Conferenza stampa Giovedì 13 ottobre 2011, con inizio alle ore 10.00
presso provincia regionale di Messina

Dall’assemblea del 1° ottobre al teatro Ambra Jovinelli di Roma: “Noi il debito non lo paghiamo-Dobbiamo fermarli” è emerso il forte bisogno di costruire territorialmente un percorso comune tra tutte quelle forze politiche, sindacali, associazionistiche e singoli cittadini che non hanno alcuna intenzione di pagare una crisi economica determinata esclusivamente da banchieri, governanti e speculatori finanziari.
Premesso che ci riconosciamo nel documento finale approvato dall’assemblea di cui più avanti riportiamo i 5 punti costituenti, premesso che riteniamo importante coinvolgere lavoratori,studenti e cittadini per partecipare alla manifestazione nazionale del 15 ottobre a Roma, premesso che la fase economica-sociale che stiamo attraversando è ordita dai soliti poteri finanziari e padronali con il placet delle maggiori forze politiche, sindacali e culturali del paese,ritenendo altresì brutale l’offensiva di quest’ultima manovra finanziaria che lede diritti e dignità e soprattutto alla luce della famigerata lettera della BCE al Governo italiano,affermiamo che l’alternativa al neo-liberismo debba passare da quelle forze che sono dall’altra parte della barricata, rigettando posizioni intermedie o la logica della pace sociale e della concertazione.
Proprio perché l’attacco di classe ha una grande portata, la risposta deve essere radicale.
Vogliamo partire anche noi dai cinque punti attorno ai quali è stata convocata l’assemblea nazionale.
1. Non pagare il debito, far pagare i ricchi e gli evasori fiscali, nazionalizzare le banche.
2. No alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra, no alla corruzione e ai privilegi di casta.
3. Giustizia per il mondo del lavoro. Basta con la precarietà. Siamo contro l’accordo del 28 giugno e l’articolo 8 della manovra finanziaria.
4. Per l’ambiente, i beni comuni, lo stato sociale. Per il diritto allo studio nella scuola pubblica.
5. Una rivoluzione per la democrazia. Uguale libertà per le donne. Parità di diritti per i migranti. Nessun limite alla libertà della rete. Il vincolo europeo deve essere sottoposto al nostro voto.
Va da sé che il comitato pur riconoscendosi nella piattaforma nazionale, deve inevitabilmente declinare localmente i punti sopra, elaborando proposte e forme di lotta, tentando di frenare questa deriva economica, sociale e culturale che stiamo vivendo nella città di Messina.
Un territorio sempre più affamato dalla disoccupazione, dalla precarietà e da un’inetta gestione politica ha bisogno di un sussulto che venga dal basso per fermare questo progressivo scivolamento verso il baratro. Riteniamo vergognosa la volontà di questo governo di abbandonare questa città a se stessa lasciandola predare progressivamente delle sue ricchezze da un manipolo di faccendieri.
Pensiamo allo Stretto di Messina, un’area geografica che connette servizi e siti produttivi, (il cuore pulsante della città) è lasciato in un totale stato di abbandono. Il processo di smantellamento di servizi pubblici e la sua mercificazione sono in atto e stanno attraversando la fase più acuta.
Vediamo la trasportistica locale ATM e la dismissione delle navi e dei treni a lunga percorrenza con conseguente taglio del personale, la Servirail, società che fino ad oggi ha gestito il servizio notturno sui wagon-lits ha licenziato in questi giorni 82 dipendenti. In dieci anni si è passati da 5.000 lavoratori a 1.700 unità nelle FS, i marittimi si sono ridotti in poco tempo da 1800 a meno di 600 unità di cui almeno il 30% con contratto precario, e come se non bastasse RFI intende cedere a privati il trasporto gommato e pedonale tra Scilla e Cariddi.
Un terreno desertificato su cui il Governo crea l’alibi del Ponte sullo Stretto. Senza alcun pudore tiene in piedi un cadavere per il quale il C.I.P.E. ha già sbloccato 1,3 mld, di cui sono stati spesi già 500mln per opere propedeutiche, e sono stati già avviati i primi espropri. Una dilapidazione di denaro pubblico, in spregio all’ambiente, ai lavoratori e all’intera collettività. Sono quindi essenziali: il rilancio economico della trasportistica navale e ferroviaria e un piano strutturale di prevenzione e messa in sicurezza del territorio dal punto di vista idrogeologico e sismico nella città e in provincia.
I cantieri navali non stanno sicuramente meglio: oltre ad una forte diminuzione di commesse e di lavoratori, registriamo che il modello poliziesco da Grande Fratello Orwelliano adottato da mesi nel cantiere Palumbo “vanta” di essere l’ante litteram di un comma dell’art 8 della manovra che prevede la possibilità per i datori di lavoro di installare telecamere di videosorveglianza negli uffici e in altri luoghi, o addirittura di assumere sorveglianti armati. Che sintonia!
Nella scuola della nostra provincia solo per l’anno scolastico 2011-12 sono stati tagliati 705 posti di lavoro tra insegnanti e personale ATA. Dal 2009 ad oggi a Messina abbiamo perso 1364 insegnanti e 837 unità di personale ATA e tutto si ripercuote pesantemente sugli studenti. Dulcis in fundo la manovra finanziaria taglia ben 80 mln di trasferimenti alla città di Messina. Lo scenario è drammatico, lo scontro diventa inevitabile.
PERTANTO INVITIAMO GIOVANI, DONNE, LAVORATORI, LAVORATRICI, PRECARI, PENSIONATI A PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE DI SABATO 15 OTTOBRE A ROMA, PER INCANALARE LA FRUSTRAZIONE E LA RABBIA DELLE CLASSI COLPITE DALLA MANOVRA ECONOMICA, NON CONTRO ALTRI SETTORI SOCIALI DEBOLI COME I MIGRANTI (COME VORREBBE FARE IL GOVERNO BERLUSCONI, ADDITANDO ALL’OPINIONE PUBBLICA I “CATTIVI EXTRACOMUNITARI), MA CONTRO BANCHIERI PADRONI E SPECULATORI RESPONSABILI DI QUESTA SITUAZIONE ECONOMICA INTOLLERABILE PER I GIOVANI, LE DONNE E LE CLASSI LAVORATRICI.
DOBBIAMO FERMARLI!
PRC, PdCI, CUB, PCL, USB – Messina

Conferenza stampa Giovedì 13 ottobre 2011, con inizio alle ore 10.00
presso provincia regionale di Messina

Dall’assemblea del 1° ottobre al teatro Ambra Jovinelli di Roma: “Noi il debito non lo paghiamo-Dobbiamo fermarli” è emerso il forte bisogno di costruire territorialmente un percorso comune tra tutte quelle forze politiche, sindacali, associazionistiche e singoli cittadini che non hanno alcuna intenzione di pagare una crisi economica determinata esclusivamente da banchieri, governanti e speculatori finanziari.
Premesso che ci riconosciamo nel documento finale approvato dall’assemblea di cui più avanti riportiamo i 5 punti costituenti, premesso che riteniamo importante coinvolgere lavoratori,studenti e cittadini per partecipare alla manifestazione nazionale del 15 ottobre a Roma, premesso che la fase economica-sociale che stiamo attraversando è ordita dai soliti poteri finanziari e padronali con il placet delle maggiori forze politiche, sindacali e culturali del paese,ritenendo altresì brutale l’offensiva di quest’ultima manovra finanziaria che lede diritti e dignità e soprattutto alla luce della famigerata lettera della BCE al Governo italiano,affermiamo che l’alternativa al neo-liberismo debba passare da quelle forze che sono dall’altra parte della barricata, rigettando posizioni intermedie o la logica della pace sociale e della concertazione.
Proprio perché l’attacco di classe ha una grande portata, la risposta deve essere radicale.
Vogliamo partire anche noi dai cinque punti attorno ai quali è stata convocata l’assemblea nazionale.
1. Non pagare il debito, far pagare i ricchi e gli evasori fiscali, nazionalizzare le banche.
2. No alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra, no alla corruzione e ai privilegi di casta.
3. Giustizia per il mondo del lavoro. Basta con la precarietà. Siamo contro l’accordo del 28 giugno e l’articolo 8 della manovra finanziaria.
4. Per l’ambiente, i beni comuni, lo stato sociale. Per il diritto allo studio nella scuola pubblica.
5. Una rivoluzione per la democrazia. Uguale libertà per le donne. Parità di diritti per i migranti. Nessun limite alla libertà della rete. Il vincolo europeo deve essere sottoposto al nostro voto.
Va da sé che il comitato pur riconoscendosi nella piattaforma nazionale, deve inevitabilmente declinare localmente i punti sopra, elaborando proposte e forme di lotta, tentando di frenare questa deriva economica, sociale e culturale che stiamo vivendo nella città di Messina.
Un territorio sempre più affamato dalla disoccupazione, dalla precarietà e da un’inetta gestione politica ha bisogno di un sussulto che venga dal basso per fermare questo progressivo scivolamento verso il baratro. Riteniamo vergognosa la volontà di questo governo di abbandonare questa città a se stessa lasciandola predare progressivamente delle sue ricchezze da un manipolo di faccendieri.
Pensiamo allo Stretto di Messina, un’area geografica che connette servizi e siti produttivi, (il cuore pulsante della città) è lasciato in un totale stato di abbandono. Il processo di smantellamento di servizi pubblici e la sua mercificazione sono in atto e stanno attraversando la fase più acuta.
Vediamo la trasportistica locale ATM e la dismissione delle navi e dei treni a lunga percorrenza con conseguente taglio del personale, la Servirail, società che fino ad oggi ha gestito il servizio notturno sui wagon-lits ha licenziato in questi giorni 82 dipendenti. In dieci anni si è passati da 5.000 lavoratori a 1.700 unità nelle FS, i marittimi si sono ridotti in poco tempo da 1800 a meno di 600 unità di cui almeno il 30% con contratto precario, e come se non bastasse RFI intende cedere a privati il trasporto gommato e pedonale tra Scilla e Cariddi.
Un terreno desertificato su cui il Governo crea l’alibi del Ponte sullo Stretto. Senza alcun pudore tiene in piedi un cadavere per il quale il C.I.P.E. ha già sbloccato 1,3 mld, di cui sono stati spesi già 500mln per opere propedeutiche, e sono stati già avviati i primi espropri. Una dilapidazione di denaro pubblico, in spregio all’ambiente, ai lavoratori e all’intera collettività. Sono quindi essenziali: il rilancio economico della trasportistica navale e ferroviaria e un piano strutturale di prevenzione e messa in sicurezza del territorio dal punto di vista idrogeologico e sismico nella città e in provincia.
I cantieri navali non stanno sicuramente meglio: oltre ad una forte diminuzione di commesse e di lavoratori, registriamo che il modello poliziesco da Grande Fratello Orwelliano adottato da mesi nel cantiere Palumbo “vanta” di essere l’ante litteram di un comma dell’art 8 della manovra che prevede la possibilità per i datori di lavoro di installare telecamere di videosorveglianza negli uffici e in altri luoghi, o addirittura di assumere sorveglianti armati. Che sintonia!
Nella scuola della nostra provincia solo per l’anno scolastico 2011-12 sono stati tagliati 705 posti di lavoro tra insegnanti e personale ATA. Dal 2009 ad oggi a Messina abbiamo perso 1364 insegnanti e 837 unità di personale ATA e tutto si ripercuote pesantemente sugli studenti. Dulcis in fundo la manovra finanziaria taglia ben 80 mln di trasferimenti alla città di Messina. Lo scenario è drammatico, lo scontro diventa inevitabile.
PERTANTO INVITIAMO GIOVANI, DONNE, LAVORATORI, LAVORATRICI, PRECARI, PENSIONATI A PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE DI SABATO 15 OTTOBRE A ROMA, PER INCANALARE LA FRUSTRAZIONE E LA RABBIA DELLE CLASSI COLPITE DALLA MANOVRA ECONOMICA, NON CONTRO ALTRI SETTORI SOCIALI DEBOLI COME I MIGRANTI (COME VORREBBE FARE IL GOVERNO BERLUSCONI, ADDITANDO ALL’OPINIONE PUBBLICA I “CATTIVI EXTRACOMUNITARI), MA CONTRO BANCHIERI PADRONI E SPECULATORI RESPONSABILI DI QUESTA SITUAZIONE ECONOMICA INTOLLERABILE PER I GIOVANI, LE DONNE E LE CLASSI LAVORATRICI.
DOBBIAMO FERMARLI!
PRC, PdCI, CUB, PCL, USB – Messina