In un’intervista al quotidiano “La repubblica” del 20 settembre, il giovane Lombardo, figlio del presidente uscente e indagato dalla magistratura di Catania per i suoi rapporti con la mafia, presenta le ragioni della propria candidatura.
Ancora una volta, la Sicilia non fa mistero delle sue forti connessioni culturali e antropologiche con il mondo islamico; questo genere di passaggi di consegne, infatti, è tipico delle “democrazie” arabe – la Siria di Assad ne è esempio eloquente – ma una curiosa analogia con le vicende della nostrana Lega di Bossi – il caso del “Trota” – rivela come la propensione al “filiismo” – una successione parentale più stretta del “nepotismo” – risulti abbastanza diffusa nel variopinto mondo degli autonomisti o pseudo-autonomisti.
Forse, per essere ancora più autonomi, tendono a rimestare nei propri geni, a coltivare l’orticello di famiglia.
Alla fine, Lombardo junior sarà eletto, non ci piove. Dell’intervista, mi ha colpito soprattutto il passaggio dove rivendica la scelta paterna di sostenere Miccichè, che avrebbe “grande esperienza amministrativa”, a differenza di Musumeci e Crocetta, la cui esperienza – a suo dire – sarebbe minore, o addirittura di Claudio Fava, “che non ha fatto nulla”. Si tratta di considerazioni interessanti, e da un certo punto di vista condivisibili: le esperienze amministrative, grandi o piccole che siano, dei candidati e degli schieramenti che li esprimono, sono sotto gli occhi di tutti. Nei manifesti elettorali della coalizione autonomista campeggia la scritta “un sogno siciliano” , mentre Miccichè scruta con occhio astuto il potenziale elettore. I numeri di questo sogno, una regione sull’orlo del collasso economico-finanziario, o le centinaia di “uomini del presidente” piazzati nei ruoli chiave degli assessorati e dei consigli di amministrazione delle partecipate (unica, vera riforma del governo Lombardo), parlano chiaro; di questa pesante eredità, tuttavia, anche i pentiti tardivi del PD e dell’UDC, che hanno imboccato altre strade elettorali, vantano abbondanti responsabilità. Anche loro hanno partecipato alla prima puntata del “sogno siciliano”, sebbene adesso si ripresentino come educande svizzere appena uscite dal collegio. E l’altra “esperienza” amministrativa, quella del PDL, ha contribuito sostanzialmente in passato al dissesto regionale, mentre oggi affonda ovunque nel malaffare istituzionalizzato.
Dunque, proprio chi “non ha fatto nulla” avrebbe – semmai – le carte in regola per affrontare un dramma etico-politico, quale sarà la prossima amministrazione regionale, ribaltando un sistema arcaico di interessi consolidati e portando una ventata di reale – e indispensabile – rinnovamento. Non è necessario sottolineare che l’attività di europarlamentare di Claudio Fava, il suo impegno e la sua coerenza politica, la sua storia personale, rappresentano altrettanti elementi di valutazione difficili da liquidare – come maldestramente tenta il rampollo di Grammichele – sostenendo che “non ha fatto nulla”, ma ognuno è ovviamente libero di dire ciò che vuole. Da abitante ed elettore delle isole minori, vorrei invece chiedere ai miei concittadini di rompere quel senso di estraneità e di marginalità che caratterizza le nostre comunità rispetto alle vicende che si svolgono a Palermo.
Anche il piccolo elettorato delle Eolie partecipa alle regionali, e facendolo esprimerà un giudizio sull’operato di quelle che, prendendo spunto dalle affermazioni di Lombardo junior, chiameremo “esperienze amministrative”, ma che per noi sarebbe più onesto definire un disastro, frutto di incompetenza e indifferenza, quando non addirittura di prepotenza. Quale sensibilità potremo attenderci in materia di trasporti marittimi, dopo che nel 2008 la Regione presieduta da Lombardo ha contribuito ad affondare la compagnia pubblica mentre elargiva generosi contributi integrativi alle compagnie private? Vogliamo parlare dell’offerta sanitaria locale e dell’ospedale di Lipari, massacrato da una pseudo-riforma sanitaria iniqua e priva di anima, che però stranamente ignora i costi legati al trasferimento dei pazienti in elicottero? E cosa verrà promesso, questa volta, ai lavoratori precari ex-Pumex, ingannati per sei anni con il miraggio dell’assunzione nelle società regionali o delle leggine risolutive che, però, non sono mai state votate dai parlamentari regionali targati PD, UDC, MPA oggi “partito dei siciliani”, e dagli altri ingredienti di quel pessimo fritto misto che è stato il governo uscente? Stupisce, in questo senso, che l’unica candidatura “istituzionale” espressa dalle Eolie – un sindaco – abbia scelto di collocarsi nelle liste di uno dei partiti fautori dello scempio dei nostri diritti civili. Pare che, nel farlo, il soggetto in questione abbia rivendicato la propria estraneità alle logiche partitiche; questa tesi francamente convince poco, perché se uno si accoda ai propri carnefici spacciandoli per innocui traghettatori verso lo scranno dell’ARS, pecca quantomeno di leggerezza, se non di collaborazionismo opportunista. Una scelta politica non è la stessa cosa di un prodotto “a chilometro zero”; non è un cappero nostrano che cambia sapore alla zuppa se il pesce è guasto. È un investimento nel nostro futuro. Vuol dire sposare un progetto, un programma. E si qualifica, innanzitutto, con la scelta di chi esprime al vertice, concretamente, l’esigenza di un rinnovamento profondo, di girare definitivamente pagina e aprirne una nuova, pulita. Per questo chiedo ai miei concittadini, senza indugi, di votare Claudio Fava alla presidenza della Regione siciliana. È uno “che non ha fatto nulla”, e meno male!
Pietro Lo Cascio