Sabato 7 gennaio 2023

La Conferenza di Organizzazione regionale del PRC-SE della Sicilia si inserisce in un percorso più ampio in cui abbiamo visto la nascita di Unione Popolare e lo svolgimento delle elezioni nazionali del 25 settembre. Come PRC abbiamo contribuito alla nascita di Unione Popolare e siamo stati indispensabili per la raccolta delle firme e la presentazione delle liste. Al di là del risultato elettorale l’esperienza di Unione Popolare deve continuare ma richiederà da parte nostra uno sforzo di analisi e di creatività, anche dal punto di vista organizzativo, rispetto alla fase iniziale della riflessione sul nostro modo di funzionare. Siamo dunque di fronte alla necessità di innovare e trovare la strada giusta in tre ambiti fondamentali: i rapporti politici con le altre forze e all’interno di Unione Popolare, il radicamento sociale e l’organizzazione del partito sul territorio, la rigenerazione e nuove modalità di comunicazione.

Tuttavia, per procedere in modo costruttivo e inequivocabile nel percorso unitario dentro Unione Popolare, occorre individuare in modo chiaro, strategico, quali possono essere le funzioni dei due soggetti. Oggi il partito non è in grado di fare tutto quello che dovrebbe fare e quello che fa, spesso in modo dispersivo, ha pochissima efficacia e scarsa visibilità. Unione Popolare, perciò, dovrebbe essere in grado di allargare e rafforzare il nostro perimetro di azione e svolgere la maggior parte del lavoro politico concreto, salvo su quei temi dove non c’è consenso e condivisione unanime. È necessario perciò razionalizzare quello che è il PRC e ciò che è UP individuando funzioni diverse e chiarendo in quale relazione esse devono stare. Il nostro Partito, che non ha certo una dimensione di massa, può rappresentare quella forza e quella cultura politica in grado di esprimere una visione e una coscienza generale capace di interloquire con i tanti mondi della sinistra e delle classi sociali subalterne che anche contraddittoriamente prendono forma nei movimenti, in soggettività e tentativi di risposta al capitale e alle sue molteplici oppressioni. Unione Popolare, quindi, dovrebbe facilitare la costituzione di un movimento politico di massa e avere una bassissima soglia “in entrata, evitando qualsiasi deriva organizzativistica (come il doppio tesseramento o una gestione non democratica) e quindi respingente nei confronti di quelle organizzazioni, quei singoli e quei movimenti che ne vorrebbero far parte. Una struttura minima in grado di garantire democrazia, partecipazione e di prendere parte alle tornate elettorali, di sviluppare elementi di propaganda su temi condivisi, organizzare campagne di massa, promuovere forme di autorganizzazione e mutualismo conflittuale. Il suo profilo potrebbe definirsi di sinistra e a vocazione maggioritaria, cioè in grado di maneggiare con cura un linguaggio e una postura capaci di raggiungere ampi strati sociali sofferenti, sospettosi, spoliticizzati, rifiutando seccamente ogni razzismo e la tentazione di distruggere le forme organizzate che la compongono.

L’attuale condizione del PRC non coincide con quello che il PRC dovrebbe essere: il PRC attualmente non svolge le funzioni che dovrebbe svolgere. In particolare oggi Rifondazione comunista è un piccolo partito, il che non significa che sia un partito di quadri: è semplicemente un partito di massa di piccolissime dimensioni, connotato sul piano dell’appartenenza del colore della pelle, del genere e generazionale. Rifondazione Comunista invece dovrebbe essere in grado di leggere e capire il capitale nei suoi odierni rivolgimenti, analizzare la classe di riferimento intravedendone gli elementi di disgregazione e possibile aggregazione, individuare temi e nessi su cui costruire conflitto, definire relazioni su cui costruire alleanze, formare quadri in grado di sviluppare questi temi e, infine, esercitare un ruolo di direzione politica.

Il PRC è una formazione politica che, attraverso tante difficoltà, sta cercando di tenere in vita e di rilanciare sul terreno sociale e politico una prospettiva alternativa al sistema esistente, una prospettiva comunista che guardi al futuro e che non parli al passato o del passato. Tuttavia, occorre capire come continuare al meglio su questa strada senza snaturare i nostri ideali e la nostra scelta strategica anticapitalista. Affrontare i problemi e analizzare le nostre difficoltà organizzative riconoscendo la nostra odierna insufficienza non significa sminuire il nostro Partito. Al contrario vuol dire ripartire dalla forza più importante di Rifondazione Comunista: la comunità di donne e di uomini che la compongono per dare a ciascuna e ciascuno gli strumenti culturali, politici e organizzativi per trasformare lo stato di cose presenti. Al Congresso regionale dello scorso marzo Il PRC siciliano è arrivato a seguito di un lungo periodo di crisi in cui, nei fatti, quel livello organizzativo era stato messo a dura prova da divisioni, sconfitte, arretramenti, disgregazioni.

Dieci mesi fa la nostra organizzazione poteva contare su cinque federazioni effettivamente esistenti e funzionanti pur con dimensioni disomogenee tra loro e comunque non prive di problemi (Palermo, Catania, Messina, Siracusa, Agrigento) oggi abbiamo riaperto una nuova federazione, Trapani, e abbiamo importanti presenze a Ragusa, Enna e Caltanissetta. Permangono tuttavia non poche difficoltà sia nelle federazioni sia in questi ultimi territori dove sarà necessario lavorare per creare un ciclo virtuoso di riaggregazione e di riorganizzazione analogo a quanto avvenuto a Trapani. Anche per quanto riguarda i/le giovani comunisti/e negli ultimi anni ci sono dei segnali positivi. Complessivamente le compagne e i compagni iscritti al PRC al di sotto dei 30 anni sono più di cinquanta, tuttavia, la loro dispersione e il loro isolamento territoriale non ci permette di svolgere un lavoro sistematico e duraturo, sebbene in alcune federazioni (come Trapani, Catania e Siracusa) hanno un ruolo fondamentale nella vita del Partito.

Per rilanciare l’intera organizzazione del Partito, quindi, occorre darsi un Piano regionale di lavoro con obiettivi precisi e strumenti pratici per realizzarlo.

  • –  ripresa e stabilizzazione di relazioni con le federazioni, i territori e alcune singole presenze di compagni e compagne per ascoltare, supportare, progettare e realizzare insieme interventi politici e sociali, anche minimi, ma necessari a rendere visibile e concreta la presenza del Partito.Occorre rendere stabile la pratica delle campagne regionali mirate su precisi temi ed eventualmente legarle a proposte di leggi regionali. Le attività e il supporto delle federazioni saranno indispensabili per realizzare il Piano regionale.
  • –  Riattivare, laddove non vi sono i circoli o le federazioni, nuclei stabili sui territori più deboli in modo da avere garantite piccole strutture con una loro autonomia, con la prospettiva di costituire nuovi circoli e riaprire le federazioni laddove ancora non esistono.
  • –  Monitoraggio costante e supporto per le attività collegate al tesseramento e alle sue rinnovate motivazioni e sollecitazioni
  • –  Avviare una strategia di autofinanziamento regionale valorizzando le specificità e l’insediamento locale oltre alle campagne politiche in corso. Essendo venuto meno il 2xmille e l’erogazione liberale sarà necessario, soprattutto nelle federazioni più grandi, organizzare feste o altre attività pubbliche di raccolta fondi (per esempio organizzando momenti conviviali, lotterie, vendendo prodotti a nostro “marchio”, lanciando sottoscrizioni su obiettivi precisi o cene, anche in cooperazione con il livello regionale).
  • –  Costruzione di una visione regionale delle principali politiche attivate sul nostro territorio: salute, scuola, ambito socioassistenziale, ambiente, con particolare attenzione a ciclo dei rifiuti ed energia, risorse idriche, trasporto pubblico locale e ferroviario, sicurezza sul lavoro, politiche intersezionali, autodeterminazione della donna.
  • –  Costruzione di una rete, stabile e facilmente consultabile, di contatti con attivisti, professionisti, esperti, sindacalisti oltre ad interloquire con i livelli istituzionali per

progettazione e costruzione di alcuni elementi utili per campagne su tutto il territorio

regionale.

  • –  Momenti di formazione e approfondimento on line e in presenza sia per approfondiretematiche regionali sia per fornire alle/ai compagne e compagni elementi utili alla ricostruzione di un pensiero critico comune e alla istaurazione di rapporti di interlocuzione e di scambio con soggetti esterni al Partito
  • –  Costruzione di un sistema di comunicazione verso l’interno e verso l’esterno del nostro Partito. Rilancio del sito rifondazionesicilia.it, della pagina Facebook e Instagram (con l’allargamento della platea dei follower e delle interazioni), invio di una rassegna stampa e di una newsletter regionale. Creazione di una pagina regionale su TikTok. Aggiornamento degli indirizzari interni ed esterni per velocizzare le comunicazioni tra le compagne e i compagni e verso l’esterno (in particolare con una ricognizione di tutte le testate televisive e scritte on line).La Conferenza di organizzazione regionale deve avere un orizzonte di medio periodo e deve porsi come obiettivo di affinare e migliorare le modalità di azione (il COME) del Partito per rendere efficaci il nostro lavoro politico e sociale.Innanzitutto occorre mettere costantemente al vaglio l’insieme del lavoro fatto, analizzando risultati, motivazioni, interrelazioni, limiti, potenzialità inespresse, indicazioni di ritorno, vanno quindi istituiti momenti collettivi di verifica del nostro modo di funzionare anche con CPR tematici e dedicati. In particolare, dobbiamo creare le condizioni politiche e organizzative per concentrare tutti i nostri sforzi e il nostro impegno non nella discussione interna ma verso l’azione esterna. Serve fare più iniziative, più banchetti, più interventi pubblici e organizzare più lotte e fare meno riunioni e discussioni interne. La Conferenza di organizzazione può essere un passaggio decisivo per darci un piano di lavoro per i prossimi mesi ed anni evitando di ritornare su decisioni già assunte e discussioni già affrontate.Non siamo in grado di fare tutto dappertutto, dobbiamo metterci nelle condizioni di fare meno cose ma fatte bene. Un primo terreno da esplorare e da sperimentare è sicuramente quello della scuola e del rapporto tra gli istituti educativi e il territorio. In particolare, sarebbe auspicabile un’inchiesta sulle condizioni giovanili, scolastiche e lavorative, portata avanti sia dal partito regionale sia dai giovani comunisti. Un modo per comprendere le condizioni materiali ed esistenziali delle nuove generazioni e per coinvolgere con un progetto concreto le/i giovani iscritte/i al Partito e spesso rimasti passivamente ai margini delle nostre attività. È necessario creare nuove forme di partecipazione e progettazione di momenti formativi utili per far crescere nuovi quadri, per dare strumenti critici, sviluppare pazientemente pensiero condiviso e più in generale a orientare i/le militanti, specialmente giovani. In questi ambito, i tanti momenti di approfondimento (pubblici e per via telematica) realizzati in questi mesi possono diventare il nucleo di partenza di un dibattito e di una analisi che coinvolga direttamente le compagne e i compagni del Partito.Più in generale, occorre avviare una riflessione sulla comunicazione politica (verso l’interno e verso l’esterno), coinvolgendo nel lavoro anche eventuali professionisti locali, in modo di dotarci non solo di più efficaci strumenti digitali ma anche per produrre alcune proposte operative e concrete per rimodulare il nostro modo di comunicare. Il rapporto con le nuove generazioni, nativi digitali, passa non solo con il contenuto della nostra proposta politica, ma anche (e forse soprattutto) con le modalità con le quali la portiamo a conoscenza e la divulghiamo. È fondamentale, infatti, produrre un progetto di comunicazione, in grado di realizzare innanzitutto due cose: una costante ed efficace linea di informazione verso i media locali e la costruzione di uno strumento telematico da mantenere costantemente aggiornato e con il quale interagire in tempo reale con le persone che si avvicinano al Partito. Spesso e per lunghi periodi, infatti, vi è una sorta di avvicinamento conoscitivo

e non una immediata adesione ed è questo momento intermedio di reciproca conoscenza il passaggio fondamentale per allargare la nostra base di iscritti e di simpatizzanti.

Il livello regionale quindi si sta dotando degli obiettivi e delle modalità operative per ricostruire, innovare e rigenerare il Partito e le sue pratiche, fermo restando le scarse risorse a disposizione.

In particolare dovremo disporci a lavorare per:

  • –  individuare, assicurando con cura una continuità di rapporto anche in supplenza sino a esito ottenuto, una figura in grado di coordinare stabilmente il nucleo di compagne e compagni ennesi e nisseni, nuclei numericamente ridotti ma politicamente molto preparati per dare continuità e autonomia alla propria attività;
  • –  Allargare i nuclei presenti nel ragusano (Scicli, Vittoria, Ragusa, Comiso), anche con una più intensa ricerca di possibili contatti (in tutte le direzioni possibili, tra militanti già conosciuti e magari non più ricercati da tempo e tra le nuove relazioni emerse nella difficile campagna elettorale). Il livello regionale si può mettere a disposizione sia per supportare questa ricerca, sia per provocare momenti che la valorizzino attraverso occasioni assembleari o pubbliche;
  • –  Intervenire nelle vertenze regionali più importanti a partire sulla generale deindustrializzazione e dell’impoverimento economico del territorio siciliano: Il Petrolchimico di Priolo, la lenta disarticolazione dei Cantieri Navali di Palermo, lo smantellamento dei Call-Center, la delocalizzazione di intere filiere produttive, sono solo gli esempi più importanti;
  • –  Partecipare e mobilitarsi contro la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina e per la mobilità sostenibile, locale e regionale, in Sicilia;
  • –  Rendere piena applicazione della legge 194/78 e contro qualsiasi forma di discriminazione di genere sostenendo le iniziative esterne ed interne al Partito. Per il superamento del Partito monosessuato il PRC assume la cultura e la politica delle donne e l’organismo delle compagne rimane la CollettivA Menapace che interagirà con tutto il Partito su ogni iniziativa politica.
  • –  Avviare una campagna regionale (accompagna da una proposta di legge regionale) per la sicurezza sui luoghi di lavoro;
  • –  Collaborare al coordinamento contro la militarizzazione della Sicilia e sul sempre più stretto rapporto tra scuola e militari;
  • –  Collaborare con i comitati contro il carovita e per la difesa del reddito di cittadinanza costituiti già in tante realtà;
  • –  Creare un momento di riflessione, di analisi e di denuncia delle condizioni di lavoro nel mondo dell’agricoltura e del precariato, partendo dalla tragica e terribile vicenda di Daouda Diane;
  • –  Creare una mobilitazione contro gli inceneritori (Catania e Gela) e l’uso distorto del fotovoltaico per la salvaguardia dell’ambiente e dell’agricoltura;
  • –  Collaborare al coordinamento contro l’autonomia differenziata valorizzando altresì l’esperienza e le potenzialità di inespresse in favore delle masse popolari dell’autonomia siciliana quale parte costituzionalizzata del sistema repubblicano e antifascista delle Autonomie;
  • APPROVATO CON 25 VOTI FAVOREVOLI E 7 ASTENSIONI DALL’ASSEMBLEA REGIONALE DI ORGANIZZAZIONE DELLA SICILIA