Letojanni. “Un’opera di dubbia utilità con costi esorbitanti, che gravano pesantemente su tutta la collettività, attorno alla quale girano grossi interessi, nei quali le organizzazioni mafiose nazionali e internazionali giocano un ruolo predominante”: lo ha detto Alfredo Crupi della segreteria provinciale di Prc durante il suo intervento nell’incontro-dibattito sullo spinoso problema della costruzione del Ponte di Messina, svoltosi, martedì scorso, nei locali di Piadina 114. Per l’esponente di Rifondazione comunista, organizzatore del meeting in collaborazione con “Rete no Ponte”, il realizzando attraversamento stabile dello Stretto è “una struttura devastante” per l’impatto ambientale; poco sicura a causa dei forti venti, nonché per la diversa sismicità fra le due falde, quella continentale e la dirimpettaia sicula; per nulla rispondente alle esigenze di sviluppo del territorio, che ha di bisogno di essere messo in sicurezza con investimenti, mirati alla contestuale realizzazione di infrastrutture nei diversi campi, atte a migliorare la qualità della vita. E ciò in alternativa al Ponte, un progetto, che, secondo Tanino Santagati, responsabile Cgil della zona jonica, “ha condizionato lo sviluppo del Mezzogiorno, vista l’attenzione, che ha fatto perdere occasioni preziose (strade, ferrovie) per ridurre il gap con le altre parti della Penisola, a parte l’incremento effettivo che si avrebbe avuto nell’ occupazione”. Dell’intreccio mafia e affari ha parlato, invece, il giornalista Antonio Mazzeo, autore del libro “I padrini del Ponte”, mettendo in evidenza come le organizzazioni criminose con una rete, che si estende oltreoceano, Stati Uniti e Canada in particolare, tengono in mano le redini dell’intera, colossale operazione. “Della quale – ha sottolineato Gino Sturniolo, della Rete no Ponte – agli Enti locali, Comune e Provincia, non restano che le briciole, solo il contentino delle opere compensative”, giudicate, fra l’altro, del tutto inutili. Serve, pertanto, una consistente mobilitazione, una sorta di alleanza sociale, che deve trovare le giuste sponde politiche, così come ha ribadito Sturniolo, per scongiurare la realizzazione di quella che egli considera una spada di Damocle. A questi si è associato Giacomo Di Leo del Comitato “No Frane” di Scaletta.