Intervista a Fabrizio Tomaselli, Coordinatore nazionale SdL
Un vero e proprio «attacco alla democrazia», un «colpo di mano che va sventato sul nascere». Questo il duro giudizio dei sindacati di base Cub, Confederazione Cobas e SdL Intercategoriale sulle nuove regole per gli scioperi contenute nel disegno di legge delega varato ieri dal Consiglio dei ministri. Un attacco che ha come obiettivo quello di «imporre per legge la pace sociale» e che necessita di una risposta immediata, a partire dallo sciopero del trasporto aereo del 4 marzo. La difesa del diritto di sciopero e della democrazia sindacale saranno inoltre al centro della manifestazione nazionale del 28 marzo a Roma contro la politica economica del governo e dello sciopero generale indetto dalle tre organizzazioni per il 23 aprile.Fabrizio Tomaselli, coordinatore nazionale di SdL. La Costituzione tutela il diritto di sciopero «nell’ambito delle leggi che lo regolano». Non è quindi incostituzionale proporre nuove regole. Perché sostenete il contrario?
Perché quando una legge di fatto impedisce l’esercizio del diritto di sciopero, questa è una violazione della Costituzione. Con queste norme in alcuni settori non si potrà più scioperare. Legare la possibilità di indire uno sciopero alla rappresentatività più o meno ampia di chi lo propone, di fatto trasforma il diritto individuale del lavoratore in un diritto esclusivamente prerogativa delle organizzazioni sindacali. Oggi come oggi anche gruppi di lavoratori non inquadrati in una specifica organizzazione sindacale possono promuovere scioperi. E’ il caso di tanti coordinamenti di base: basti ricordare l’ultimo sciopero per la sicurezza effettuato dall’assemblea nazionale dei ferrovieri. Queste norme non solo sono incostituzionali ma anche inapplicabili, perché a tutt’oggi non esiste una legge sulla rappresentanza in grado di misurare la rappresentatività delle singole organizzazioni ai vari livelli: aziendale, di settore e nazionale. Nelle aziende dove gli iscritti ai sindacati sono meno del 50% dei lavoratori – e sono tantissime – ogni sciopero dovrebbe essere preceduto da un referendum, mentre in quelle dove la sindacalizzazione fosse più bassa del 20% il diritto di sciopero verrebbe di fatto abolito.
La questione della rappresentatività è stata sollevata anche da Antonio Martone, presidente della Commissione di garanzia. Martone cita l’esempio di uno sciopero Alitalia che avrebbe provocato la cancellazione di oltre 200 voli pur avendo ottenuto poche decine di adesioni…
Quello che dice Martone non è vero. L’equivoco nasce dal fatto che quando c’è uno sciopero nel settore dei trasporti, spesso l’adesione di molti lavoratori non viene conteggiata a causa delle cancellazioni preventive di treni e voli operate dalle aziende, al fine di evitare disagi ai passeggeri.
Misurare in via preventiva il livello di adesione agli scioperi non può essere un modo per venire incontro alle esigenze dei cittadini?
In qualsiasi parte del mondo l’esercizio dello sciopero è libero. Un lavoratore ha il diritto di decidere il giorno stesso se scioperare o meno. Anche perché, dal giorno della proclamazione, lo stato della vertenza può cambiare. L’adesione preventiva individuale espone invece il singolo lavoratore a forme di intimidazione da parte delle aziende, soprattutto in quelle piccole.
Si parla di sciopero virtuale. Ma per quale motivo un lavoratore dovrebbe dichiararsi in sciopero e lavorare gratis?
Parlare di sciopero “virtuale” è una contraddizione in termini. E’ evidente che in questo modo si rischia di creare un forte squilibrio tra quello che ci rimetterebbe il lavoratore, pur lavorando, e il danno subito dall’impresa. Inoltre, specie nei trasporti e nei servizi, l’efficacia dello sciopero è legata anche al danno di immagine per le aziende.
Intanto il Codacons si schiera con voi e la Cgil e al governo manda a dire «di non utilizzare la scusa dei consumatori per violare la Costituzione». Una solidarietà inaspettata?
Questa contrapposizione con l’utenza spesso è strumentalizzata. Basti ricordare le battaglie comuni tra pendolari e lavoratori per l’efficienza dei servizi di trasporto ferroviario. Ci sembra che questa volta il Codacons abbia colto correttamente l’incostituzionalità delle norme proposte dal governo.
di Roberto Farneti, Liberazione del 28/02/2009