di Achille Bonifacio per prcenna.it
Ho letto solo ora su “Liberazione”, ma non è colpa mia se il giornale mi viene recapitato in ritardo, due articoli interessanti: <<Lavorare per l’unità. Se non ora, quando?>> di Claudio Grassi, 17 marzo, e <<Sconfiggere il bipolarismo, uscire dalla Seconda Repubblica>> di Paolo Ferrero, 19 marzo.

Un accorato e appassionato appello all’unità, ai tentativi di possibili processi unitari a sinistra del PD, pena la concreta marginalizzazione (scomparsa) dei due partiti in questionie, è la sostanza dell’articolo di Grassi. Paolo Ferrero si sofferma con una articolata analisi sui problemi delle alleanze per sconfiggere B. e nel contempo sulla questione inerente alle possibili convergenze di portata strategica per una politica di alternativa di classe e anticapitalista.
Scrive Grassi: <<….il bacino elettorale della Sinistra, (Federazione della Sinistra e Sinistra Ecologia e Libertà, per citare le forze principali rilevate dai sondaggi) è ancora ragguardevole, tra il 5 e il 7 per cento, analogo ,quindi, a quello dell’Italia dei valori e dell’Udc, ma è diviso in due…. Una forza che, essendo divisa, si trasforma in due debolezze. (…) il mio convincimento è che dobbiamo trovare le forme dell’unità possibile.>> e poi, molto realisticamente (pessimisticamente?) continua : <<…il permanere della divisione porta alla estinzione>>.
Non c’è alcun dubbio sul’entità della gravità dello stato della Sinistra se un esponente così influente del nostro partito come Grassi fa questa affermazione. Ma siamo convinti tutti di questa elementare verità? Tutto quello che è successo prima e dopo il nostro ultimo congresso come deve essere spiegato?
Non sfugge certo a me la serietà della situazione, ma una considerazione mi viene da fare: ma sono dirigenti seri e responsabili, questi nostri compagni che a destra e a manca operano scissioni per poi parlare di unità? C’è da fare un qualche affidamento sulle capacità politiche di questi dirigenti che ad ogni piè sospinto fanno tornare a zero le conquiste precedenti e restare col culo a terra?.
Molto più articolato l’articolo di Ferrero, nel quale mi par di cogliere una visione diversa e a tratti contrastante con quella di Grassi.
Ferrero coglie nel bipolarismo politico l’immediato pericolo da sconfiggere e per cui occorre costruire l’opposizione:<< …Io penso che senza alcun indugio si debba dare vita a una forza per il cambiamento, la più larga possibile. E che debba essere contro le politiche antidemocratiche così come contro le politiche economiche e sociali del governo Berlusconi e della Confindustria>>.
Costatato poi il mancato <<profilo riformatore>> del centrosinistra, continua: <<Il centrosinistra è costituito da questa rete di relazioni, ( il centro sinistra è organicamente non autonomo dai poteri forti del paese…),sin dal suo atto di nascita, che non a caso coincide con la distruzione del Partito Comunista.>>
Quindi <<L’assunzione della domanda politica di mandare a casa Berlusconi e costruire l’alternativa non deve però essere assunta acriticamente.(…) La volta scorsa, nel 2006 fummo noi di Rifondazione Comunista ad illuderci che fosse possibile fare un governo di uscita dalle politiche neoliberiste con il centrosinistra allargato a Mastella. Mi pare che dalle parole pronunciate da Vendola in piazza-a tutti gli effetti una autocandidatura alle primarie prossime venture del centrosinistra, sia Sinistra e Libertà a candidarsi addirittura a guidare una coalizione di centrosinistra allargata all’Udc.(…) Sul piano nazionale dobbiamo parteire da un dato di fatto. L’imposibilità di ricostruire coalizioni con il centrosinistra finalizzate al governo del Paese. Solo una modifica dei rapporti di forza tra le classi e tra la sinistra di alternativa e il centrosinistra moderato può rimettere a tema la questione del governo>>.

UNITA’ A SINISTRA E ALTERNATIVACondividi Oggi alle 19.25
Ho letto solo ora su “Liberazione”, ma non è colpa mia se il giornale mi viene recapitato in ritardo, due articoli interessanti: <<Lavorare per l’unità. Se non ora, quando?>> di Claudio Grassi, 17 marzo, e <<Sconfiggere il bipolarismo, uscire dalla Seconda Repubblica>> di Paolo Ferrero, 19 marzo. Un accorato e appassionato appello all’unità, ai tentativi di possibili processi unitari a sinistra del PD, pena la concreta marginalizzazione (scomparsa) dei due partiti in questionie, è la sostanza dell’articolo di Grassi. Paolo Ferrero si sofferma con una articolata analisi sui problemi delle alleanze per sconfiggere B. e nel contempo sulla questione inerente alle possibili convergenze di portata strategica per una politica di alternativa di classe e anticapitalista.
Scrive Grassi: <<….il bacino elettorale della Sinistra, (Federazione della Sinistra e Sinistra Ecologia e Libertà, per citare le forze principali rilevate dai sondaggi) è ancora ragguardevole, tra il 5 e il 7 per cento, analogo ,quindi, a quello dell’Italia dei valori e dell’Udc, ma è diviso in due…. Una forza che, essendo divisa, si trasforma in due debolezze. (…) il mio convincimento è che dobbiamo trovare le forme dell’unità possibile.>> e poi, molto realisticamente (pessimisticamente?) continua : <<…il permanere della divisione porta alla estinzione>>. Non c’è alcun dubbio sul’entità della gravità dello stato della Sinistra se un esponente così influente del nostro partito come Grassi fa questa affermazione. Ma siamo convinti tutti di questa elementare verità? Tutto quello che è successo prima e dopo il nostro ultimo congresso come deve essere spiegato?
Non sfugge certo a me la serietà della situazione, ma una considerazione mi viene da fare: ma sono dirigenti seri e responsabili, questi nostri compagni che a destra e a manca operano scissioni per poi parlare di unità? C’è da fare un qualche affidamento sulle capacità politiche di questi dirigenti che ad ogni piè sospinto fanno tornare a zero le conquiste precedenti e restare col culo a terra?.
Molto più articolato l’articolo di Ferrero, nel quale mi par di cogliere una visione diversa e a tratti contrastante con quella di Grassi. Ferrero coglie nel bipolarismo politico l’immediato pericolo da sconfiggere e per cui occorre costruire l’opposizione:<< …Io penso che senza alcun indugio si debba dare vita a una forza per il cambiamento, la più larga possibile. E che debba essere contro le politiche antidemocratiche così come contro le politiche economiche e sociali del governo Berlusconi e della Confindustria>>. Costatato poi il mancato <<profilo riformatore>> del centrosinistra, continua: <<Il centrosinistra è costituito da questa rete di relazioni, ( il centro sinistra è organicamente non autonomo dai poteri forti del paese…),sin dal suo atto di nascita, che non a caso coincide con la distruzione del Partito Comunista.>> Quindi <<L’assunzione della domanda politica di mandare a casa Berlusconi e costruire l’alternativa non deve però essere assunta acriticamente.(…) La volta scorsa, nel 2006 fummo noi di Rifondazione Comunista ad illuderci che fosse possibile fare un governo di uscita dalle politiche neoliberiste con il centrosinistra allargato a Mastella. Mi pare che dalle parole pronunciate da Vendola in piazza-a tutti gli effetti una autocandidatura alle primarie prossime venture del centrosinistra, sia Sinistra e Libertà a candidarsi addirittura a guidare una coalizione di centrosinistra allargata all’Udc.(…) Sul piano nazionale dobbiamo parteire da un dato di fatto. L’imposibilità di ricostruire coalizioni con il centrosinistra finalizzate al governo del Paese. Solo una modifica dei rapporti di forza tra le classi e tra la sinistra di alternativa e il centrosinistra moderato può rimettere a tema la questione del governo>>.