Tutti figli di Forza Italia

tratto dal sito www.telenovaragusa.com
13 gennaio 2011 arrestato Ignazio Civello, 25 marzo 2011 denunciato per una truffa di 20 milioni di euro Gerlando Termini, 26 aprile 2011 arrestato Riccardo Minardo.
Sono tutti figli di Forza Italia che li ha protetti, nominati, eletti. In soli 4 mesi il bel mondo di Leontini, Minardo, Mauro, che da oltre un decennio controlla il territorio si è infranto con ignominia.
Le responsabilità sono sempre individuali, è vero, ma quando la magistratura rivela il malaffare in settori come la sanità, la finanza, l’erogazione di fondi europei, l’edilizia, lo sguardo deve andare oltre la singola ipotesi di reato per giungere ad una analisi più ampia sul teatro politico affaristico.
Forza Italia, fra sostituzioni e derivati, (il passaggio di Riccardo Minardo a Mpa non fu il frutto di un sentimento autonomista ma di una guerra di famiglia che lo ha “costretto” in altro porto, così come il trasloco di Mauro verso il nuovo partito scialuppa di Miccichè) ha imposto uno stile gestionale amministrativo padronale e clientelare – ben diverso da quel clima di benessere crescente orizzontale degli anni precedenti che è l’humus ideale alla corruzione cosciente, trasversale, indotta, e persino inconsapevole.
Non è esistito, per anni, un solo anello di questa mortificante catena – escluso il mondo della scuola, tanto che accorgendosi di questa defaillance hanno subito provveduto occupando il Consorzio universitario – che non fosse selvaggiamente governato dal triumvirato di Forza Italia e dagli altri deputati della destra come Drago (mandato via dal Parlamento e ora nel Pid di Saverio Romano, quello che faceva compagnia a Cuffaro accompagnandolo da Siino, il “ministro” dei lavori pubblici di Cosa Nostra, frequentazioni che valgono un Perù se poi si diventa Ministro della Repubblica italiana). Robe lontane, robe romane? No, anche ragusane.
Non dimentichiamoci che il Pid di Romano è lo stesso di Giovanni Cosentini che ora sotto elezioni finanzia dieci borse per tirocini formativi a 2500 euro ciascuna. Dall’ottenimento della pensione di invalidità, al finanziamento per il miglioramento del fondo agricolo, ai corsi di formazione professionale, al gran paniere degli eventi turistici mangerecci, al precariato che affolla le cooperative, la macchina del potere ha costretto i cittadini a mettersi in fila, ad aspettare, a supplicare, a ricattare, a ricordare, a ringraziare. II triumvirato – dall’originale al discendente – e gli altri deputati iblei del centrodestra, con i loro sindaci ed il loro presidente della Provincia, sono tutti colpevoli di avere umiliato il senso del diritto che faticosamente – da dopo la guerra – si era fatto largo in terra iblea anche nell’animo feudale della popolazione contadina.
La trasformazione da stato di diritto a stato amicale ha piegato gran parte del ceto medio ed imprenditoriale che si è visto costretto ad una duplice condotta, difficile da reggere alla lunga: una vita relazionale quotidiana che induceva obbligatoriamente all’asservimento o all’adesione al potere politico, ed una privata in cui nella riflessione quasi segreta si provava repulsione per il sistema. Però l’abitudine, il logorio, l’ignavia, la paura, hanno affievolito e spento questa riflessione intima.
Da qui la rassegnazione di cui tanto si parla di questi tempi come elemento da scardinare per arrivare ad una liberazione del Paese e della nostra piccola comunità. Ma veniamo al nostro scandalo, il Copai. Viene persino da ridere, scusate. Non c’è una sola persona nell’ambito della politica ragusana che non sapesse dell’inutilità, dello spreco, della vergogna storica di questo consorzio che ha attinto a piene mani dalle casse della provincia, della regione, dell’unione europea. Fa ridere Franco Antoci che dice di essersi ritirato. Qua non c’entra la compartecipazione da socio, ma la marea di danaro pubblico che la Provincia ha dato senza controllare e non volendo sapere quel che tutti sapevano.
Prova di questa cospicua emorragia di danaro pubblico a favore del Copai da parte dell’ente di viale del fante è data dal fatto che le pratiche sono state congelate non da Antoci, ma dalla Guardia di Finanza con il sequestro degli atti. Il Copai era solo una delle tante invenzioni, un marchingegno utile a catturare denaro pubblico in cambio di ridicole operazioni come la segnaletica di siti di interesse o i sentieri recintati; baggianate e soldi buttati e rubati a servizi più importanti.
Fa ridere Nello Dipasquale che dice “non ho parole”. Si è dimenticato di essere stato presidente del consiglio provinciale per conto di Forza Italia negli anni in cui la Provincia foraggiava il Copai istituendo “osservatori ambientali permanenti e task force di coordinamento”? Si è dimenticato di chi sia Sara Suizzo sua compagna di partito fondatrice del primo circolo di Forza Italia a Santa Croce Camerina che pretendeva visibilità ed incarichi poi ottenuti? Si è dimenticato il sindaco Dipasquale del suo rapporto assiduo con l’associazione “ambientalista” Movimento Azzurro dei signori Corrado Monaca e Salvatore Mandarà consigliere provinciale della sua stessa corrente del Pdl, che ora risultano aver fatturato molti soldi a favore del Copai per una serie di servizi in cui ci sono falsi documenti? Si è dimenticato il nostro sindaco di aver ceduto un pezzo di una strada pubblica, la rotonda di Via Roma di fronte alla vallata, a questo Movimento Azzurro che farà un bel chioschetto per vendere panini? Non ha parole, Nello Dipasquale? Strano perché con il Movimento Azzurro Nello Dipasquale ci è andato a braccetto e ha ottenuto, per il Comune di Ragusa, un premio nazionale per la tutela dell’ambiente con tanto di comunicato stampa e propaganda dove le parole esondavano.
Forse per capire a pieno la materia di cui stiamo trattando ci vorrebbe un uomo esperto in parole: il Ministro della Giustizia Angelino Alfano oggi a Ragusa. Un uomo che riesce a fare apparire meravigliose e necessarie per il paese intero piccole leggi utili a un uomo solo. Abbiamo trovato un documento esilarante. ll 2 maggio del 2009 (quando il Movimento Azzurro organizzò un convegno a Palazzo Pandolfi, l’immobile da cui è partita l’intera inchiesta) il Ministro della Giustizia Alfano ritenendo che il palazzo rappresentasse il primo esempio in Italia di certificazione di un edificio storico con il metodo del “fascicolo del fabbricato”, inviò un telegramma complimentandosi per l’iniziativa “ritenuta di grande interesse anche in vista delle proposte di legge sull’edilizia al vaglio delle Camere”.
Ecco che la periferia diventa esempio di buon governo. Lo ha detto Alfano che si doveva partire da qui per riformare l’edilizia italiana! Se per Alfano Palazzo Pandolfi è un esempio di virtù, Nello Dipasquale qualche parolina di solidarietà in chiave garantista potrebbe trovarla, ricordandosi che Minardo è stato sino all’altro ieri suo alleato. La regola della casa è che i figli di Forza Italia sono sempre innocenti; parola di ministro.