La meschinità politica del centro destra alla provincia regionale di Catania non ha limite e l’aver ostacolato, ancora una volta, il dibattito sul centro CARA di Mineo ne è la prova:l’ennesima!
Avevamo intuito già nel mese di Aprile la gravità dei fatti che hanno investito i paesi magrebini e immaginavano che la conseguenza immediata sarebbe stato un esodo verso l’Europa da parte di chi cerca una speranza fuori dal proprio paese già martoriato da regimi politici autoritari e senza scrupoli e adesso alla mercè di un conflitto bellico la cui fine non appare ancora vicina.
La logica di fondo che contraddistingue il governo nazionale e il metodo utilizzato di fronte alle emergenze, funzionali a provvedimenti di “protezione civile”, ci spingevano ad avviare da subito un confronto politico nell’aula consiliare provinciale richiamando al dovere di rappresentanza un aula che avrebbe dovuto e potuto concretizzare azioni e modalità di intervento per fare fronte ad un emergenza umanitaria.
Si sono susseguite in ordine interpellanze e mozioni finalizzate alla costituzione di una commissione consiliare provinciale che avrebbe dovuto seguire le vicende del centro Cara nonchè proporre correttivi alle azioni intraprese e chiedere maggiore trasparenza nella gestione di un centro che affollato da rifugiati politici richiede particolari attenzioni.
Abbiamo espresso contestualmente una critica ferma alla decisione del governo che, individuando quella struttura avrebbe , come dimostratosi, reso nulle le politiche di integrazione e sancito logiche di segregazione.
La cosa piu grave è che, su richiesta sottoscritta da una decina di consiglieri provinciali, si è svolta pure una seduta straordinaria del consiglio provinciale alla presenza dei sindaci del Calatino e aperta alle autorità civili del territorio.
Fu il dibattito di quel consiglio a darci ragione e a sancire, a parole, la necessità che l’Ente Provincia si rendesse utile alla causa dell’emergenza umanitaria attraverso la commissione speciale.
Qualche consigliere già mugugnava in aula ricordando che la presidenza (utile solo a fissare le sedute della commissione) sarebbe dovuta andare per regolamento alla minoranza ma non avremmo creduto che ciò potesse essere il metro su cui avremmo dovuto misurare la meschinità di una maggioranza che ha affossato l’atto deliberativo lasciandolo giacere nei cassetti e adducendo motivazioni tanto ridicole quanto funzionali al Padrone romano che dalla Presidenza del Consiglio decide e nessuna critica o, peggio ancora, nessun controllo sugli atti tollera.
È di questi giorni la notizia della rivolta di Mineo a cui si sommano quelle di Bari e di Capo Rizzuto. Proteste esplose per le medesime ragioni la cui responsabilità è figlia del metodo e del merito delle scelte governative: lentezza nell’espletamento delle pratiche (occorrono anni per smaltirle ai ritmi attuali), la mancanza di interpreti e mediatori culturali, l’ indiscriminata commistione di culture e modi diversi di vita, il mancato rispetto per le credenze religiose attraverso la somministrazione di cibi vietati dalle religione dei migranti tra i fatti più gravi e lampanti.
Di fronte a tutto ciò abbiamo presentato l’ennesimo atto politico che stavolta chiede senza se e senza ma la chiusura di un centro che ormai sa di lager e si pone come oggetto di business più che come strumento finalizzato a politiche umanitarie e d’ accoglienza. Nemmeno il coraggio di votare, il solito consigliere della maggioranza che si alza,dissente sulla trattazione immediata dell’ordine del giorno alimentando l’ipocrisia di un’aula e di una maggioranza fiDO-governativa che non coglie le esigenze del territorio oltre che l’emergenza umanitaria. Questi sono i rappresentanti delle comunità locali, questa la loro sensibilità questa la loro subalternità al capo e a chi per lui ne cura le azioni politico-amministrative nel centro CARA di Mineo.
Noi la nostra battaglia la continueremo, dentro l’aula davanti il Cara di Mineo e tra la cittadinanza.
I consiglieri provinciali del gruppo Comunisti-idv, Gino Porrovecchio; Valerio Marletta; Antonio Tomarchio