«Basta Lampedusa, basta miseria!», «Sicilia, Libertà». Questi sono gli slogan che più volte al giorno vengono urlati da centinaia di tunisini che protestano contro l’interminabile attesa a cui sono costretti ormai da settimane. Ieri alle 15.00 ancora nessuno aveva mangiato e la voce che i trasferimenti sarebbero stati ulteriormente rimandati ha fatto crescere la tensione, fino al gesto esasperato di un tunisino che in tarda mattinata ha incendiato una roulotte inutilizzata nel centro del porto di Lampedusa, di fronte a migliaia di immigrati manifestanti. Tra la folla sentimenti contrastanti nei confronti di questo gesto: un giovane ragazzo, improvvisato mediatore culturale, ha subito tentato di spegnere le fiamme con un grosso bidone pieno d’acqua, spiegando con concitazione che quello non era un gesto condiviso e dando così voce al timore diffuso che quella violenta manifestazione di protesta potesse compromettere ulteriormente la possibilità di fuggire da questa prigione a cielo aperto. Il ventunenne Asmi Salami di Fax invece grida «Berlusconi è come Ben Alì, tutti e due ci vogliono in prigione! Non vogliono risolvere il problema e dicono solo bugie».
La foga prende il sopravvento e tutti i tunisini presenti sul molo gridano i loro slogan di protesta non più solo in italiano ma anche e soprattutto in arabo alimentando in pochi istanti l’agitazione di tutto il porto. La calma torna solo dopo che il Vicario Conticchio promette che tutti gli immigrati presenti sull’isola raggiungeranno l’Italia assicurando che l’unico motivo per cui ancora non si è partiti è dovuto alle cattive condizioni meteorologiche.
La nave militare San Marco, rimasta da giorni ormeggiata a largo, ha iniziato nel tardo pomeriggio le operazioni di imbarco dei migranti ancora sull’isola, utilizzando mezzi anfibi. Sulla banchina intanto giunge voce che la destinazione assegnata alla nave sia Napoli, da dove poi gli immigrati saranno trasferiti in un vicino Cie. Sul molo restano, pronti e in fila, i tunisini che da settimane aspettano di lasciare l’isola.
La situazione dei centri è sempre più critica: sono tutti sovraffollati e privi delle più elementari norme igienico sanitarie. 180 minori al Loran, ex base Nato, sono alloggiati in stanzoni sovraffollati, con quindici brandine per camera e per raggiungere la porta bisogna passare sopra i materassi; assume sempre più i connotati di un carcere minorile. Alla stazione marittima si ammassano decine di persone coricate per terra su pavimenti bagnati e sudici con un forte odore di urina che rende la stessa stazione equivalente ad una delle tante tende improvvisate sulla collina di Cavallo Bianco. Di venerdì è la notizia della chiusura per motivi di inagibilità del centro “Casa della Fraternità” che ospitava i minori e le famiglie: effetto dell’impegno e delle denunce di alcune organizzazioni umanitarie presenti a Lampedusa. Gli occupanti del centro sono stati spostati nell’ex base Loran e al CPA. Anche qui è stata annunciata la chiusura: attualmente il centro ospita circa ottocento persone, ma è stata predisposto che entro la serata di ieri ne sarebbero state imbarcate cinquecento e il restante nella nottata, in modo da svuotare totalmente la struttura.
Intanto nel paese, il giorno dopo l’intervento di pulizia fatto anche con l’intervento dell’esercito con pale e ruspe, sembra esser cambiato davvero poco. I commercianti di Lampedusa considerano la stagione turistica gravemente a rischio anche per la deturpazione ambientale dovuta a questa stessa emergenza. La sezione di Legambiente nell’isola organizza periodicamente spedizioni di bonifica del territorio. L’ultimo intervento si è svolto nella riserva dell’isola dei conigli, famoso luogo di deposizione delle uova della tartaruga caretta, in collaborazione con l’associazione Askavusa e con i Giovani Comunisti presenti sull’isola a nome del Forum Antirazzista di Palermo. E’ impressionante come anche il paradiso incontaminato di questa riserva naturale sia un tragico testimone delle tragedie che si sono consumate al largo del Mediterraneo, quando tutto ciò che arriva dei viaggi della speranza sono soltanto brandelli di stoffa, scarpe, pagine del Corano o pezzi di barconi divelti dalla furia del mare.
Forum Antirazzista di Palermo