A fine maggio si vota ma Rifondazione Comunista non sarà presente a questa competizione elettorale.
Nei mesi precedenti abbiamo tentato, partecipando alla nascita di una lista che avrebbe dovuto essere alternativa, di costruire insieme ad altri una aggregazione politica diversa dagli schieramenti più forti, entrambi per noi non accettabili:
• l’uno di destra dichiarata, la stessa destra che governa a livello nazionale, regionale e provinciale scientemente contro il popolo che lavora e volutamente capace solo di creare precarietà da un lato e malaffare dall’altro,
• e l’altro schieramento palesemente in continuità con l’amministrazione uscente, principale responsabile dell’assoluta immobilità da stagno puzzolente, nel quale viviamo, e del conseguente degrado politico economico ed etico del nostro comune.
Di conseguenza, sentendo come necessario un confronto con personalità di altre provenienze politiche in libera uscita e, peraltro, costretti da una legge elettorale non democratica che costringe ad ammucchiate innaturali per non disperdere voti a favore dei raggruppamenti più forti, ci siamo incamminati nel percorso di cui dicevamo all’inizio speranzosi si potesse raggiungere una mediazione alta nell’interesse generale della comunità pattese.
Ci siamo accorti che però era intenzione degli altri di portarci verso lidi molto lontani da noi e che la mediazione alta sarebbe stato un compromesso al ribasso.
A noi non interessa fare politica per motivazioni personalistiche, tanto per andare contro qualcuno, avvocato contro avvocato, medico contro medico, ex amministratore contro amministratore; questa non è politica, nemmeno politica amministrativa, e una volta vincente sarà soltanto cattiva amministrazione, priva di qualsiasi prospettiva.
Rifondazione Comunista puntava alla difesa dell’interesse generale, all’interesse della comunità di Patti attraverso una amministrazione trasparente e partecipata ed a questo fine eravamo disponibili ad una impostazione programmatica aperta al confronto ma rigorosa nel merito: riteniamo che la questione della gestione pubblica e partecipata della città costituisce il nodo fondamentale che segna un discrimine fra politiche progressive e politiche regressive, insomma crediamo che questo è il ruolo che la sinistra e le forze democratiche possono esercitare nel governo cittadino.
Bisogna finirla con un tatticismo che fa prevalere ancora la manovra politica rispetto alla coerenza dei contenuti, e bisogna dire basta anche a modalità del fare politica – per esempio i fenomeni di crescente personalizzazione – che costituiscono una scorciatoia rispetto alla costruzione paziente di una vera iniziativa sociale.
Siamo convinti che “se per vincere si vende l’anima al diavolo pensando di recuperarla dopo la vittoria, l’unico risultato sarà quello di allontanarsi dal proprio patrimonio ideale accreditando così una cultura essenzialmente di destra la quale vuole il vincitore con le mani libere per il tempo del mandato amministrativo e i cittadini spodestati di ogni possibilità e capacità di controllo”.
Ciò vuol dire che quando i partiti diventano consorterie, comitati elettorali, strutture di potere allora si impongono con tutta la loro forza le pratiche paternalistiche e clientelari.
La politica diventa una semplice tecnica per governare l’esistente e quelle che sembrano le differenti prospettive offerte dalle liste contrapposte scompaiono, i candidati appaiono identici e interscambiabili fra una lista e l’altra, fra un candidato a sindaco e l’altro; tutti, ai diversi livelli, appaiono soltanto come i portavoci degli interessi che tutelano, interessi politici ed economici, ma non interpreti dell’interesse generale per la difesa del quale dovrebbero chiedere i voti.
A questa già vista e mortifera, per la città, festa del trasformismo e della confusione, frutto di una classe politico amministrativa indecente
• indecente perché superficiale e banalmente burocratica nella stanca ripetizione di una vita politica amministrativa che addormenta la nostra vita sociale e politica, ma arrogante e intraprendente nella costruzione di rapidi arricchimenti e di carriere politiche
• a questa bella festa Rifondazione Comunista ha deciso di non partecipare. La nostra storia, malgrado l’indignazione e la rabbia, non ci consente di non esprimere il voto e pertanto il 29 e 30 maggio andremo a deporre una bella scheda bianca non di indecisione ma di protesta.
PATTI, 11/05/2011 Partito della Rifondazione comunista
Circolo di Patti
Il Segretario Eugenio Manfre’