Intervista a Nicoletta Grieco responsabile giustizia Fp Cgil

Cesare Antetomaso (Giuristi Democratici) su Liberazione del 23/04/2010

La quotidianità degli uffici giudiziari e delle aule di tribunale è caratterizzata da un progressivo aggravamento delle condizioni lavorative di tutti gli operatori del diritto. Tra questi, il personale degli uffici, già colpito duramente con i tagli a risorse ed organici contenuti nella legge 133 tanto cara al ministro Brunetta, viene oggi nuovamente aggredito da una bozza di contratto che comprime verso il basso le figure professionali, per di più peggiorando il servizio per via del rallentamento dei tempi dei processi.
Abbiamo chiesto a Nicoletta Grieco, responsabile nazionale Giustizia FP-Cgil, di spiegarci i motivi per cui il suo sindacato, insieme a Uilpa, RdB e Flp, scenderà in piazza domani a Roma per una manifestazione nazionale di tutti i lavoratori giudiziari, cui hanno aderito, tra le associazioni, Giuristi Democratici, Anm, Libera e Oua, e come partiti FdS, IdV e PD.
I lavoratori giudiziari sono in agitazione dallo scorso dicembre. Perché?
Siamo gli unici nel comparto ministeri a non avere ottenuto il riconoscimento professionale; inoltre, è stato firmato un accordo dall’Amministrazione e da Cisl e Unsa (che rappresentano la minoranza dei lavoratori) dequalificante e mortificante. L’accordo porterebbe a un sicuro peggioramento del servizio, una vera e propria riforma della giustizia non sottoposta al parlamento che sottrarrebbe 7.900 cancellieri e 1.800 ufficiali giudiziari alle funzioni loro attribuite dalla legge. Qualora entrasse in vigore, si arriverebbe al blocco degli uffici. Con Uilpa, RdB e Flp, che insieme a noi rappresentano la maggioranza dei lavoratori, abbiamo intrapreso una protesta unitaria per contrastare questo accordo, teso allo sfascio della giustizia.
Fino a oggi, nonostante il riuscito sciopero del 5 febbraio e le dure contestazioni a Brunetta e Alfano, non siete stati ascoltati.
Il ministro Alfano ha dimostrato di non essere interessato al funzionamento della giustizia. Si è limitato a kermesse mediatiche insieme al ministro Brunetta sulla presunta “digitalizzazione”. In realtà non ci sono stanziamenti per l’informatica, né c’è un progetto di modernizzazione. Anzi, i fondi per gli uffici sono stati ulteriormente tagliati. Tra l’altro non incontriamo ufficialmente il ministro Alfano da oltre un anno. Non sembra essere interessato ai lavoratori giudiziari né a fornire ai cittadini un servizio rapido ed efficiente, bensì a progettare riforme che limitano le capacità investigative della magistratura e la sua indipendenza.
Di cosa la giustizia avrebbe veramente bisogno?
Di un progetto di riorganizzazione, nuove assunzioni, riqualificazione e formazione del personale e, soprattutto, investimenti adeguati. Mancano le persone che facciano funzionare gli uffici, mancano gli strumenti e l’essenziale per fornire un servizio adeguato alla cittadinanza.
«Per la giustizia e per i diritti di chi ci lavora»: così avete titolato la manifestazione del 24 aprile a Roma, che partirà alle 10,30 da Piazza Bocca della Verità. Come vi proponete di tenere insieme questi due aspetti, di non immediata correlazione?
E’ importante far conoscere ai cittadini le nostre ragioni, perché sono le loro ragioni. Noi manifestiamo per difendere i nostri diritti ma soprattutto perché siamo coscienti di fornire un servizio essenziale alla collettività, a presidio dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Già vari segnali testimoniano che è in atto la privatizzazione strisciante di un servizio fondamentale per la coesione sociale, a discapito dei cittadini meno abbienti. Se si vuole introdurre nei tribunali una corsia preferenziale per le conciliazioni, noi lavoratori siamo professionalmente pronti: ci diano però le risorse ed il giusto riconoscimento professionale.
Per i prossimi mesi si preannunciano iniziative di altri operatori del diritto: dagli avvocati che non condividono la riforma forense, ai magistrati, che rischiano di non essere più soggetti solo alla legge, come statuito dalla Costituzione. Intendete rivolgervi anche a loro, magari in vista di un momento di confronto, per contrapporre unitariamente alla deriva autoritaria del governo in tema di diritti e giustizia una piattaforma diversa e condivisa?
Siamo chiaramente disponibili a discutere con gli altri operatori. Lo scorso anno abbiamo firmato con tutta la magistratura associata e parte dell’avvocatura il “Patto per la Giustizia e per i cittadini”, che costituisce una prima base comune. L’unica riforma possibile per noi è quella che -avendo come riferimento la Costituzione – acceleri i tempi dei processi, modernizzi il sistema, migliori il servizio e le condizioni lavorative. Noi sabato saremo in piazza per lottare per una giustizia efficiente per tutti i cittadini, senza distinzioni. Perciò crediamo sia necessario che con noi vi siano associazioni, partiti e chiunque abbia a cuore il diritto alla giustizia, scritto nella Costituzione nata dalla lotta di Liberazione. Manifestare con noi sarà un bel modo di festeggiare il 25 aprile: in difesa della Giustizia e della Costituzione.