da dedalomultimedia.it, 16 aprile 2012
Si è svolta domenica 15 a Valguarnera, presso la Sala di rappresentanza della Chiesa di S. [pio la torre.jpg] Giuseppe, una tavola rotonda, organizzata dal Partito della Rifondazione Comunista, dal titolo “Pio La Torre (1982-2012): Sicilia e antimafia trent’anni dopo”.
L’importante iniziativa ha provato a ripercorrere le tappe dello sviluppo del fenomeno mafioso e del movimento antimafia negli ultimi trent’anni a partire dalla straordinaria figura di Pio La Torre, dirigente siciliano del Partito Comunista Italiano, ucciso da Cosa Nostra assieme al suo autista, Rosario Di Salvo, il 30 aprile 1982.
La grande partecipazione di cittadini valguarneresi, ma non solo, quasi al limite di quanti la sala ne riusciva a contenere, ha dimostrato come c’è un grande bisogno di confrontarsi e, in particolare, di parlare della mafia, una organizzazione tentacolare che, ben al di là dallo stereotipo arcaico e scarsamente esplicativo della “coppola” e della “lupara”, ha mostrato negli anni di sapersi adattare al mutamento dei tempi e persino alle crisi economiche, come quella in cui siamo precipitati adesso, trovando e, anzi, ampliando le proprie occasioni di profitto.
Come ha spiegato benissimo Giovanni Impastato, fratello del giovane militante comunista di Cinisi fatto esplodere sulle rotaie il 9 maggio 1978, “il più grande insegnamento di Peppino è quello della parola. Parlare di mafia è ciò che più fa male alla mafia stessa, perché comporta una presa di coscienza di un fenomeno che, se può essere discusso, può a maggior ragione essere combattuto e sconfitto”.
Giuseppe Strazzulla, Coordinatore provinciale di “Libera” di Catania, si è concentrato sugli effetti della legge “Rognoni-La Torre”: “in quella legge – ha sostenuto Strazzulla – sta tutta la genialità del pensiero di Pio La Torre il quale comprese come per combattere efficacemente la mafia doveva prosciugarsi il suo patrimonio, la sua ricchezza. Senza la legge sulla confisca dei beni, oggi Libera non esisterebbe”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è stato il contributo dell’onorevole Luca Cangemi, membro del Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista. Il suo legame con Pio la Torre è molto forte poiché la sua iscrizione al Partito Comunista Italiano avvenne, a diciassette anni, nel clima di contestazione all’installazione dei missili Cruise a Comiso e pochi giorni dopo il barbaro assassinio del dirigente comunista isolano. “La Torre – ha affermato Cangemi – ebbe una intuizione straordinaria: quella che la lotta per la pace e la lotta alla mafia dovevano ricongiungersi in un grande movimento di massa perché gli interessi dei signori della guerra e dei mafiosi coincidevano. Come hanno dimostrato le inchieste successive alla sua morte, questo era vero allora per Comiso ma lo è anche adesso, basti pensare ai fatti riguardanti Sigonella o al progetto del Muos a Niscemi. Per questa ragione, oggi è ancora più forte la necessità di ritessere le fila di un grande movimento di massa per la pace e contro la mafia, per impedire che la Sicilia venga trasformata nell’avamposto di guerra dell’Europa verso i paesi del Mediterraneo”.
Significativo è stato l’intervento di Josè Trovato del Giornale di Sicilia. “Complimenti – ha esordito il giornalista -. Da diversi anni mi capita di partecipare a dibattiti sulla mafia in giro per la provincia ma non mi è mai capitato di vedere così tanta gente. Ciò è un bene e lascia ben sperare perché, contrariamente a quello che ultimamente si sente da più parti, a Enna la mafia esiste ed è anche molto forte”. L’intervento di Trovato è stato importante perché, preciso nelle date e dei nomi, ha ripercorso le vicende della mafia in provincia di Enna fino agli ultimi recenti fatti legati al boss Emmanuello ed alle minacce di morte al Vescovo Pennisi. “Enna – ha asserito il giornalista – rappresenta per Cosa Nostra un terreno di sperimentazione. Qui si verificano le possibilità di guadagno date da nuovi settori dell’economia. Anche con la droga è stato così: come hanno dimostrato le indagini, se è vero che la mafia locale ha resistito più che in altre zone all’ingresso di sostanze stupefacenti nel nostro territorio, oggi non è più così; la mafia ennese si è adeguata benissimo ai tempi e gestisce e controlla ampiamente i traffici che nel nostro territorio si realizzano”.
Il Comune di Valguarnera, coinvolto sin dall’inizio nella organizzazione dell’iniziativa, è stato rappresentato dal giovane Assessore Eleonora Draià, la quale ha informato sul fatto che nel comune di Valguarnera vi sono diverse aree confiscate ai mafiosi ed ha illustrato i progetti dell’Assessorato alla Cultura per rivalutarle attraverso un riutilizzo pubblico. Il rapporto di dialogo e collaborazione tra Rifondazione Comunista e l’Amministrazione Comunale, inauguratosi proficuamente con questa iniziativa, continuerà, provando ad esplorare anche altri settori d’intervento, come ha dichiarato al termine della manifestazione Calogero Laneri, Segretario del Circolo del PRC di Valguarnera: “Guardiamo con interesse ai progetti dell’Assessorato guidato da Eleonora Draià e di tutta l’Amministrazione Comunale. Negli ultimi tempi, in particolare, oltre alla questione dell’uso pubblico dei beni mafiosi, abbiamo anche iniziato a discutere di toponomastica cittadina e nelle prossime settimane appronteremo un progetto di riqualificazione di alcune aree della città. In quella occasione verificheremo se, come siamo sicuri, gli impegni presi dall’Amministrazione su alcune questioni da noi sollevate saranno mantenuti”.