ASSEMBLEA PUBBLICA NAZIONALE DELL’UNIVERSITA’
CATANIA 26 OTTOBRE 2012, ore 11-14, AULA MAGNA DEL RETTORATO, PIAZZA UNIVERSITA’
A quasi due anni dalla sua promulgazione la Legge 240/2010 (o “Riforma Gelmini”) si è rivelata un provvedimento in parte inapplicato e inapplicabile, per il resto dannoso e pericoloso. Esso appare sempre più funzionale ad una gestione iperburocratica e verticista degli atenei. L’attuale governo ha scelto di non “distinguersi” dalla precedente compagine, continuando nell’opera di riduzione di risorse umane e materiali dell’Università, aumentando le tasse studentesche, spalleggiando la riduzione di democrazia interna degli atenei (si veda l’atteggiamento ondivago e confuso sui ricorsi al TAR in varie sedi), prorogando il mandato dei rettori in scadenza e, infine, attribuendo all’Anvur un parossistico insieme di poteri (che ha condotto al pasticcio dell’abilitazione nazionale).
Per queste ragioni e per la grave situazione dell’Università italiana (dal diritto allo studio degli studenti, all’intollerabile precariato della ricerca – accentuato dal blocco del reclutamento e del turn-over – fino allo stato di marginalizzazione dei ricercatori) i sindacati, le associazioni studentesche e di categoria hanno indetto una settimana di mobilitazione nazionale dal 22 al 27 ottobre.
In questo quadro è di particolare gravità la situazione dell’Ateneo di Catania.
Nell’Università di Catania la Legge Gelmini è stata applicata al peggio: si è costruito lo Statuto più verticistico e autoritario della penisola, con un CDA interamente nominato dal rettore; si è intervenuto sulle procedure disciplinari con palesi violazioni dei diritti sindacali e della persona; si è costruito un assetto interno iperburocratico e accentratore che svilisce e avvilisce competenze e professionalità, nella ricerca come nell’amministrazione.
All’Università di Catania il rettore Recca non interloquisce con le organizzazioni sindacali e con le realtà organizzate dell’ateneo su vertenze e criticità ormai insostenibili: tali sono la situazione del policlinico, su cui l’ateneo ha proceduto e procede in modo avventuristico; la mancanza di un contratto integrativo d’ateneo, che grava sulla condizione del personale tecnico-amministrativo, già piegato dall’inspiegabile processo di accentramento gestionale; la condizione dei collaboratori linguistici (o lettori) cui, tra le altre ingiustizie, viene chiesto indietro parte dello stipendio in base ad un’interpretazione grottesca della legge; ed è tale, infine, la vertenza dei ricercatori, ai quali si offrono inutili contentini a fronte del diritto al pagamento della imprescindibile attività didattica dal primo CFU, come stabilito dall’art. 6, c. 4, della L. 240/2010.
All’Università di Catania, inoltre, si emanano provvedimenti gravi e autoritari sull’uso delle aule e la democrazia interna dell’ateneo, si pratica un uso della comunicazione interna antisindacale e poco democratico, si producono linee-guida comportamentali in caso di provvedimenti disciplinari degne di stati dittatoriali.
Tale situazione è già diventata un caso nazionale.
Per questo è indetta un’assemblea pubblica promossa dalle organizzazioni sindacali e di categoria, da associazioni e coordinamenti, con la presenza di una rappresentanza nazionale delle stesse, per venerdì 26 ottobre alle ore 11,00 alle ore 14,00 presso l’Ateneo di Catania, aula magna del Rettorato, piazza Università.
Invitiamo a partecipare tutti i docenti, il personale T.A., i precari, gli studenti, ma anche le forze politiche e sociali della città.
L’Università di Catania è un bene collettivo di tutto il territorio da difendere, preservare e rilanciare.
ANDU, CUdA – Coordinamento Unico d’Ateneo dell’Università di Catania, CPU – Coordinamento Precari Università, Coordinamento nazionale Precari della Conoscenza FLC CGIL, FLC CGIL Catania, FLC CGIL Sicilia, Forum della docenza universitaria FLC CGIL Catania, MSC – Movimento Studentesco Catanese, Rete 29 Aprile, Fed. Confsal-SNALS Università-Cisapuni, UDU Catania, UIL RUA, Università Bene Comune.