Prima consegna gli impianti idrici alla società privata, uno dei tanti sindaci che non hanno fiatato di fronte alla cessione ai privati della gestione del più prezioso dei beni comuni, l’acqua, ora fa finta di piangere. Come se non si sapesse a priori che al privato non interessa niente delle tematiche sociali e della qualità del servizio connesse alla gestione dell’acqua, preso com’è dal primario obiettivo di realizzare profitti a scapito della collettività. Nè il sindaco si è premurato, seppure tardivamente, come hanno fatto tante amministrazioni che pure avevano ceduto gli impianti, di riconoscere il carattere non economico dell’acqua. Nè lui, nè alcun consigliere comunale, compresi  coloro che si atteggiano a protettori e numi tutelari della città. Come se la città fosse un’entità astratta dalla gente che vi abita. I disagi nella gestione dell’acqua colpiscono infatti i cittadini, ma quanti consiglieri hanno proposto di inserire nello statuto comunale l’articolo che considera l’acqua bene comune indisponibile?
Per fortuna la società civile sta provvedendo. Infatti anche ad Agrigento centinaia di cittadini hanno già firmato i quesiti referendari proposti dal Forum Itliano dei Movimenti per l’Acqua per abrogare tutta la legislazione che, a livello nazionale, ha privatizzato l’acqua.
In provincia sono state già raccolte oltre 8.000 raggiungendo ad oggi il 120% dell’obiettivo assegnatoci dal Forum Italiano. E non è finita. Per tutto giugno la raccolat firme continuerà e pensiamo di raggiungere il 200% dell’obiettivo.
La gente spazzerà via col voto referendario questa ennesima porcata consumata a danno della democrazia e dei diritti elementari dei cittadini.
Vincenzo Lombardo, Portavoce forum provinciale acqua bene comune – Agrigento