Leggiamo con stupore un trionfalistico comunicato del governo regionale di centrodestra. Un entusiasmo non giustificato, tenuto conto dei ritardi nell’approvazione della legge di stabilità 2021-2023, mentre non si ha traccia del rendiconto finanziario 2019.
Riprendendo i dati forniti dalla Corte dei Conti Siciliana, possiamo affermare con certezza che le somme impegnate non appaiono per nulla sufficienti a fornire copertura finanziaria al complesso quadro di oneri di spesa, né consentono manovre di politica fiscale o economica finalizzate al rilancio dei settori di attività produttive.
Occorre prendere atto del crollo degli investimenti pubblici nel 2021 se si tiene conto che le spese programmate nel 2009 erano 13.150 milioni di euro (42,3% della spesa totale), diventate 3.103 milioni di euro circa del 2018 (13,45% della spesa totale) e ridotte ora a soli 304 milioni, una vera e propria pietra tombale sulla possibilità di investimenti produttivi e di sviluppo nei settori strategici (turismo, cultura, energia, agricoltura), mentre la spesa sanitaria (Missione 13), per oltre la metà, e quella di gestione dell’Amministrazione (Missione 1) per circa il 15%, praticamente assorbono circa il 70% dei pagamenti della Regione.
Sappiamo, dal comunicato, che le entrate erariali previste nel 2021 di 11,79 miliardi di euro non saranno sufficienti a coprire la spesa annunciata per lo stesso anno di 19,09 miliardi di euro: un passaggio infelice di rappresentazione del Bilancio regionale.
Mentre si sventolano diverse bandierine propagandistiche nel bilancio 2021-2023: dalla creazione di nuovo precariato laureato per tre anni, in piena sintonia con le misure in materia del governo Draghi, alla doverosa stabilizzazione del precariato regionale, dagli interventi sulla non autosufficienza agli aiuti congiunturali alle imprese, tutte da verificare sulla loro natura clientelare e sugli effetti reali sulla crescita dell’occupazione, mentre nulla viene anticipato sulle assegnazioni di bilancio per la Missioni 15 (Politiche per il lavoro e la formazione professionale).
Un quadro sconfortante sul presente e sulle prospettive dell’isola, al quale l’opposizione di centrosinistra non ha saputo contrapporre nessuna alternativa tale da dare risposte né strategiche né contingenti tali da dare risposte valide ai bisogni del popolo siciliano.
Mimmo Cosentino, segretario Regionale Sicilia
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
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