Il sindaco di Napoli; «Stiamo dimostrando che si può coniugare il cambiamento radicale con l’affidabilità di governo, a differenza dei 5 Stelle a Roma»
«Le elezioni che ci interessano sono Europee, Regionali e Politiche. Ma non le prossime Politiche, quelle dopo».
corriere della sera 14/6/17
Quindi stavolta DemA non ci sarà in una eventuale lista unica della sinistra?
«Dipende».
Luigi de Magistris al tavolo con Pisapia, Bersani o chi altri, andrà a sedersi. Lui o il fratello Claudio, che del movimento DemA è il segretario. In dote porteranno i voti di Napoli, che sono tanti e — se nella legge elettorale conteranno le rappresentanze regionali — anche potenzialmente decisivi per il quorum. Offriranno sostegno ma a certe condizioni: «Il programma e gli uomini, che dovranno avere storie di coerenza e rigore per garantire di tener fede al mandato ricevuto».
Il programma però non c’è.
«Il nostro sì: il lavoro come diritto di tutti, la giustizia sociale, il ripudio della guerra».
Questa è la Costituzione.
«Infatti. Una sinistra unita deve partire da quello che gli italiani hanno dimostrato di volere il 4 dicembre. Poi ci sono i beni comuni, la democrazia partecipata e molto altro».
Ma se questo giro non le interessa perché detta il programma?
«Non lo detto. Dico solo come potremmo dare una mano. Comunque anche se nascerà una lista di sinistra con riferimenti credibili, DemA non ne sarà un soggetto promotore. Il nostro progetto è un altro».
Ci sarà davvero questa lista a sinistra del Pd?
«Non so dirlo, e credo che oggi non sappia dirlo nessuno. Più si allontana la possibile data delle elezioni, più possono aprirsi nuovi scenari».
Pensa ai messaggi che si mandano Pisapia e Renzi?
«Pisapia è una persona per bene, ma sul referendum ha sbagliato a schierarsi per il sì e oggi sbaglia se punta a far spostare il Pd verso sinistra, spingendolo ad alleanze diverse da quelle con Alfano e Verdini».
Ora si parla di primarie di coalizione con i dem.
«Se ci saranno, e se ci sarà quindi una coalizione che avrà il Pd come architrave, noi ne staremo alla larga. Non sarebbe coerente mettersi con il Pd: con loro non si può fare nessun programma nuovo e credibile, e la questione vale anche per altri. Noi non abbiamo esigenze di mandare qualcuno in Parlamento e non vogliamo far parte di un puzzle sgangherato né trovarci su un palco con D’Alema o Bassolino: abbiamo storie troppo differenti».
Se invece ci fosse un vostro candidato, toccherebbe a Claudio de Magistris?
«No. Né io né mio fratello saremo candidati. Io perché continuerò a fare il sindaco di Napoli fino alla scadenza del mandato, lui perché continuerà a fare il segretario di DemA che dobbiamo strutturare per quegli appuntamenti elettorali che elencavo prima».
Tra cinque anni lei intende candidarsi premier?
«Sì, la sfida è quella. Oggi Napoli è diventata un soggetto politico. Stiamo dimostrando che si può coniugare il cambiamento radicale con l’affidabilità di governo, a differenza dei 5 Stelle che a Roma mi pare non si siano rivelati tanto affidabili. Con l’attuale governo, poi, abbiamo mostrato un profilo istituzionale che ci è ampiamente riconosciuto: è giusto voler provare a riproporre a livello nazionale una esperienza positiva ed entusiasmante».
Domenica scorsa il vostro primo tentativo elettorale oltre Napoli non è andato molto bene.
«Invece noi siamo soddisfatti. Abbiamo portato due candidati ai ballottaggi e entrambi possono vincere. DemA esiste da cinque mesi, che dovevamo fare di più?».