di Sante Moretti su Liberazione del 31 luglio 2010
«Le pensioni sono escluse dalla manovra» hanno ripetuto fino alla noia i ministri del Lavoro e del Tesoro. Invece nella manovra le pensioni sono parte rilevante per l’entità economica del “risparmio” e per le conseguenze sul piano sociale.
Tremonti sottolinea che ora il sistema pensionistico italiano è il più stabile in Europa (ma anche il più povero!) e aggiunge che «la più grande riforma delle pensioni fatta in Europa quest’anno si è realizzata nella pace sociale e senza neanche un giorno di sciopero» e ha ragione.
Ed è sempre il ministro a sottolineare che i fatti più rilevanti di questa settimana sono l’accordo di Pomigliano e le misure in campo pensionistico.
Tremonti non si riferisce solo all’aumento di un anno di età per il diritto alla pensione dei lavoratori/trici dipendenti, di 18 mesi di quelli autonomi, di 5 anni delle lavoratrici dell’impiego pubblico, ma in primo luogo alla trasformazione in legge di un protocollo tecnico firmato anche dal sindacato per l’aumento automatico ogni 3 anni dell’età per il diritto alla pensione (nell’accordo gli anni erano 5) escludendo per il futuro ogni possibile forma di contrattazione.
Questa misura insieme alla revisione automatica dei coefficienti per il calcolo delle future pensioni manda tutti in pensione sempre più vecchi e con una pensione stimata nel 30%/55% del salario percepito degli ultimi anni di lavoro. Ovviamente il sistema degli automatismi esclude aumenti generalizzati delle pensioni, compresi i minimi, logorate dal costo della vita e il cambiamento del meccanismo della rivalutazione annuale risultato inadeguato e penalizzante. Nello stesso tempo lo Stato si è impossessato dei circa 9 miliardi di avanzo dei bilanci del 2009 dell’Inps (7,5 mil.) e Inail (1,5mil.).
Non solo l’Inps ha assicurato che fino al 2020 il Tesoro potrà contare su un avanzo del bilancio dell’Istituto non inferiore ai 4 miliardi ogni anno.
Va ricordato che le pensioni sono una quota di salario che viene riscossa mensilmente quando si cessa di lavorare.
Negli ultimi anni anche con il consenso delle confederazioni sindacali il sistema pensionistico è diventato più personale, meno solidale, più povero. Il calcolo dell’assegno pensionistico viene fatto sul valore dei contributi versati da ognuno, il minimo è stato eliminato, la pensione di anzianità è limitata al versamento di almeno 40 anni di contributi.
E’ stata istituita e incentivata la pensione integrativa che obbliga chi vi aderisce a rinunciare al Tfr e a quote di salario e affidarsi ai capricci, ai terremoti, alle speculazioni dei mercati finanziari: nel primo semestre 2009 i fondi pensione si sono mangiati una quota del versato.
L’insieme di queste misure, unitamente a quelle dell’aumento automatico dell’età per il diritto alla pensione ed alla revisione dei coefficienti per il calcolo degli importi hanno snaturato la natura pubblica, solidale ed universale del sistema pensionistico previsto nella Costituzione e costato tante lotte.
La sanità è sempre più privata. E’ volontà del ministro del Lavoro (e del governo) mettere mano al sistema sanitario. L’obbiettivo è scardinare il principio che la salute è un diritto di tutta la popolazione, compresi gli immigrati, come è sancito dalla Costituzione. Secondo il ministro è tempo che ognuno pensi a se stesso, si tuteli (assicurazione) per la vecchiaia, la malattia, i possibili eventi traumatici. Singoli e famiglie devono diventare più responsabili e pensare al futuro. Non devono continuare a contare sullo Stato e la sua generosità. Nella sanità va fatto spazio al privato ben oltre le convenzioni: il privato deve poter gestire le strutture di prevenzione, cura e riabilitazione.
Per curarsi si deve pagare o qualcuno lo deve fare per te: l’assicurazione.
Vi è poi una parte non piccola della società, gli anziani, che sembra annichilita, che non ha reagito di fronte alla manovra. I potenti sindacati dei pensionati non hanno indetto nemmeno una manifestazione. Lo Spi-Cgil si è limitato a un manifesto con lo slogan «A loro le rose a noi le spine» senza mobilitare e chiamare in piazza i pensionati.
E’ bene ricordare che i pensionati/e sono lavoratori/trici di tutte le categorie, i più anziani hanno servito lo Stato anche in guerra, hanno cacciato i fascisti e i tedeschi, conquistato la Repubblica e la Costituzione. I pensionati hanno ricostruito l’Italia dopo le distruzioni della guerra, sono dovuti in tanti emigrare all’estero e al Nord, hanno pagato le tasse, hanno lottato tanto e ottenuto diritti e dignità nei luoghi di lavoro, un sistema pensionistico e sanitario unico in Europa. Hanno difeso la libertà e la Costituzione più volte minacciata. Sono donne e uomini che per il loro vissuto personale e collettivo hanno l’autorità morale e anche la volontà per fermare la deriva in cui viene trascinato il nostro Paese.
E’ tempo che i pensionati si facciano sentire e tornino alla lotta.

Pensioni e sanità:a loro le rose a noi le spineSante Moretti«Le pensioni sono escluse dalla manovra» hanno ripetuto fino alla noia i ministri del Lavoro e del Tesoro. Invece nella manovra le pensioni sono parte rilevante per l’entità economica del “risparmio” e per le conseguenze sul piano sociale.Tremonti sottolinea che ora il sistema pensionistico italiano è il più stabile in Europa (ma anche il più povero!) e aggiunge che «la più grande riforma delle pensioni fatta in Europa quest’anno si è realizzata nella pace sociale e senza neanche un giorno di sciopero» e ha ragione.Ed è sempre il ministro a sottolineare che i fatti più rilevanti di questa settimana sono l’accordo di Pomigliano e le misure in campo pensionistico.Tremonti non si riferisce solo all’aumento di un anno di età per il diritto alla pensione dei lavoratori/trici dipendenti, di 18 mesi di quelli autonomi, di 5 anni delle lavoratrici dell’impiego pubblico, ma in primo luogo alla trasformazione in legge di un protocollo tecnico firmato anche dal sindacato per l’aumento automatico ogni 3 anni dell’età per il diritto alla pensione (nell’accordo gli anni erano 5) escludendo per il futuro ogni possibile forma di contrattazione.Questa misura insieme alla revisione automatica dei coefficienti per il calcolo delle future pensioni manda tutti in pensione sempre più vecchi e con una pensione stimata nel 30%/55% del salario percepito degli ultimi anni di lavoro. Ovviamente il sistema degli automatismi esclude aumenti generalizzati delle pensioni, compresi i minimi, logorate dal costo della vita e il cambiamento del meccanismo della rivalutazione annuale risultato inadeguato e penalizzante. Nello stesso tempo lo Stato si è impossessato dei circa 9 miliardi di avanzo dei bilanci del 2009 dell’Inps (7,5 mil.) e Inail (1,5mil.).Non solo l’Inps ha assicurato che fino al 2020 il Tesoro potrà contare su un avanzo del bilancio dell’Istituto non inferiore ai 4 miliardi ogni anno.Va ricordato che le pensioni sono una quota di salario che viene riscossa mensilmente quando si cessa di lavorare.Negli ultimi anni anche con il consenso delle confederazioni sindacali il sistema pensionistico è diventato più personale, meno solidale, più povero. Il calcolo dell’assegno pensionistico viene fatto sul valore dei contributi versati da ognuno, il minimo è stato eliminato, la pensione di anzianità è limitata al versamento di almeno 40 anni di contributi.E’ stata istituita e incentivata la pensione integrativa che obbliga chi vi aderisce a rinunciare al Tfr e a quote di salario e affidarsi ai capricci, ai terremoti, alle speculazioni dei mercati finanziari: nel primo semestre 2009 i fondi pensione si sono mangiati una quota del versato.L’insieme di queste misure, unitamente a quelle dell’aumento automatico dell’età per il diritto alla pensione ed alla revisione dei coefficienti per il calcolo degli importi hanno snaturato la natura pubblica, solidale ed universale del sistema pensionistico previsto nella Costituzione e costato tante lotte.La sanità è sempre più privata. E’ volontà del ministro del Lavoro (e del governo) mettere mano al sistema sanitario. L’obbiettivo è scardinare il principio che la salute è un diritto di tutta la popolazione, compresi gli immigrati, come è sancito dalla Costituzione. Secondo il ministro è tempo che ognuno pensi a se stesso, si tuteli (assicurazione) per la vecchiaia, la malattia, i possibili eventi traumatici. Singoli e famiglie devono diventare più responsabili e pensare al futuro. Non devono continuare a contare sullo Stato e la sua generosità. Nella sanità va fatto spazio al privato ben oltre le convenzioni: il privato deve poter gestire le strutture di prevenzione, cura e riabilitazione. Per curarsi si deve pagare o qualcuno lo deve fare per te: l’assicurazione.Vi è poi una parte non piccola della società, gli anziani, che sembra annichilita, che non ha reagito di fronte alla manovra. I potenti sindacati dei pensionati non hanno indetto nemmeno una manifestazione. Lo Spi-Cgil si è limitato a un manifesto con lo slogan «A loro le rose a noi le spine» senza mobilitare e chiamare in piazza i pensionati.E’ bene ricordare che i pensionati/e sono lavoratori/trici di tutte le categorie, i più anziani hanno servito lo Stato anche in guerra, hanno cacciato i fascisti e i tedeschi, conquistato la Repubblica e la Costituzione. I pensionati hanno ricostruito l’Italia dopo le distruzioni della guerra, sono dovuti in tanti emigrare all’estero e al Nord, hanno pagato le tasse, hanno lottato tanto e ottenuto diritti e dignità nei luoghi di lavoro, un sistema pensionistico e sanitario unico in Europa. Hanno difeso la libertà e la Costituzione più volte minacciata. Sono donne e uomini che per il loro vissuto personale e collettivo hanno l’autorità morale e anche la volontà per fermare la deriva in cui viene trascinato il nostro Paese.E’ tempo che i pensionati si facciano sentire e tornino alla lotta.