2 marzo 2015 di Roberta Fuschi  pubblicato su  Livesicilia Catania

La parlamentare ha riscontrato non poche criticità all’interno del centro, dove nelle scorse ore è stato rinvenuto il corpo senza vita di un migrante. Bocche cucite sull’argomento all’interno del Cara.

MINEO. Cara: ispezione a sorpresa della parlamentare europea Eleonora Forenza. Al centro dell’enorme distesa di terra baciata dal sole tra le campagne calatine si erge il più popoloso centro di accoglienza del vecchio continente: il Cara di Mineo. Nelle casette a schiera dove un tempo alloggiavano i militari americani, oggi vivono circa 3400 migranti in attesa dello status di rifugiato. Un territorio isolato e distante dal paese dove, i giorni, i mesi e gli anni degli ospiti passano con estrema lentezza: ore fatte “di attesa”, un limbo.“Si tratta di un non luogo”, secondo la deputata di Rifondazione, eletta tra le file della lista Tsipras, Eleonora Forenza, che ieri ha deciso di recarsi al Cara per un’ispezione accompagnata dall’avvocato Pier Paolo Montalto e dall’interprete e ricercatrice universitaria Alessandra Sciurba. Al netto della gentilezza del personale, la parlamentare ha riscontrato non poche criticità all’interno del centro, dove ieri sera è stato ritrovato il corpo senza vita di un migrante.
Bocche cucite sull’argomento all’interno del Cara. “Nessuno ci ha saputo dire nulla di più di quello che abbiamo letto stamattina in rete”, spiega Forenza. “C’è molta reticenza”, afferma. Un aspetto che non riguarda soltanto il caso in sé. Lo stesso vale per le storie raccontate da alcuni ospiti durante l’ispezione, che per buona parte del tragitto è stata effettuata alla presenza del personale. “Le contraddizioni ti svelano che c’è del non detto”. Come nel caso della vita delle donne all’interno del centro. “Prima ci viene detto che vivono separatamente poi con i loro compagni,  abbiamo capito che ci sono stati casi di aborto ma non ci hanno spiegato la trafila medico sanitaria seguita per le interruzioni di gravidanza”, argomenta Forenza. Se la struttura non è delle peggiori, anzi. Ma le stanze “sovraffollate” saltano all’occhio: pochi metri quadri abitati anche da sei persone.Molto dipende dai lunghissimi tempi di attesa per la trafila burocratica di competenza delle commissioni addette a valutare i casi dei richiedenti asilo, tempi biblici che costano “lunghi tempi di attesa” all’interno del centro. “Incertezza del futuro e il vuoto delle giornate” la fanno da padrone. “Le commissioni procedono con una lentezza esasperante: quindici pratiche esaminate a fronte di una popolazione che sfiora le 3500 persone”, racconta la parlamentare. Dal centro fanno sapere che stanno diventando operative nuove subcommissioni per velocizzare le procedure. “ Però sta aumentando il numero di dinieghi, cioè le risposte negative alle domande di asilo da parte della commissione anche per persone provenienti da luoghi come la Nigeria: cosa incomprensibile”, racconta l’europarlamentare. Da alcune informazioni informali la parlamentare è riuscita a ricostruire anche quello che avviene fuori dal centro: “Il reclutamento di migranti per il lavoro agricolo”. Una pratica tristemente nota che va sotto il nome di “caporalato”. Una fra le tante storie che nel loro intreccio compongono un mondo di dinamiche complesse e sommerse che alimentano letture molteplici e troppe volte contraddittorie.
 
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