“Il nuovo contratto di servizio Mit/Trenitalia prevede delle novità per il ‘rilancio’ degli Ic/Icn con investimenti di 347 milioni di euro per il 2017 e 357 milioni (+112 rispetto al vecchio contratto) per ciascun anno successivo dei restanti 9. Complessivamente parliamo di 25,1 milioni di chilometri-treno con un incremento del 7% rispetto al precedente contratto. Per la Sicilia niente!”. L’ennesimo smacco al diritto allacontinuità territoriale, da parte del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, retto da Graziano Delrio. A denunciarlo, il direttivo del circolo messinese Peppino Impastato di Rifondazione comunista. Che, a seguito di una mini inchiesta condotta sulle navi traghetto e i treni a lunga percorrenza delleFerrovie dello Stato, mette a nudo, ancora una volta, i limiti di un servizio che non c’è.
Proprio il Partito della rifondazione comunista di Messina, storicamente contro il Ponte sullo Stretto, deve oggi fare i conti con uno scambio che per gli abitanti della città dello Stretto, come per il resto dei siciliani, non si è rivelato affatto conveniente. “No Ponte”, lo slogan di chi riteneva che i miliardi previsti per realizzarlo andassero impiegati per ben altre infrastrutture. A undici anni di distanza dalla famigerata manifestazione per dire non alla grande opera, tuttavia, niente di niente è stato realizzato in alternativa. Anzi, la situazione è sempre più drammatica.
Come rilevano proprio gli esponenti del circolo Impastato “al momento sullo Stretto è operativa una sola nave traghetto (ieri, 6 luglio 2017, due)”, mentre il parco treni Intercity è “vetusto” e “presenta ciclicamente guasti agli impianti di climatizzazione e dell’acqua, finestrini, prese corrente e porte scompartimento danneggiati, tappezzeria logorata, alcuni bagni fuori uso”. “Nel settore ferroviario – si legge in una nota – si ricorre ad operazioni di restyling o di revamping (molto più costoso) che ristrutturano, migliorano e aggiornano i criteri sicurezza nelle carrozze passeggeri per rendere attrattivo e vagamente confortevole un servizio che progressivamente i cittadini italiani stanno abbandonando. Non si può cavare il sangue dalle rape, i servizi vanno assolutamente ammodernati, rinnovando saggiamente flotta e parco treni. Non si può pensare di affidarsi esclusivamente all’attività manutentiva rimaneggiando l’esistente. Non basta, si devono uscire i soldi!”.
Tra gli effetti di un servizio a dir poco carente, i forti ritardi: “Abbiamo monitorato in questi giorni i tempi di percorrenza di alcuni treni Ic (intercity, ndr) annotando alcuni ritardi. Nel periodo più caldo dell’estate la situazione è destinata ad aggravarsi. Lo scorso 24 giugno L’Icn (Intercity notte, ndr) in partenza da Messina alle 22,10 è partito con circa un’ora di ritardo per il guasto elettrico di un’intera vettura. Il 26 giugno l’Icn 1963 è arrivato a Messina con un’ora di ritardo. Il 29 giugno l’Icn 1957, in partenza da Roma, con arrivo a Messina alle 7,10, è arrivato con quasi tre ore di ritardo a causa di un’avaria del sistema ‘blocco porte’ e il ritardo è aumentato a causa dell’assenza della nave traghetto per caricare le vetture. Il 5 luglio, per un problema ad una vettura in partenza da Milano, l’Icn 35963 è arrivato a Messina con due ore e dieci minuti di ritardo (aggravato anche in questo caso dall’assenza della nave traghetto). Il 6 luglio ed il 7 luglio gli Icn, 35963, in partenza da Milano, hanno accumulato, in arrivo a Messina, rispettivamente cinque ore e cinque minuti e tre ore e 15 minuti di ritardo per problemi alle vetture e guasti all’aria condizionata. Ovviamente non siamo talmente sprovveduti da non pensare che i ritardi si producano anche per cause esterne come eventi atmosferici, incendi, furti di rame, guasti alle infrastrutture”.
Tra le note dolenti, proprio la flotta delle Ferrovie dello Stato. Se di flotta è lecito parlare. La nave traghetto Messina, l’ammiraglia, è stata “ferma fino a ieri (6 luglio, ndr) per manutenzione”. “Il problema che assilla apparentemente la Messina – spiegano gli iscritti al Pcr – è il cosiddetto fouling, letteralmente ‘sporcamento’, ‘insudiciamento’, ‘incrostazione’ della carena. Il fouling può creare uno strato a rugosità irregolare e grossolana e produrre effetti negativi sulla velocità di avanzamento della nave. Per tali motivi secondo RfI la nave deve sottoporsi a operazioni di ‘carenaggio’, pulizia delle carene. Ci chiediamo se vengano spesi bene i soldi pubblici e se la inadeguata velocità di attraversamento dello Stretto non dipenda invece dalla potenza dei motori in dotazione alla Messina. Ricordiamo che le navi traghetto Villa e Scilla, entrate in esercizio nel 1985, dispongono entrambe di quattro motori che sviluppano complessivamente quasi 17.000 cavalli, mentre la Messina, la nuova ammiraglia RfI targata 2012, dispone di tre motori, montati dopo anni di giacenza, dalla potenza complessiva di quasi 7.000 cavalli. E’ del tutto evidente che il problema non è pulire, ma svecchiare!”.
Proprio l’indisponibilità della Messina, secondo i rappresentanti del circolo Impastato, è alla base della proroga della disposizione ministeriale, in scadenza originariamente il 3 luglio, che ai passeggeri dei treni Intercity giorno e Intercity notte da e per la Sicilia, durante la navigazione nello Stretto, non consente di rimanere a bordo delle carrozze, imponendo il trasferimento sul ponte salone. “La stessa e identica procedura, utilizzata anche lo scorso luglio e lo scorso ottobre”. “La replicazione della ‘disposizione’ – proseguono – non è un caso: I tempi per i lavori di manutenzione della Messina ferma sino a ieri (6 luglio, ndr) corrispondono non a caso alla durata di siffatta disposizione che, ricordiamolo, è stata attaccata nel merito dai sindacati, da questa organizzazione e dal Tribunale per i diritti del malato“.
Una situazione che “crea tutt’ora forti disagi ai viaggiatori con disservizi e ritardi. Ad essere colpiti sono soprattutto i soggetti più vulnerabili: anziani e persone a ridotta mobilità, la cui condizione prevedrebbe un unico viaggio senza interruzioni e ‘fughe’ di sorta”. “Se la Capitaneria – aggiunge il direttivo del circolo Impastato – accerta la non conformità delle navi traghetto in merito a eventuali incendi a causa del ‘ponte chiuso’ (in 116 anni nessun incendio ha costretto l’equipaggio ad evacuare le carrozze del treno) allora si provveda alla prescrizione di impianti estinguenti all’avanguardia, come ad esempio il sistema Hpn-nebula o Hi-Fog, per tutte le navi. Inoltre nel caso specifico è indispensabile intervenire a monte con una normativa ad hoc sulla sicurezza per il traghettamento ferroviario che fughi ogni tipo di dubbio e non lasci spazio a sommarie interpretazioni delle ordinanze ministeriali che mal si attagliano alle peculiarità dei trasporti sullo Stretto di Messina”.
Secondo il circolo aderente a Rifondazione “tutto questo”, comprese le discriminazioni nel nuovo contratto di servizio tra ministero e Trenitalia, “è inaccettabile. Per tali motivi faremo informazione e avanzeremo metodi di lotta e di denuncia per ottenere quello che spetta al popolo siciliano: condizioni dignitose e pieno diritto alla continuità territoriale. Teniamo alta la guardia prima che ci rifilino altre sole: ultima, l’emendamento 11 bis al decreto legge 50/2017 dell’onorevole Garofalo, presentato come risultato storico, sposta invece risorse da un servizio ad un altro. Sembra riproporre larvatamente la rottura di carico“.
“Con questo emendamento – ha a suo tempo precisato il deputato Vincenzo Garofalo – sarà possibile approntare tutti i collegamenti marittimi, in corrispondenza con i treni da e per il sud, senza cercare di volta in volta le coperture finanziarie necessarie. In sintesi, non sarà più necessario, come avvenuto nel corso di questi anni, individuare gli stanziamenti a scadenza triennale ma, da adesso in poi, i costi saranno coperti dal contratto di servizio sulla continuità territoriale che, finalmente, darà carattere di garanzia duratura per il futuro”.
“Ci sembra prioritario – eccepisce il direttivo del circolo Impastato – svincolarci dall’accettazione passiva di questa situazione. Facciamo appello a tutti i cittadini stanchi del trattamento riservato loro, e a tutte le organizzazioni politiche e sindacali per ripartire conflittualmente dalla manifestazione del 2015 #ilferribottenonsitocca con cui migliaia di cittadini in piazza hanno stoppato l’ennesimo attacco a danno dei lavoratori, della qualità dei servizi e del diritto alla mobilità sancito dalla Costituzione“.