le persone fragili e gli anziani, tagliare le liste d’attesa e avere una sanità pubblica più efficiente. Ma tutto questo si può ottenere solo dando più spazio alla trasparenza e alla partecipazione dei cittadini nella gestione territoriale della sanità, al coordinamento tra comunità locali e i centri decisionali, investendo sul personale e sulle competenze. Invece, oggi più che mai, tutte le decisioni sono accentrate o affidate a direttori generali inamovibili ed impermeabili alle richieste che arrivano dal personale e dal territorio. Insomma o i fondi del PNRR saranno effettivamente spesi per innovare e ristrutturare anche la gestione della sanità (come il cambiamento anche nominalistico sottende) oppure rischiamo di sacrificare questa straordinaria opportunità sull’altare del piccolo ritorno elettoralistico e clientelare, senza migliorare concretamente la vita delle cittadine e dei cittadini siciliani.

Nicola Candido
Segretario Regionale Sicilia
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea