Palermo, continua la protesta contro lo sgombero del Laboratorio Zeta. Tafferugli tra manifestanti e polizia articolo tratto da siciliainformazione.org del 19 gennaio 2010 09:59
Tre persone sono sul tetto del Laboratorio Zeta di Palermo, il centro sociale il cui sgombero forzoso è cominciato stamane da parte delle forze dell’ordine. Fra i tre c’é Fabrizio Ferrandelli, capogruppo di Italia dei valori al Comune di Palermo, il quale definisce quanto sta accadendo “la Rosarno di Palermo”. “Stupisce – dice al telefono – l’insistenza dell’associazione che subentrerà, alla quale era stato offerto un altro locale, il Pascoli, già pronto per funzionare come asilo”. Attorno al centro sociale, che si trova in via Boito, c’é un presidio di forze dell’ordine. Un centinaio di manifestanti chiede che il laboratorio Zeta non sia sgomberato.
Durante lo sgombero la polizia ha caricato i manifestanti che, secondo gli agenti, avrebbero lanciato bottiglie contro le forze dell’ordine. Negli scontri quattro poliziotti e un esponente del centro sociale sono rimasti lievemente feriti e sono stati portati al pronto soccorso. “La polizia ha caricato i manifestanti”, ha raccontato Fabrizio Ferrandelli, capogruppo di Italia dei Valori al Comune di Palermo, che in questo momento si trova sul tetto del laboratorio insieme ad altre due persone.
I manifestanti, allontanati dalla polizia da via Boito, adesso stanno bloccando il traffico nell’adiacente via Notarbardolo. “Ci sono almeno trecento persone – dice Ferrandelli, ancora sul tetto insieme al responsabile del laboratorio Zeta Totò Cavaleri e a una donna – mentre la polizia ha creato un cordone intorno al centro sociale. Ma non abbiamo alcuna intenzione di desistere”. Davanti al Laboratorio Zeta, seduti sulle loro valigie, ci sono 32 sudanesi, ospiti del centro, che avevano inoltrato richiesta di asilo politico alle autorità. I locali, destinati dal Comune a un’associazione, sono stati sigillati. “Stupisce – dice Ferrandelli – che l’associazione che subentrerà abbia rinunciato all’offerta alternativa di un asilo nido già pronto e funzionante”.
Davanti il Laboratorio Zeta continua la protesta anche di alcuni sindacalisti della Cgil ed esponenti politici, tra cui Antonella Monastra di ‘Un’Altra Storia per impedire alle forze dell’ordine di eseguire un’ordinanza di sgombero dei locali dopo che il provvedimento di sfratto è divenuto esecutivo. Polizia e carabinieri, assieme a vigili del fuoco e polizia municipale, stanno presidiando la zona, che è stata chiusa al traffico. Nei locali del Laboratorio Zeta ci sono una decina di migranti richiedenti asilo politico. “E’ una questione di natura politica – dice Antonio Riolo della Cgil regionale, presente al sit-in – e dunque bisogna affrontarla come tale. Abbiamo chiesto l’intervento della Prefettura”. I manifestanti hanno allertato il senatore dell’Idv Fabio Giambrone e l’eurodeputato del Pd Rita Borsellino che sono in contatto con le autorità competenti.
Polizia e carabinieri, che presidiano i locali in via Boito, non permettono a giornalisti e troupe televisive di entrare nel Laboratorio Zeta, dove all’interno e all’esterno si trovano decine di attivisti, sindacalisti e politici che sta cercando di bloccare l’esecuzione dell’ordinanza di sgombero. “C’é un clima teso – dice Antonio Riolo della Cgil – stiamo cercando di risolvere questa situazione, l’unico soggetto che può intervenire in modo concreto è il comune, ma al momento non dà risposte”.
“Il centro sociale Laboratorio Zeta è un vero e proprio baluardo della difesa dei diritti civili dei migranti e delle realtà sociali a rischio, non soltanto per il sottobosco underground palermitano ma anche per l’amministrazione, rappresentando, in mancanza di adeguate politiche di accoglienza da parte del Comune, l’unico spazio di accoglienza laico della città”. Lo dice il consigliere comunale di Un’Altra Storia, Antonella Monastra.
“Dal 2001 i ragazzi di Lab Z – aggiunge – hanno tracciato un percorso di democrazia partecipata e un esempio di recupero di spazio pubblico in stato di abbandono. Nonostante le ripetute minacce di sfratto e sgombero, da un anno andava avanti una trattativa col Comune, forse il più importante referente di Lab Zeta fra l’altro, per scongiurarne il pericolo. Tuttavia, nonostante il riconoscimento da parte delle istituzioni del valore delle attività svolte da Lab zeta, siamo arrivati a questa drammatica situazione”.
“Dobbiamo mobilitarci per quanto sta accadendo in queste ore di sospensione della democrazia – prosegue Monastra – in una città che subisce impotente lo sgombero allo Zen di famiglie colpevoli di non avere mezzi economici per garantirsi un tetto sulla testa e per la preziosa e insostituibile esperienza di Lab Zeta che sta per essere buttata alle ortiche”.
Foto di Alessandro Lo Cascio