di Stefano Galieni
Le proposte che Rifondazione Comunista intende mettere in campo nei prossimi mesi per caratterizzare il proprio ruolo e indicare i primi passi per una fuoriuscita da sinistra dalla crisi, sono state ieri approvate col voto unanime dei presenti alla riunione della direzione nazionale. Un dibattito che è servito a sciogliere perplessità emerse nella precedente direzione necessario, come ha ricordato nelle conclusioni Paolo Ferrero, per definire come un partito che è fuori dal parlamento può provare ad influenzare la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori rompendo anche il senso di impotenza in cui ci si ritrova. Un titolo, ancora da affinare che individua alcune proposte immediate “Futuro, lavoro, dignità, per le ragazze e i ragazzi, le donne e gli uomini in ogni età della vita”.
Hanno trovato larga condivisione 5 binomi chiave, che contengono i problemi da affrontare e le risorse per risolverli. “In primis” il sostegno al reddito attraverso una politica fiscale, il reddito sociale per i disoccupati e gli inoccupati, garantendo le cure ai non autosufficienti. Una misura attuabile attraverso una lotta all’evasione fiscale ed una tassa patrimoniale al di sopra degli 800 mila euro. Affrontare la disoccupazione creando buoni posti di lavoro (riconversione ecologica, messa in sicurezza, riassetto idrogeologico, potenziamento del trasporto pubblico locale) con un taglio alle grandi opere inutili e dannose.
Bloccando poi le delocalizzazioni, facendo restituire alle imprese che provano a farlo, tutte le agevolazioni e i finanziamenti pubblici ricevuti. Finanziando scuola, università la cultura e la ricerca pubblica, tagliando le spese militari. Bloccare infine i licenziamenti e stabilizzare i precari del pubblico impiego, iniziando a tagliare gli stipendi di parlamentari, manager pubblici, consulenze dorate, enti e società inutili. Idee semplici che dimostrano come la soluzione per una politica di redistribuzione ci sia e sia a portata di mano e solo gli interessi del capitale, di un capitalismo che non è in grado di rispondere alla crisi, impediscono di attuare.
Per ognuno dei binomi elencati verranno fornite ai circoli schede di approfondimento. Si tratta di una piattaforma non esaustiva, si sta infatti lavorando ad un programma di impianto complessivo che veda al centro le questioni del lavoro e della democrazia. Non sono mancate anche ieri opinioni e interventi in parte emendativi e in parte di problematizzazione. E’ stata accolta la richiesta avanzata da Aurelio Crippa di far precedere la piattaforma da una breve introduzione che contestualizzi le scelte operate, Matteo Gaddi ha proposto di individuare alcune vertenze in grado di riassumere le proposte avanzate. Questi ed altri suggerimenti (Emprin, Nicotra, Russo Spena, solo per citarne alcuni), sono stati accolti e andranno ad arricchire la parte programmatica del lavoro da svolgere. Divergenze su cui si tornerà a discutere sono riemerse rispetto alle indicazioni relative ad un salario sociale o ad un reddito minimo di cittadinanza.
Rocchi ha chiesto ed ottenuto che il voto di approvazione assumesse valore immediatamente operativo.Il secondo punto dell’ordine del giorno, ha riguardato il rilancio e il futuro di Liberazione. Sono state definite le linee di un progetto politico ed editoriale per il giornale che nascono dalla necessità di mettere in sicurezza la testata partendo dalle pesanti condizioni di crisi in cui questa versa. Marco Gelmini, amministratore unico della Mrc e Dino Greco hanno illustrato, il primo la situazione economica ed il piano per farvi fronte, il secondo le proposte su cui ripartire, ben consapevoli della difficoltà dell’operazione.
Il bilancio economico, già migliorato, soprattutto grazie ad una gestione basata sui contratti di solidarietà ed una crescita mai realizzata finora degli abbonamenti e delle sottoscrizioni, impongono scelte dolorose ma necessarie. La direzione ha votato una proposta che definisce, almeno temporaneamente, una radicale ridefinizione del giornale.
Ci sarà una riduzione pesante nell’organico, utilizzando pensionamenti, prepensionamenti ed ammortizzatori sociali per giornalisti e poligrafici, una riduzione della foliazione (da 12 a 8 pagine esclusa la domenica quando saranno 16, mantenendo l’inserto “lotte”), ci saranno 5 uscite settimanali (il martedì “Liberazione” non sarà in edicola), e ci sarà un taglio mirato a spese di tipografia, carta, collaborazioni e distribuzione.
Ovviamente questo presuppone un radicale ripensamento del quotidiano che sarà meno generalista e in cui sarà superata la ripartizione per “servizi”. Sarà un giornale di battaglia politica, incentrato quotidianamente su temi che si cercherà di trattare in maniera approfondita fornendo elementi che altre testate non offrono.
Una parte importante di quanto oggi è nel cartaceo, dal dibattito politico agli incontri, agli appuntamenti, verrà trasferita sul sito che sarà potenziato ed attivo 6 giorni su 7, vantando già oggi una media di 4000 contatti individuali al giorno. Più interventi hanno considerato in maniera critica alcune decisioni come quella della riduzione del numero delle uscite, in altri è emersa una affezione forte ad un giornale che comincia ad essere sempre più considerato strumento fondamentale per il partito. Certo è avvertita la necessità di rendere un prodotto ridimensionato migliore e ancora più interessante, una sfida ambiziosa in un contesto affatto favorevole. Per questo da portare avanti.