di Sante Moretti su Liberazione del 19 febbraio 2010
Da un anno a questa parte ogni qual volta che un commentatore politico, un economista, un parlamentare chiedeva di approfittare della crisi per ridimensionare il “generoso” sistema pensionistico veniva messo a tacere dal ministro del Lavoro che dichiarava «i conti pensionistici sono in ordine per l’oggi e per il domani» e gelato dal ministro del Tesoro con la frase «se non ci fosse l’Inps» che insieme all’Inail, con i loro avanzi rappresentano una enorme riserva per lo Stato.
Il Presidente del Consiglio, riunito con altri capi di Stato al capezzale della Grecia in profonda crisi finanziaria, ha posto l’esigenza di un aumento dell’età per il diritto alla pensione in quanto le pensioni peserebbero eccessivamente sul bilancio degli Stati.
Il ministro Sacconi ha tranquillizzato i sindacati ribadendo che gli interventi (tagli) già operati sono più che sufficienti. Invece ha accolto l’esternazione del premier, quasi fosse il verbo di Dio, il solito Cazzola che ha fatto della guerra al sistema pensionistico pubblico la sua ragione di vita.
Ripetiamo e ribadiamo senza tema di smentita che le pensioni non pesano sul bilancio dello Stato, chi lo afferma mente sapendo di mentire.
L’insieme dei contributi versati dai lavoratori e dalle lavoratrici agli Enti previdenziali sono più che sufficienti per pagare gli assegni pensionistici, non solo, l’Inps registra un attivo (anno 2009) di sei miliardi dopo aver coperto con l’attivo del fondo lavoratori dipendenti e di quello dei lavoratori parasubordinati il deficit dei fondi dei lavoratori autonomi (9 miliardi), dei dirigenti di azienda (3,5 miliardi), del clero (120 milioni). L’Inpdap (pubblico impiego) è in deficit e lo sarà ancora di più se lo Stato continua a incentivare l’esodo, se si affidano i servizi all’esterno, se si riduce l’organico. Non solo, sulle pensioni il fisco italiano (unico caso al mondo) ha prelevato decine di miliardi, nel 2009 circa 28.
Come è scandaloso che si considerano pensioni i 58 miliardi che l’Inps eroga per conto dello Stato per prestazioni assistenziali ed è considerata spesa pensionistica anche il Tfr. Se depurata da questi oneri impropri la nostra spesa pensionistica è la più bassa d’Europa come inferiore alla media europea è la spesa sociale.
Per quanto riguarda l’età media di pensionamento si sappia che ha superato i 60 anni e arriverà entro 10 anni a 65 sulla base di norme già in vigore. La pensione di anzianità è ormai limitata a chi raggiunge i 40 anni di contributi, tant’è che nel 2009 le domande sono diminuite del 50%, l’età per le lavoratrici del pubblico impiego è già stata portata a 61 anni ed arriverà a 65, come pure i 65 anni per le pensioni di vecchiaia dei lavoratori sono già aumentati di qualche mese con norme varie.
Ma l’esternazione di Berlusconi ha riaperto la discussione in quasi tutti i Paesi della Comunità Europea e, quasi certamente, dopo le elezioni, il tema dell’età per il diritto alla pensione verrà riproposto anche in Italia: dobbiamo allinearci all’Europa.
Invece sono altre le questioni da porre, ben oltre la richiesta della Cgil di un bonus fiscale di 500 euro su salario e pensioni.
E’ necessario un aumento generalizzato delle pensioni logorate dal costo della vita, il ripristino del minimo di pensione, un sistema di calcolo che con 35/40 anni di contributi garantisca almeno l’80% del salario percepito negli ultimi 3/5 anni di lavoro.
Si aumentino le pensioni, si garantisca a tutte e tutti una pensione dignitosa poi si discuta di età per la pensione, partendo dalla tipologia del lavoro svolto (manuale, intellettuale, impiegatizio, pesante, usurante, intermittente) compreso il tempo per recarvisi, la condizione soggettiva che a parità di lavoro è diversa da persona a persona, la libertà di scelta del singolo entro una fascia di età.