Cgil, l’affondo di Rinaldini contro Camusso: «L’accordo delle parti sociali è un atto di puro arbitrio»
articolo di Checchino Antonini su Liberazione in data:12/08/2011
Molti telefoni spenti, qualche bocca cucita ma anche diversi consensi, in ambienti Cgil, di fronte all’affondo, durissimo, del leader della minoranza interna di Corso Italia. Con la lettera che pubblichiamo in prima pagina si chiede, infatti, un direttivo nazionale prima del 18 agosto per sconfessare l’accordo delle parti sociali a costituzionalizzare il pareggio di bilancio e manomettere il mercato del lavoro. «Quel documento – scrive Gianni Rinaldini – costituisce un atto di puro arbitrio e irresponsabilità da parte della segreteria e in primo luogo del segretario generale». Per il coordinatore dell’area programmatica “La Cgil che vogliamo”, quella sceneggiata delle parti sociali avrebbe spianato la strada all’offensiva delle controparti per cui il direttivo dovrebbe spicciarsi a convocare già per settembre lo sciopero generale. «Abbiamo di fronte un governo che ha deciso di perpetrare un massacro sociale – dice a Liberazione, Mimmo Pantaleo, segretario della Flc, il sindacato di scuola, università e ricerca – quella che si va configurando è una manovra a senso unico. Quella proclamazione è inevitabile e credo che si debba interrompere questo modo di interpretare il confronto tra le parti sociali». Pantaleo, che è contrario alla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, ce l’ha col «doppio tavolo», uno ufficiale, l’altro ufficioso e all’insaputa di Corso Italia. «Penso che la Cgil non debba essere umiliata», spiega il leader di categorie tra le più tartassate anche dalla manovra a venire. Poi, che una discussione in direttivo sia «assolutamente necessaria» lo pensa anche Damiano Galletti, segretario a Brescia della Camera del lavoro: «A giudicare dalle notizie stampa, nessun dirigente Cgil è informato di quello che sta avvenendo, quella di Rinaldini mi pare una richiesta importante per capire come la Cgil intenda presentarsi al tavolo con il governo visti gli annunci di un ennesimo massacro sociale. Serve un messaggio al governo ma soprattutto ai lavoratori che la Cgil non ci sta a demolire quello che è rimasto di welfare e diritti». Nel giro di voci, tra le categorie e i territori, c’è chi, come Rossana Dettori, segretaria generale Cgil Funzione pubblica, sostiene che Susanna Camusso «stia già pensando da sola di anticipare la convocazione del direttivo. Sul giudizio sulla manovra mi sento abbastanza tranquilla – dice Dettori, tra le prime voci a sconfessare il punto dell’accordo che parlava di privatizzazioni e liberalizzazioni – sono convinta che davanti al precipitare degli eventi accadrà qualcosa, c’è un già un mandato del direttivo alla segreteria».E proprio dalla segreteria confederale, Nicola Nicolosi spiega al cronista che potrebbe esserci un anticipo del direttivo fissato per ora al 9 settembre: «Rinaldini mi sembra fuori dal dibattito, in segreteria già abbiamo assunto alcune decisioni da porre al comitato direttivo, le dichiarazioni di Camusso sono esplicite sulla “mobilitazione generale non escludendo lo sciopero”. Nella liturgia classica della Cgil quella formula vuol dire che già siamo alla maturazione della decisione, il passaggio necessario è il direttivo. Non è da escludere che l’anticipo possa esserci perché abbiamo già fissato il punto della segreteria nelle prossime ore. E’ già nell’aria»«Penso che la segretaria ha fatto una scelta gravissima, che mette in discussione il gruppo dirigente stesso, di farsi rappresentare da Marcegaglia in queste settimane – ribatte Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom – per uscire dal teatrino ridicolo delle parti sociali, non basta nemmeno uno sciopero generale, bisogna cambiare linea. Non si può più avere ambiguità, se si va in piazza dovrà essere contro Berlusconi ma anche contro Draghi, quello che a nome della Bce ha chiesto la libertà di licenziamento». In Emilia Romagna ci si affida a un comunicato che, però, solo indirettamente riguarda le sollecitazioni della minoranza. Vincenzo Colla, segretario regionale, fa riferimento al «deludente, inconcludente e non trasparente incontro tra governo e parti sociali» e a «un governo che pare non riuscire a liberarsi dalla sua ossessione di dividere il sindacato». «La risposta della Cgil non potrà che essere quella della mobilitazione fino allo sciopero generale», annuncia respingendo gli «appelli alla responsabilità nazionale» rivendicando tutte le pagine più controverse della storia di Corso Italia: «Così abbiamo fatto nel ’93, nel ’95 con la riforma Dini e ancora nel 2007 con l’accordo sul welfare; così stiamo facendo in questi giornate convulse e difficili». Tuttavia anche per Colla è «opportuno convocare il gruppo dirigente nazionale in tempi idonei per assumere le indispensabili decisioni sulla mobilitazione».Da Corso Italia, infine, un ultimo appello a Cisl e Uil per «uno straordinario impegno unitario», contro la manovra: «Non è tempo di relazioni pericolose con il governo». Ma nemmeno con i padroni.
La lettera di Rinaldini per chiedere la convocazione del Comitato direttivoIn queste settimane non si è svolta alcuna riunione degli organismi dirigenti della Cgil che abbiano deciso e validato il documento presentato al Governo da parte di tutte le forze sociali – dai banchieri ai sindacati. Quel documento costituisce un atto di puro arbitrio ed irresponsabilità da parte della Segreteria ed in primo luogo del Segretario generale della Cgil. Pertanto i contenuti di quel documento, a partire dall’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio, non impegna in alcun modo la Cgil. Questa ridicola sceneggiata con una finalità puramente politica ha contribuito ad oscurare le reali ragioni della crisi e favorito l’offensiva in atto per scaricarne i costi sul mondo del lavoro dipendente, dei giovani e dei pensionati. Non è possibile procedere in questo modo che mette a rischio il rapporto della Cgil con le persone che vogliamo rappresentare. Chiediamo la convocazione urgente del Comitato direttivo nazionale per valutare la situazione e decidere la mobilitazione generale, compreso lo sciopero generale per settembre. E’ necessario che questo avvenga prima che il governo, il 18 agosto, assuma le decisioni, rendendo esplicito il nostro profilo di alternativa e di opposizione sociale, oggi annegato in una incomprensibile ammucchiata rappresentata pubblicamente dalla Marcegaglia.