di Vittorio Bonanni su Liberazione del 16/11/2010
All’Amiat di Torino d’accordo col Prc bloccò l’acquisto di mezzi inutili e costosi
C’è chi dice no – Report, puntata del 17/10/2010:
http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-5ebb7968-9e8e-46b6-b4d3-91c60050e83b.html
Video, Raphael Rossi e l\’AMIAT di Torino – Annozero -21.10.2010
Questa è la storia dell’impegno civile di un uomo di sinistra, della sua coerenza e della voglia di qualcuno di far apparire invece quell’impegno come un fatto soltanto individuale, estraneo ad ogni cultura politica. Stiamo parlando di Raphael Rossi, 35 anni, specializzato in sistemi per la raccolta differenziata e fino a quattro mesi fa vicepresidente dell’Amiat (la municipalizzata per la raccolta di rifiuti a Torino). Rossi è un militante di Rifondazione comunista, a quell’epoca in giunta con il sindaco Chiamparino. Si accorge che i vertici aziendali stanno organizzando l’acquisto di macchinari inutili e costosi – la cifra è di circa 4 milioni di euro – e lui, malgrado degli evidenti tentativi di coinvolgerlo nell’affare con la promessa di tangenti – respinge ogni tentativo di corruzione e si avvale della sua competenza per bloccare tutto. Contatta polizia e magistratura che lo invitano a simulare l’acquisto e così in questo modo otto persone vengono arrestate e rinviate a giudizio per i reati di corruzione e turbativa d’asta. Il prossimo 13 dicembre ci sarà l’udienza preliminare con Rossi testimone d’accusa. La vicenda viene resa pubblica da Report e da il Fatto Quotidiano. Il quale però, attraverso una delle sue firme migliori, quella di Marco Travaglio, accusa innanzitutto il comune di Torino di non aver sostenuto Rossi e il Prc di aver abbandonato il suo uomo, non più riconfermato nel Cda dell’Amiat, perché «come nella migliore cultura mafiosa chi collabora con la giustizia si rende inaffidabile nel suo ambiente». Parole grosse quelle di Travaglio che nel tentativo di non fare sconti a nessuno alla fine non vuole riconoscere che l’illegalità non trova a sinistra un terreno fertile. Immediata è stata la reazione di Rifondazione comunista e del suo segretario provinciale Renato Patrito, che ha chiesto al Fatto la pubblicazione di una replica, cosa avvenuta venerdì scorso: «Io ho spiegato i fatti, e cioè che Rossi fin da subito era stato accompagnato dal sindaco Chiamparino e dal vice-sindaco De Allessandri per raccontare il caso Amiat appena la magistratura diede il consenso e che la sua ricoferma non avvenne unicamente per due ragioni: uno, di prassi, perché aveva già fatto due mandati; l’altro politico, perché il suo partito, ovvero Rifondazione, nel frattempo era passato all’opposizione. Comunque non fu mai lasciato da solo», dice Patrito. Travaglio, nel rispondere alla replica, sostiene di aver scritto quello che gli era stato detto. «In altri termini non fa un buon servizio come giornalista – precisa il segretario torinese – perché evidentemente quello che gli è stato detto lo avrebbe dovuto verificare. Voglio fare presente che Raphael fu tutelato fin dal momento in cui avvenne il fatto nell’aprile del 2009. Aveva ancora quasi un anno di mandato e di nomina e viveva in Amiat un clima pesante, negativo, di isolamento. Io mi feci carico di andare dal vicesindaco che ha la delega alle ex municipalizzate chiedendo se era possibile in qualche modo ovviare a questa situazione spostandolo di lì, riconoscendo il ruolo positivo che aveva svolto per la sua città, che grazie a lui aveva fatto risparmiare quattro milioni e mezzo di euro. Mi si rispose che non era possibile perché, essendo passati noi all’opposizione, non avevamo più diritto di discutere delle nomine». Abbiamo sentito anche lo stesso Raphael sulla vicenda il quale ci ha voluto segnalare il ritardo con il quale Rifondazione ha presentato in consiglio comunale una mozione, battuta nel tempo dalla Lega e da Sinistra e Libertà: «Hanno atteso venticinque giorni per farlo e dopo l’invio di una mia lettera di fuoco indirizzata al segretario Patrito». Il quale conferma il ritardo del suo partito su questo aspetto: «Raphael dice una cosa vera. Effettivamente abbiamo avuto un ritardo di una decina di giorni nella presentazione della mozione per fattori contingenti non voluti dalla segreteria provinciale e praticati dal gruppo con delle giustificazioni insufficienti. Io successivamente ho criticato pubblicamente questo ritardo, ma questo ritardo c’è stato. Devo dire però che questa mancanza, seppur non voluta, ha aiutato una migliore formulazione perché ci ha consentito di riprendere un dettato dell’Anci di pochi giorni fa che abbiamo fatto nostro relativamente al rapporto tra enti locali, comuni e corruttela, mafia e quant’altro. E’ un dettato importante che è stato votato da tutti i comuni d’Italia e che quindi sicuramente rende la mozione più completa. E mette in difficoltà il Partito democratico».