Il 30 GENNAIO CATANIA IN PIAZZA CONTRO IL SISTEMA DI POTERE DELLA BORGHESIA MAFIOSA

L’arresto dei titolari della Tecnis, le vicende giudiziarie di Ciancio, legate soprattutto alle scelte urbanistiche sui suoi terreni e agli affari che ne sono conseguiti con imprese coinvolte in inchieste per mafia, gli intrecci che legano i governi della città e della regione, come è dato vedere dalla pubblica difesa di Montante e dei vertici di Confindustria Sicilia da parte di Bianco e Crocetta, acclarano una condizione già pagata dai cittadici a caro prezzo. Ancora una volta si esplicita la piena continuità – con Cuffaro, R. Lombardo, Scapagnini, Stancanelli – dell’asservimento dell’interesse generale ai comitati d’affari, dai fasti di Drago e della realizzazione di Corso Sicilia, alle grandi opere degli anni ottanta e novanta dei cavalieri dell’Apocalisse, per arrivare allo scempio di Piazza Europa, consegnata a Virlinzi, passando dalla devastazione del Porto e dalla variante del Pua di cementificazione della Plaia.

Mentre, ancora 45 anni dopo la denuncia del Presidente del Tribunale dei minori G. Scidà, le periferie sono carenti di servizi e spazi pubblici fondamentali, il centro storico, a partire dal vecchio San Berillo di Goliarda Sapienza, è oggetto di mire speculative, non protetto da un piano qualificato di risanamento ambientale e conservativo, gli edifici scolastici sono privi di interventi di messa in sicurezza, e la cultura è ridicolizzata dagli accordi con i gestori della discoteca Empire.

In un contesto di difficoltà segnato dalle politiche liberiste del Pd e del governo Renzi, con i tagli ai trasferimenti delle risorse finanziarie agli enti locali, Bianco, oltre ad assecondare gli appetiti famelici della grande imprenditoria etnea e siciliana, più assistita che produttiva, vende fumo e ripropone un progetto privo di prospettive: da una parte fa di Catania, con Frontex, il baluardo di chiusura delle frontiere ai migranti, e con esse ad una cooperazione economica e culturale con i paesi del Mediterraneo, dall’altra parte rilancia, con il distretto del Sud Est, un modello economico disomogeneo e conflittuale con gli altri territori siciliani, sostenuto da un blocco neocorporativo, con dentro i vertici confederali, funzionale ai potentati piuttosto che alle popolazioni.

La vicinanza di alcuni consiglieri comunali alla criminalità mafiosa è il segno degenerativo di una subalternità delle istituzioni al dominio della borghesia mafiosa. La partita si gioca,senza scorciatoie propagandistiche ed elettoralistiche, sul controllo dal basso, come abbiamo fatto sulla variante Pua, sulle proposte programmatiche, sulla denuncia della illegalità, sulle pratiche di antimafia sociale, sulla capacità di costruire nel conflitto una sinistra alternativa unita e di governo, piuttosto che sull’ambiguità di un civismo trasversale e trasformista o su un generico populismo anticasta destinato ad infrangersi sugli scogli delle contraddizioni tra ambiente e lavoro come è successo a Gela con l’Eni.

Occorre sapere che, al di là dei nomi, occorre battere e combattere il Pd, alfiere delle politiche liberiste in Italia, con la sua eversione alla Costitu- zione, la sua trasformazione in partito della nazione, la sua mutazione genetica in partito di potere conquistato dalle bande democristiane, le sue appendici massoniche e mafiose. A Catania, a Palermo, a Roma, in Toscana, a Milano.

Mimmo Cosentino

Segretario Regionale PRC

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