A fine agosto un articolo di Valter Rizzo sull’ Unità ha innescato una discussione sul ruolo di Confindustria in Sicilia.Un ruolo che in questi anni è stato glorificato, anche da alcuni esponenti della sinistra. Al di là degli aspetti personalistici, le questioni sollevate sono problemi di enorme rilevanza nella vita pubblica siciliana. Rimane da approfondire una critica serrata al ruolo di Confindustria nei processi di devastazione sociale ed economica della Sicilia (lo accenniamo nel nostro intervento, nei limiti di spazio, estremamente ristretti, possibili). Per capire la realtà dove operiamo, è essenziale individuare un nesso tra i fenomeni che avvengono nell’apparato produttivo e i processi politici, quelli che riguardano il governo della regione Sicilia in primo luogo. (Tra gli interventi riportati di seguito anche quello del Segretario regionale del PRC Luca Cangemi).

L’ARTICOLO DI VALTER RIZZO (da l’Unità del 30 AGOSTO 2010)
Confindustria Sicilia, finisce l’era Lo Bello. Ma non è detto che il presidente lasci
di Domenico Valter Rizzo
Finisce l’era Lo Bello in Sicilia? Il primo ottobre scade il suo mandato come presidente di Confindustria.
Mandato biennale rinnovabile una sola volta, il che è già avvenuto, dunque almeno stando alla lettera dello Statuto confindustriale Ivan Lo Bello dovrebbe lasciare, ma non è detto che ciò avvenga, anche perché ad oggi non è chiaro quale potrebbe essere il suo futuro.
Difficile trovargli un ruolo nazionale, l’unico poteva essere quello di vicepresidente nazionale con delega alla legalità, già affidato però ad Antonello Montante. Complicata anche la situazione siciliana. Lo Bello, il 31 ottobre, non sarà più neppure il presidente del Banco di Sicilia, che cesserà di esistere come entità autonoma. A rischio anche la sua presidenza alla Camera di Commercio di Siracusa, la sua città che scade nel gennaio 2011. Rete Imprese Italia, che riunisce tutte le piccole e medie imprese, diretta in Sicilia da Pietro Agen, che proprio amico di Lo Bello non è, sembra orientata a mettere un suo uomo alla presidenza.
Resterebbe la politica.Lo Bello viene da molti indicato comeun possibile candidato del Pd in caso di elezioni regionali anticipate. Ma anche questa strada appare ardua. Il feeling iniziale di Lo Bello col governatore Raffaele Lombardo, che aveva portato il fedelissimo Marco Venturi ad entrare nel governo, restandovi tutt’ora – anche dopo le accuse di mafia rivolte al Governatore dalla magistratura etnea – pesa non poco, soprattutto per quanto riguarda i partiti della sinistra e Italia dei Valori. Dubbi cominciano a circolare anche sull’effettiva efficacia dell’azione antimafia della Confindustria in Sicilia.
Non è infatti noto, ma si dice sia zero, il numero di imprenditori espulsi per non aver denunciato gli estortori.
Pesa ancora la vicenda dell’epurazione della sezione di Catania, dove il presidente Fabio Scaccia venne cacciato perché – nonostante fosse stato uno dei precursori della politica di legalità di Confindustria – aveva preso le distanze da Andrea Vecchio e da Lo Bello che lo sosteneva. Bastò per appiccicare addosso a Scaccia (che non ha mai avuto alcun problema con la giustizia) l’etichetta di «nemico della legalità». Al suo posto fu nominato un commissario – Ennio Virlinzi – all’epoca indagato, oggi sotto processo, per il grande scandalo dei parcheggi sotterranei; la successiva nomina del vertice fu gravata da episodi imbarazzanti: il vice presidente, Seby Costanzo, fu subito costretto a dimettersi dopo essere stato, anche lui rinviato a giudizio nello stesso processo che vede imputato Virlinzi, il nuovo presidente, il principe Bonaccorsi Reburdone di Casalotto, era invece finito al centro di un’oscura transazione per dieci milioni di euro con il dissestato Comunedi Catania, transazione oggetto di due denunce alla magistratura che ha avviato un’inchiesta. Bonaccorsi querelò per diffamazione i denuncianti, ma il giudice gli diede torto. Intanto, sempre a Catania, Andrea Vecchio, l’imprenditore considerato simbolo della resistenza al racket, si prepara ad un nuovo mandato alla guida dell’Ance, nonostante sia sotto processo per simulazione di reato. Scelte interne tutte avallate da Lo Bello, che peserebbero molto su una sua eventuale discesa in campo. Il destino di Ivan Lo Bello sembra dunque ancora sospeso.
In Sicilia non si profilano candidati alla successione, una situazione che sarà certificata a settembre alla fine delle consultazioni. In viale Astronomia l’ipotesi della proroga viene definita «prematura» e dovrebbe comunque durare pochi mesi. Se andasse oltre non sarebbe proprio in linea con lo Statuto della Confindustria, ma in nome della legalità forse si può fare anche questo.
LA REPLICA DI LO BELLO (da l’Unità del 32 AGOSTO 2010)
Lo Bello: «Il mio futuro è l’attività di imprenditore»
LETTERA
di Ivan Lo Bello, presidente confindustria Sicilia
Non è mio costume intervenire su articoli o commenti che riguardano la mia persona e il mio ruolo di Presidente della Confindustria siciliana, ma alcune inesattezze e ricostruzioni oggettivamente non veritiere contenute nell’articolo a firma di Walter Rizzo mi impongono di fornire alcuni chiarimenti. Lo farò con la forza dei numeri e dei dati certi sottolineando la disattenzione del cronista alle tante notizie ufficiali che hanno dato conto delle nostre azioni.
Ad oggi abbiamo espulso 37 aziende, delle quali 17 ai sensi del nostro codice etico e 20 per la mancata presentazione del certificato antimafia da noi richiesto; altre 15 aziende sono state sospese ed oltre 60 imprenditori sempre in ottemperanza al codice etico hanno avviato una collaborazione con la magistratura e le forze dell’ordine. I «dubbi» e i «si dice» per correttezza professionale (di fronte a dati certi e pubblici) dovrebbero tradursi in nomi e cognomi per non alimentare il dubbio che dietro l’anonimato si nascondano interessi diversi da quello di una necessaria e trasparente informazione!
In relazione all’ex presidente della Confindustria catanese mi sorprende che sia sfuggita a Rizzo, la campagna mediatica orchestrata dal dottor Scaccia contro la linea avviata da tutto il gruppo dirigente di Confindustria Sicilia e la caduta verticale di credibilità che ha accompagnato quella fase dell’associazione catanese. Credo che Rizzo ricordi bene la perentoria affermazione della Confindustria dell’ex presidente: «Lo Bello è monotematico si occupa solo di mafia», e altre di eguale tenore, in una terra dove notoriamente la mafia è un fenomeno criminale residuale!
Credo sia noto a tutti che ho sempre respinto tutte le proposte politiche che mi sono state avanzate da ogni schieramento, ritenendo che la vera «missione politica» in Sicilia, sia quella di costruire una società più forte, autonoma dalla politica e capace di esercitare un forte controllo sociale!
Ho richiamato questo punto, per il fatto che Rizzo ha sicuramente letto un articolo pubblicato recentemente, dove era riportato il mio categorico e motivato rifiuto! Spero che queste precisazioni possano sul punto rassicurarlo. La Sicilia continuerà (purtroppo) a riproporre gli stessi volti e le stesse politiche! Confindustria Catania dopo una fase di profonda instabilità, ha fortunatamente recuperato il suo ruolo e la sua credibilità! Il cavaliere Ennio Virlinzi ha assunto per brevissimo tempo un ruolo che lo statuto impone sia ricoperto dall’ultimo past president e che si limita ad una serie di atti formali! Ruolo che è cessato prima del rinvio a giudizio. Seby Costanzo si è dimesso da vicepresidente dell’associazione di Catania, immediatamente dopo il rinvio a giudizio come prevedono le nostre regole. Non credo che questo avvenga così spesso nelle altre associazioni e nel mondo politico.
In relazione alle altre vicende richiamate chiederò notizie ai diretti interessati e non mancherò di darne conto.
Voglio solo ricordare che la Confindustria regionale non è una «holding di controllo» delle confindustrie provinciali, dalle quali piuttosto dipende come federazione di secondo grado e non ha nessun potere sulle vicende che riguardano l’associazione dei costruttori edili! Trovo divertente questo dibattito sul mio futuro! Come è noto ho accettato l’incarico di Presidente di Confindustria Sicilia nel lontano 2006 dopo una serie di travagliate vicende che avevano duramente colpito la credibilità della nostra associazione!
Ho accettato una sfida che allora appariva impossibile, su forti e pressanti sollecitazioni dei vertici di Confindustria nazionale e di tanti imprenditori siciliani. Non è stato facile per me ed i Miei colleghi ribaltare l’immagine di Confindustria Sicilia e farne un soggetto sociale in grado di dare un contributo al rinnovamento della regione! Ciò che mi dispiace è che venga sminuita una vicenda collettiva che ha spinto tanti imprenditori spesso non conosciuti dal grande pubblico a fare scelte coraggiose mettendo a repentaglio la propria sicurezza, il proprio lavoro e la serenità delle proprie famiglie!
Anche per questo ringrazio questo giornale perché non ha mai mancato di dare il proprio contributo raccontando con coraggio e con passione queste silenziose battaglie civili.
Il mio futuro è la mia attività di imprenditore! Certo di continuare a testimoniare anche da semplice cittadino insieme a tantissimi colleghi le idee ed i valori di cui siamo stati testimoni in questi quattro anni.
GLI  INTERVENTI (da l’Unità del 6 settembre 2010)
VALTER RIZZO
Confindustria in Sicilia
La politica di legalità condotta da Confindustria Sicilia è stata importantissima ha avuto vari protagonisti, tra essi sicuramente anche Ivan Lo Bello. Per questo domande e considerazioni seppur scomode, come quelle presenti nel mio articolo del 30 agosto, ho pensato andassero poste. Caratterizzando la battaglia di legalità, Lo Bello aveva pubblicamente promesso che sarebbero stati espulsi coloro che pagavano la mafia e non denunciavano. Mi sono chiesto, proprio perché considero importantissima tale azione, quante siano state queste espulsioni, al netto di quelle provocate da inchieste giudiziarie o dalla mancanza del certificato antimafia.
Quanto a Catania Lo Bello scrive che la nomina di Ennio Virlinzi, già all’epoca inquisito, è stata determinata dal fatto che si trattava dell’ultimo past president. Ho verificato che non vi sono norme statutarie che la imponevano e che dopo di lui vi sono stati Rosario Leonardi e Alfio Massimino.
Quella nomina, dunque mi appare come una libera scelta che, in maniera altrettanto libera, può essere criticata. Infine non ho trovato alcuna campagna mediatica contro il presidente Lo Bello.
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LUCA CANGEMI *
Solo precise questioni
Valter Rizzo (l’Unità, 30/8/2010) ha il merito di porre questioni precise sull’attività del presidente della Confindustria siciliana, che una campagna mediatica davvero martellante ha imposto come figura angelica. In realtà la linea degli industriali ha a che fare, più che con un astratto rinnovamento, con la ristrutturazione del potere economico (e politico) nell’isola. In questo s’incrocia con la triste vicenda del governo Lombardo (in cui la Confindustria ha espresso una rappresentanza diretta). Porre questi problemi non significa sposare le posizioni di altri settori imprenditoriali, significa analizzare la realtà. Apartire da vicende catanesi, che la lettera di Lo Bello affronta solo dal punto di vista della giurisprudenza confindustriale, sorvolando sul ruolo giocato in città da Virlinzi e da altri. Ancor più interessante sarebbe misurare il cosiddetto rinnovamento di Lo Bello sulle proposte di politica economica nell’attuale, drammatica, fase della società siciliana.
*SEGRETARIO REGIONALE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA – SICILIA
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CLELIA PAPALE (CATANIA)
Esempio di coraggio e speranza
Ivan Lo Bello è per i siciliani onesti un esempio di coraggio e un motivo di speranza che la lotta alla mafia non sia ridotta a sterile ed innocua declamazione.
Un imprenditore siciliano,presidente regionale della Confindustria, che non esita ad alzare la voce e pretende ed impone un codice di comportamento limpido a cui devono attenersi, pena l’espulsione, gli aderenti alla sua associazione è un fatto che non ha precedenti nella mia terra: per la prima volta a schierarsi, senza se e senza ma, nella lotta alla mafia è una parte consistente e rappresentativa dell’imprenditoria siciliana! È anche un fatto come questo che ha dato forza ai ragazzi di “AddioPizzo”, a Palermo come a Catania, alla battaglia coraggiosa e non più solitaria di Rosario Crocetta, alla testimonianza quotidiana di donne come Rita Borsellino e Maria Falcone. Noi siciliani sappiamo che l’indebolimento e l’isolamento di chi, come Ivan Lo Bello, è impegnato in prima linea nella lotta alla mafia è ciò che la mafia stessa si augura per continuare indisturbata, a riflettori spenti, i propri affari condannando così la Sicilia ad un destino di illegalità, arretratezza e violenza.