Il 6 Maggio i Giovani Comunisti di Palermo scenderanno in piazza, a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori, che aderiranno allo Sciopero Generale proclamato dalla Cgil. Pensiamo che la controriforma della scuola e dell’università, i tagli alla ricerca e ai servizi sociali, la negazione di spazi, diritti di cittadinanza e l’attacco frontale ai diritti dei lavoratori vadano considerati unitariamente per quel che effettivamente rappresentano nell’attuale scenario politico: il frutto di un sodalizio classista e reazionario tra il governo Berlusconi e le forze più retrive e ottuse del capitalismo italiano. La debolezza, l’incapacità e la mancanza di volontà delle forze dell’opposizione parlamentare, di porre un argine a questa deriva autoritaria e di elaborare una proposta politica che vada oltre la semplice “opposizione a Berlusconi”, aumentano considerevolmente l’importanza di questa giornata di mobilitazione,che vogliamo contribuire a riempire di contenuti. Una mobilitazione che deve coinvolgere tutte/i coloro che hanno animato le lotte che si sono sviluppate negli ultimi mesi nel nostro paese, gli studenti, le centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici in cassa integrazione, i precari, i sottopagati, i disoccupati e tutti coloro che ogni giorno che passa, sono sempre più privati di salario, reddito e diritti.  Una mobilitazione che per quanto ci riguarda, segna una tappa fondamentale nella giornata del 6 Maggio, ma non si esaurirà affatto in quella data. L’approvazione del “collegato lavoro” che limita pesantemente la possibilità dei lavoratori di rivolgersi ad un giudice per tutela dei propri diritti, l’enorme diffusione di forme contrattuali atipiche, le continue delocalizzazioni, i licenziamenti e i tagli indiscriminati alla scuola e all’università pubblica impongono un’azione di contrasto globale, generale e generalizzata, perché globale,generale e generalizzato è l’attacco che stanno subendo il mondo del lavoro e le giovani generazioni. E’ per questo che salutiamo con favore la scelta di alcune categorie, a partire dalla Fiom, di estendere a 8 le ore di sciopero proclamate. Respingiamo ogni tentativo di dividere i lavoratori a tempo indeterminato dai lavoratori a termine, gli occupati dai disoccupati e dagli studenti, i lavoratori in nero da quelli “in regola”, “nuove” e “vecchie” generazioni, perché ciò finirebbe di assecondare il tentativo maldestro del padronato e delle forze reazionarie di questo paese, di impedire il declinarsi e il dispiegarsi di una idea di società non più fondata sul parassitismo del 10% della popolazione che detiene il 50% della ricchezza, ma sul lavoro, sulla partecipazione e sulla solidarietà. I Giovani Comunisti scendono in piazza dunque, a fianco della Cgil, contro il governo, la Confindustria, Marchionne e il sindacalismo complice, per ribadire che un’altra idea di sviluppo e di società è perseguibile solo rimettendo al centro della battaglia politica il conflitto sociale e solo declinando tale conflitto attraverso proposte in grado di aprire la strada dell’alternativa. Per queste ragioni chiediamo: L’introduzione di un reddito di cittadinanza per contrastare il precariato, in modo da sottrarre le giovani generazioni al ricatto quotidiano cui sono sottoposte a causa della propria condizione sociale. Tale misura è finanziabile attraverso la tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie. L’abrogazione della Legge 30, del “collegato lavoro” e di tutti i finanziamenti diretti e indiretti a scuole e università private, paritarie o simili. Il ritiro della controriforma Gelmini, l’assunzione di tutti i precari, il ripristino e l’aumento dei fondi per la ricerca e l’istruzione attraverso una tassa sui grandi patrimoni. Una legge sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro, che preveda il voto dei lavoratori su ogni ipotesi di accordo sottoscritto dai sindacati. Una legge che scoraggi le delocalizzazioni e un aumento generalizzato di salari e pensioni attraverso il taglio drastico delle spese militari. Chiediamo in definitiva, un nuovo intervento pubblico in economia,partecipato e orientato a rimuovere le differenze sociali e di classe che hanno prodotto l’attuale crisi. Abbiamo chiesto a gran voce,in ogni mobilitazione, la proclamazione di uno sciopero generale e il blocco della produzione. Con lo sciopero del 6 maggio si compie un primo passo in tale direzione, noi ci saremo,con lo spirito di chi vuole dare vita ad una grande vertenza sociale di massa, che cacci le destre senza per questo doversi tenere Marchionne.