I lavoratori delle ferrovie e della navigazione di Messina hanno lanciato l’allarme sulla cancellazione dei servizi e dell’occupazione in questi settori nella città.
In numerose assemblee hanno messo a punto le questioni che ritenevano più importanti e hanno ritenuto che la loro lotta potesse rivestire un interesse generale per la città, sia per l’importanza che il nodo ferroviario e marittimo ha rivestito nella storia del lavoro, dell’economia e della cultura della città, sia perché la sua cancellazione è emblematica di un modo di operare e ragionare degli attuali governanti a tutti i livelli, per cui Messina è fortemente penalizzata e i suoi rappresentanti non fanno assolutamente nulla per difenderla.
Per questo motivo attraverso alcune organizzazioni sindacali, storicamente a noi vicine o rispetto alle quali abbiamo comunque un interesse, segnatamente Orsa e Cgil, hanno lanciato un appello a tutta la società messinese: partiti – sindacati – associazioni – ordini professionali – associazioni imprenditoriali – enti – istituzioni – mondo della cultura – ecc. perché si mobilitasse per impedire questo ulteriore scempio e pretendere un maggiore rispetto delle esigenze del territorio.
L’appello conteneva e contiene una parte introduttiva e una piattaforma di proposte. Non è stato presentato nella forma del prendere o lasciare (tipo “libertà per questo” o “vogliamo quest’altro”, per cui puoi firmare o non firmare ma non puoi interloquire con gli autori per discuterne i contenuti) ma neppure si trattava di redigere insieme un documento frutto di un’elaborazione comune, quindi di una mediazione tra tutte le parti in causa: si è partiti da un’esigenza di mobilitazione sindacale che ha alcuni contenuti e avanza alcune richieste, rispetto a queste si chiede solidarietà, consentendo ai potenziali firmatari di porre in discussione e limare alcuni aspetti del documento, ma senza poter stravolgere il tutto, su cui hanno un mandato dai lavoratori. È un documento che parte da una rivendicazione sindacale e assume valenza politica e generalistica, senza però pretendere di farsi carico di tutti i problemi della collettività.
Mi sembra utile un po’ di storia. Rispetto al documento proposto dai promotori del gruppo mobilitiamo Messina si è sviluppato nella sinistra “antagonista” messinese un dibattito limitato a una o due riunioni massimo, con tante buone intenzioni e l’indicazione chiarissima di provare ad avviare un confronto (essenzialmente con la Cgil) per provare a modificare il documento nel senso di avere una analisi più chiara e incisiva che individuasse nella politica delle grandi opere e nel ponte una responsabilità fondamentale nella situazione attuale e che espungesse la richiesta, presente al primo punto nel documento originariamente proposto, di avere la Tav in Sicilia. Vi erano anche altre osservazioni, ma alla fine ci si è concentrati su queste due.
Vorrei ricordare, a beneficio di chi non c’era, che la posizione generale era di avviare una trattativa vera, volta cioè a cercare di consentirci davvero di aderire al documento, sapendo che non potevamo stravolgerlo come se l’avessimo scritto noi. Sui punti c’erano differenziazioni: chi poneva l’accento sull’insufficienza della posizione sul ponte, chi diceva che la Tav di cui si parlava non era vera tav, chi come me vedeva proprio nella Tav la maggior difficoltà a firmare, ecc.
Posso affermare senza tema di smentita che i soli che hanno speso qualche significativa energia nella direzione di elaborare una proposta e avviare un confronto siamo stati il sottoscritto e Gino Sturniolo. Lo scrivente su mandato in un primo tempo di tutta l’aggregazione e in un secondo momento (vista l’insipienza generale in cui fra l’altro non si capiva chi avesse già firmato e chi no, chi fosse a favore e chi contro), del solo direttivo di rifondazione; Gino immagino per la rete no ponte. Commenti e sostegno da militanti sparsi, dall’Arci, da Signorino, e poco altro.
Infine ho incontrato il segretario prov.le Cgil e il responsabile trasporti dai quali ho ottenuto, francamente a sorpresa, l’impegno a cancellare la Tav dalle richieste, sostituita da una generica richiesta di modernizzazione e adeguamento degli impianti, delle attrezzature e delle carrozze.
In una successiva riunione con numerosi soggetti aderenti al documento (tra cui tutte le forze del centrosinistra) sono state ratificate le modifiche apportate, che ovviamente per i richiedenti comportavano l’accettazione del resto: è infatti evidente che non puoi chiedere di apportare emendamenti a un documento, farli approvare nel contesto di un accordo generale, e poi votare contro il documento medesimo e/o disconoscere l’accordo raggiunto per mantenere una tua ipotetica purezza.
Gino ha riconosciuto lo sforzo prodotto, ha condiviso che un progresso si era verificato, si è conseguentemente a maggior ragione rammaricato del fatto che in questa trattativa io (cioè rifondazione) ero stato/a lasciato/a solo/a, perché probabilmente se avessimo sviluppato un’azione corale (come io fino all’ultimo ho richiesto) avremmo potuto ottenere di più, ma si capiva che le modifiche non erano sufficienti per la Rete.
Capisco tale impostazione e ne rispetto le scelte. Nella traiettoria politica di rifondazione, nelle sue scelte strategiche, nella sua impostazione culturale, non avrebbe avuto alcun senso a quel punto tenersi fuori.
Ma soprattutto vorrei precisare, a uso interno, che ogni passaggio è avvenuto su mandato e previa verifica del direttivo del circolo, per come attualmente costituito.
Non ho fatto un passo senza avere un mandato chiaro su contenuti e limiti e senza sottoporre a verifica e votazione ogni passaggio. Questa si chiama democrazia, quella democrazia che alcuni autorevoli esponenti di questo partito dovrebbero tenere presente prima di assumere posizioni che delegittimano il circolo e i compagni che hanno operato e si sono spesi in merito.
Nel merito dei documenti prodotti vorrei ribadire che è comprensibile e persino auspicabile la posizione della rete di appoggiare la mobilitazione pur non sottoscrivendo l’appello, solo che nel documento prodotto accanto a diversi passaggi condivisibili vi sono argomentazioni per lo meno discutibili.
Sulla Tav vi sono opinioni diverse ma è falso che il manifesto di Mobilitiamo Messina si pronunci a favore, chiede solo un sistema ferroviario moderno all’altezza del resto del paese, il tutto nel quadro di uno sviluppo eco sostenibile.
D’altronde, la maggioranza delle organizzazioni firmatarie sono favorevoli all’alta velocità, tuttavia è rimasto un solo accenno nella parte introduttiva che, nel quadro di una serrata critica al ponte, come spiegherò più avanti, cita tra le tante cose non fatte l’alta velocità sulla SA-RC. (per completezza d’informazione: è dove riportando le frasi relative al ponte metterò i puntini, perché oltre tutto spezza la frase e la rende meno comprensibile, chi vuole può leggere l’originale). ma essa è stata espunta dalla parte programmatica del documento, dalla piattaforma di lotta, e questo è un successo che dobbiamo ascrivere a Rifondazione e che qualcuno evidentemente ha interesse a svilire.
Capisco gli appartenenti ad altre organizzazioni che fanno il loro mestiere, ma che anche i compagni di rifondazione trovino sempre divertente distruggere ciò che il loro partito, spesso a prezzo di sacrifici, quanto meno di tempo e di energie, riesce ad ottenere, lo trovo francamente incomprensibile.
Così figurava il primo punto dell’elenco della piattaforma:
“Realizzazione dell’alta capacità e dell’AV col completamento del raddoppio ferroviario della Messina Palermo e Messina Catania”;
Per chi non lo capisse AV sta per alta velocità… Così figura adesso:
“La realizzazione nella nostra regione di una rete ferroviaria moderna e tecnologicamente avanzata a partire dal completamento del raddoppio delle tratte Patti – Castelbuono e Giampilieri – Fiumefreddo e dall’adeguamento progettuale della Messina – Palermo e della Messina – Catania agli standard utilizzati nelle altre aree del paese”.
Se qualcuno è contrario a questo obiettivo lo dica chiaramente e possibilmente spieghi il perché. Ma non si può dire che sia la stessa cosa che chiedere la Tav, a meno che non si sia disposti ad ammettere che la sola rete ferroviaria moderna possibile è quella ad alta velocità, ma a me non risulta e sarebbe una posizione devastante.
E neppure si può affermare che prima c’era scritto Tav ma significava la stessa cosa di adesso perché tanto la Tav non si può fare. Anche il ponte secondo me non si può fare, ma mettere al primo punto di una piattaforma la realizzazione del ponte sullo stretto o il potenziamento della flotta navale non significano la stessa cosa.
È poi evidente che il manifesto di Mobilitiamo Messina, nonostante tutti gli sforzi di non costruire pregiudiziali e nonostante non sia vero che tutte le forze firmatarie siano contrarie al ponte, mostra in numerosi passaggi l’ostilità all’ipotesi ponte, in quanto afferma che “Sulle infrastrutture del Mezzogiorno siamo costretti ad ascoltare solo la retorica del Ponte, retorica che non dà risposte a chi chiede pari opportunità per i cittadini e lavoro per tutte le generazioni”, il che evidentemente non è un plauso, e ancora sulla democrazia afferma che si tratta di “un’opera – determinata unilateralmente dal Governo nazionale con la Legge obiettivo senza alcun coinvolgimento delle popolazioni dei territori interessati” e inoltre essa “non può rappresentare l’alternativa … alla realizzazione in Sicilia di una rete ferroviaria moderna e veloce – analogamente a quanto avviene in altre aree del paese – a partire dalle dorsali Messina – Palermo e Messina – Catania, opere ad oggi non finanziate e non progettate, del sistema stradale e autostradale assolutamente inadeguato, di un moderno sistema di autostrade del mare e di un moderno sistema portuale, realmente interconnesso, capace di intercettare la rinnovata centralità del Mediterraneo e valorizzare la collocazione strategica della Sicilia”. (In quei puntini c’era il riferimento all’AV).
Il che significa che per colpa della retorica del ponte non hanno realizzato nel meridione tutte quelle infrastrutture che invece erano davvero importanti.
Ma, dicono i favorevoli al ponte, ci sono le opere compensative attraverso le quali rifaremo l’affaccio al mare e tutta la città, ma soprattutto grazie a queste arriveranno in città tanti di quei soldi che ripartirà l’economia! Bene, per costoro il documento afferma che “Lo stesso tetto di spesa imposto per le opere connesse e compensative, previsto in finanziaria, fissato al 2% del costo complessivo del manufatto, dovrebbe far riflettere sulla circostanza che la realizzazione del Ponte possa essere volano di sviluppo”.
Questo non significa “oh che peccato, non ci mandano i soldi che volevamo!” ma significa che dietro la questione delle opere compensative si cela in realtà un altro inganno e che quindi non vi è assolutamente nessun motivo per aspettare salvezza da questa grande opera ma bisogna lottare per difendere le ferrovie e le navi che abbiamo.
Quanto vado affermando è tanto vero che l’interprete autentico del pensiero del messinese medio cosa ha colto del documento, come ha titolato? Semplice, La Gazzetta ha titolato “la Cgil contro il ponte”. Cisl e Uil invece non firmano, dichiaratamente, proprio perché il documento è chiaramente critico nei confronti del ponte. E infatti, a chiudere il discorso, la Piattaforma programmatica cosa prevede ai punti immediatamente successivi al primo?
* Rinnovo e potenziamento della flotta navale pubblica per garantire il traghettamento ferroviario e assicurare pluralismo nel gommato;
* Nuovo sistema di collegamento passeggeri intermodale nell’Area dello Stretto di Messina, che assicuri un moderno servizio per i pendolari e i viaggiatori e i collegamenti tra stazioni ferroviarie, aeroporto e realtà urbane dell’area.
Obiettivi che chiunque dovrebbe capire che sono incompatibili col progetto ponte.
Quanto detto resta distante dalla raffinata analisi prodotta dalla Rete, e quindi capisco che non aderisca, ma neppure è in contraddizione con la nostra storia e le nostre lotte.
Avanzare infine la critica che il documento Mobilitiamo Messina non si preoccupa della disoccupazione e della precarietà dei Messinesi ha lo stesso livello di onestà intellettuale di chi critica il movimento No ponte perché non ha fatto nulla per fermare lo scempio sulle colline, o per la raccolta differenziata dei rifiuti.
Se è per questo non si è mosso nemmeno in difesa degli operai di Pomigliano e Mirafiori. Neppure per gli insegnanti o i lavoratori dell’Ato 3. E neanche ha aderito al comitato 16 Ottobre che abbiamo in tempi recenti costituito in città a sostegno della Fiom.
Ovviamente queste critiche mosse al movimento no ponte sono pretestuose, perché il fatto che il no al ponte si colleghi strategicamente a tutti i problemi non vuol dire che il movimento possa mobilitarsi su tutto, perché si snaturerebbe.
Allo stesso modo è pretestuoso caricare su questa mobilitazione tutto l’universo dei problemi cittadini: l’invito a mobilitare Messina intorno a un problema particolarmente grave e nodale non significa costruire un tavolo dove discutere dal piano regolatore al commercio, dalla formazione allo sviluppo industriale.
Significa soltanto provare a svegliare una città sonnolenta che stanno rapinando di tutto. Non si tratta del ponte che non c’è ma del lavoro che si perde, e si perderebbe comunque, sia che il ponte lo facciano sia che non lo facciano. A questo bisogna reagire, e non si possono lasciare soli i lavoratori in lotta.
Comunque, per chi non se ne fosse accorto, dopo la dozzina e passa di scioperi e manifestazioni finora effettuati dalla Cgil, per restare solo a quelli che di dritto o di rovescio mi hanno riguardato direttamente, giorno 6 settembre c’è lo sciopero generale.
Cgil e Orsa insomma chiedevano chi era disponibile ad appoggiare la lotta dei lavoratori del settore sulla piattaforma che è declinata alla fine del documento stesso, che invito tutti ad andare a leggersi con attenzione. Si poteva fare di meglio, ma credo che per questa città quella piattaforma sia molto avanzata e per nulla in contraddizione con le lotte fin qui portate avanti.
Vorrei infine ricordare che Rifondazione Comunista ha cercato di sostenere con le proprie fragili forze tutti gli scioperi, generali e non della Cgil, della FIOM e del sindacalismo di base, le manifestazioni degli insegnanti, ha appoggiato le lotte dei marittimi, dei precari, ecc.: non è che ogni volta abbiamo chiesto dichiarazioni contro il ponte, professioni di fede anti Tav, la garanzia che quello sciopero avrebbe dischiuso il cammino verso il sol dell’avvenire.
Abbiamo fatto quello che deve fare un partito comunista: siamo stati al fianco dei lavoratori che difendevano i loro diritti e il loro salario, cercando di caratterizzare la lotta ma al tempo stesso senza pretendere di fare le mosche cocchiere che dall’esterno vogliono dettare la linea ad organizzazioni di gran lunga più grandi e radicate.
Oggi, forse più che in altri periodi, è difficile avere grandi certezze su cosa sia giusto e cosa sbagliato, quindi è evidente che bisogna avere rispetto ed attenzione per tutte le posizioni, ma sempre bisogna sforzarsi di riportare le cose per quelle che sono e chi milita in un partito, specie se con incarichi di responsabilità esecutiva, deve avere più attenzione e rispetto per le scelte che le strutture territoriali hanno operato.
Alfredo Crupi (Responsabile lavoro e economia – Messina)