«La decisione della Corte Costituzionale di dichiarare inammissibili i referendum sulla legge elettorale sventa la truffa che i promotori (Idv e parte del Pd in testa) volevano operare a danno dei cittadini». A dichiararlo il vertice provinciale di Rifondazione Comunista ennese. «Sin dall’avvio della raccolta di firme abbiamo denunciato l’assoluta strumentalità dell’iniziativa che, pur raccogliendo la condivisibile opposizione di larga parte dei cittadini al cosiddetto “porcellum”, nei fatti li ingannava. La Consulta, infatti, già dalla prima sentenza in materia nel 1987, relativa alla legge elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura, aveva affermato che “l’organo, a composizione elettiva formalmente richiesta dalla Costituzione, non può essere privato, neppure temporaneamente, del complesso delle norme elettorali contenute nella propria legge di attuazione».
Per Rifondazione Comunista tali norme elettorali «potranno essere abrogate nel loro insieme esclusivamente per sostituzione con una nuova disciplina, compito che solo il legislatore rappresentativo è in grado di svolgere. Questo principio era poi stato ribadito da tutta la giurisprudenza successiva. Incredibile risultava inoltre l’argomentazione secondo cui l’abrogazione della legge elettorale attuale potesse far ritornare valido il sistema di voto precedente: qualsiasi studente – non studioso – di giurisprudenza sa, infatti, che il referendum abrogativo nel nostro sistema costituzionale ha natura di atto-fonte dell’ordinamento come la legge ordinaria e che, di conseguenza, l’abrogazione di una norma, che a sua volta aveva abrogato una norma precedente, non può farla rivivere in alcun modo. Il secondo quesito, del resto, relativo alla parziale abrogazione del “porcellum”, risultava anch’esso palesemente inammissibile poiché in varie sentenze la Corte Costituzionale aveva già affermato che il referendum in materia elettorale poteva essere ammesso solo se dall’abrogazione parziale della legge vigente emergeva una normativa immediatamente applicabile, che non necessitava cioè di ulteriori interventi legislativi».
da la Sicilia del 16.01.2012