Quando fu avviata la raccolta di firme per la presentazione dei quesiti referendari volti a ripubblicizzare il servizio idrico integrato, anche a Carini centinaia di cittadini hanno firmato esprimendosi contro la gestione privata dell’acqua e a favore di una gestione pubblica e partecipata.

Lo straordinario consenso riscosso in tutta Italia dal Forum dei movimenti per l’acqua è facile da spiegare; molti cittadini,semplicemente, hanno capito che i provvedimenti legislativi che si sono succeduti dagli anni 90′ in poi e che gradualmente hanno privatizzato la gestione del servizio idrico, muovevano da presupposti assolutamente irrazionali e perseguivano obbiettivi e interessi contrastanti con quelli della collettività.

Andiamo con ordine, innanzi tutto gli alfieri del libero mercato ci hanno raccontato che lo Stato non poteva più sopportare i costi di gestione e manutenzione del servizio idrico e che quindi era indispensabile l’intervento di soggetti privati in grado di apportare i capitali necessari per migliorare la rete idrica. Il risultato è stato l’opposto, nei primi anni 90′ la spesa erogata per la gestione delle reti era di circa 2 miliardi di euro l’anno, oggi siamo giunti a 700 milioni, se la matematica non è un’opinione questo vuol dire che la gestione privata ha prodotto meno investimenti e meno manutenzione.

Un altro argomento utilizzato per tessere le lodi del “mercato” consisteva nella previsione di costi più bassi per i cittadini, ma anche in questo caso sembra che le cose siano andate diversamente, per la semplice ragione che oltre ai costi di gestione, la tariffa comprende oggi anche la quota di profitto che spetta al privato, motivo per cui le nostre bollette sono sempre più salate.

Un ulteriore aspetto da prendere in considerazione è che i privati che si sono aggiudicati la gestione del servizio idrico, hanno tutto l’interesse ad aumentare la quantità di acqua da vendere, infatti i vari A.T.O. prevedono tutti, nei prossimi anni, un aumento dei consumi, in certi casi pari al 20% ,il che, oltre ad andare contro ogni principio di risparmio idrico e di uso sostenibile della risorsa,determinerà ulteriori aumenti poiché la risorsa diventerà più scarsa.

Inutile girarci intorno, una gestione razionale dell’acqua, con tariffe eque, volta al risparmio idrico e alla conservazione di tale risorsa per le future generazioni, è incompatibile con le regole del mercato e con l’ideologia neoliberista che ne sta alla base. Al contrario, tali risultati, possono essere raggiunti solo attraverso l’affidamento della gestione ad enti di diritto pubblico senza altri obbiettivi se non il soddisfacimento dei bisogni e delle esigenze dei cittadini.

Queste e altre argomentazioni hanno spinto oltre 1400000 cittadini a firmare e sostenere i quesiti referendari, che sono stati accolti dalla Corte Costituzionale e su cui saremo tutti chiamati a pronunciarci il 12 e il 13 giugno.

Sullo sfondo di tale mobilitazione,che ha visto protagonisti centinaia di comitati civici, sindaci, comunità,i partiti della sinistra extraparlamentare e migliaia di cittadini privi di una collocazione partitica, rimane da registrare l’assoluta impermeabilità dei palazzi del potere a ogni rivendicazione proveniente dal basso. Il fatto stesso che la stampa e i telegiornali non ne parlino,dimostra che c’è tanto timore per questo referendum.

Il governo Berlusconi, che ha introdotto in pieno mese di agosto,quando i cittadini si trovavano a mare l’art.23 bis che impone la cessione delle reti alle multinazionali e al capitale finanziario, ha già avviato una vera e propria campagna di boicottaggio.

Confermandosi cane da guardia degli interessi delle multinazionali e del capitale finanziario ha pensato bene di scorporare la data del referendum da quella delle elezioni col chiaro obbiettivo di impedire il raggiungimento del quorum, questo “scherzetto” costerà ai cittadini 400 milioni di euro in più, con buona pace di tutti coloro che hanno creduto alla favola dell’imprenditore efficiente che voleva mettere fine agli sprechi.

Discorso analogo può essere fatto per l’Mpa, la Lega e i partiti autonomisti, che di fatto hanno votano un provvedimento che sancisce l’espropriazione di ogni possibilità di decisione degli enti locali e dei cittadini sulla gestione di un bene di primissima necessità. Con buona pace dei discorsi sul federalismo, sull’autonomia, le comunità locali e compagnia bella.

Anche nell’opposizione,manco a dirlo, i distinguo sono parecchi, perché parecchi sono stati coloro che in questi anni hanno recepito acriticamente le “verità” e i dogmi del liberismo economico.

Il Partito Democratico ne è l’esempio,da una parte molti militanti e iscritti hanno preso parte ai banchetti e sono impegnati in prima persona per la riuscita del referendum, dall’altra c’è una segreteria nazionale che preferisce di gran lunga i potentati locali che, all’ombra delle s.p.a a gestione “mista” pubblica-privata, hanno consolidato un sistema di potere alimentato da clientelismo e logiche spartitorie.

Neanche l’Idv ha sostenuto la piattaforma del Forum dei movimenti per l’acqua, ha però promosso una raccolta firme su un altro quesito referendario che nella sostanza non eliminava la gestione privata,tale quesito è stato però dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale. Persino Nichi Vendola, che della ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese ne ha fatto un cavallo di battaglia in ben due campagne elettorali, è ben lontano dal portare a casa questo traguardo.

In conclusione, questo referendum fa paura,verrà osteggiato e censurato perché mette in discussione i dogmi e le politiche liberiste realizzate negli ultimi vent’anni da tutti i governi che si sono succeduti,nessuno escluso. Fa paura perché dietro la lotta per l’acqua bene comune si cela un’altra idea di sviluppo e di modello economico, fondato sulla riappropriazione sociale dei beni comuni e sul principio sacrosanto secondo cui, sui beni che appartengono a tutti, tutti devono poter decidere.

La Federazione della Sinistra (che comprende Prc, PdCI, Socialismo 2000 e Lavoro e Solidarietà) ha sposato integralmente la piattaforma del Forum dei movimenti per l’acqua pubblica, e intende dare un contributo alla mobilitazione referendaria attraverso un incontro aperto alla cittadinanza, all’associazionismo e alle altre forze politiche che si terrà sabato 7 maggio alle ore 17.00 presso l’auditorium “Totuccio Aiello”.

Saranno presenti Luca Nivarra, prof. Ordinario di diritto civile presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo, che ha contribuito a formulare i quesiti referendari ammessi dalla Corte Costituzionale, Antonio Marotta, consigliere provinciale Prc da anni impegnato contro la pessima gestione degli A.T.O, ed Ernesto Salafia del movimento Liberacqua. L’invito è rivolto a tutte/i coloro che vedono nella lotta per l’acqua pubblica una battaglia di civiltà, di progresso, per la democrazia di questo paese.

Alessandro Gambino segr. P.R.C. Carini