La svendita del patrimonio pubblico della città da parte dell’Amministrazione Bianco è il punto d’arrivo di un lungo processo di alienazione delle risorse finanziarie comunali, causate da scelte dissennate, clientelari e legate alle logiche delle rendite parassitarie e degli interessi privati. Assieme ai beni comuni, la cittadinanza viene privata degli spazi del vivere civile, della socialità, della crescita culturale e politica.
Oltre alle responsabilità di Bianco, Stancanelli e Scapagnini, vanno denunciate quelle dei governi nazionale e regionale, di Renzi come di Crocetta, per il taglio crescente e inaccettabile dei trasferimenti agli enti locali. La scelta del piano di rientro va respinta, perchè inefficace, inutile e dannosa.  E’ necessario che si chiuda coraggiosamente, senza torsioni demagogiche, con il passato e che si apra nella città, nel mondo della cultura, dell’economia, dell’associazionismo, delle forze sociali una discussione sul presente e sul futuro di Catania, sul debito pubblico, sulla natura e le conseguenze dell’attacco al welfare, sulle aspettative delle nuove generazioni che non possono essere condannate all’esilio, all’abbandono, alla rimozione dei loro bisogni. Sulla necessità di fare crescere una nuova rappresentanza, di un progetto strategico di crescita da garantire con un programma di governo credibile e funzionale alla offerta di oppurtunità, di occasioni di lavoro non saltuario, di rispetto dei diritti di tutte/i. In questo quadro va considerata come salutare la battaglia di quanti oggi si stanno mobilitando contro la vendita dei beni della nostra comunità, e come obbligata, per uscire dal tunnel del disastro amministrativo, la strada della partecipazione e del controllo indicati da Salvatore Resca a nome di CittàInsieme.
Mimmo Cosentino, segretario regionale Prc Sicilia
 Stefano Galieni, responsabile provinciale Prc Catania

Catania non si vende
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