«Lampedusa sta vivendo un momento storico unico – ha esclamato il presidente Lombardo difronte all’aula consiliare del municipio – per la prima volta un presidente del Consiglio sull’isola!». L’attenzione dei cittadini tutti e dei giornalisti è incentrata sull’arrivo di Berlusconi e delle sue promesse. Poco importa se nel frattempo sul molo del Porto ci sia stato il delirio. La prima nave, giunta per spostare i migranti dell’isola alla “terra ferma”, ha ormeggiato alla Cala Francese. Si tratta del Battaglione San Marco che con mezzi anfibi preleverà dal porto i migranti e li porterà a bordo. Tutte le altre navi arriveranno invece al porto commerciale di Cala Pisana. Già alle otto di mattina la nave Grimaldi aveva attraccato e iniziato la pulizia del mezzo. Alcuni ormeggiatori dichiarano che nell’arco di 72 ore si concluderanno le procedure di imbarco. La capienza stimata è di circa diecimila passeggeri. Intanto nella notte è avvenuto il primo trasferimento dall’isola. Tutti gli eritrei ospitati nel centro di prima accoglienza sono stati spostati a Porto Empedocle. Lungo il molo la polizia si sta affrettando per le procedure d’identificazione. Come negli ultimi giorni, gli immigrati sono seduti, anche delle ore, in ginocchio lungo banchina: è il metodo della polizia per mantenere la situazione sotto controllo e identificare i gruppi in cui sono divisi i migranti. Dieci a volta, dai diversi gruppi e in modo casuale, vengono prelevati, fatti mettere in fila e infine scortati fino al pullman del “Lampedusa Accoglienza”. E’ l’unica sede per l’identificazione e anche lì le condizioni dei migranti sono precarie: il centro distribuisce solo un kit con cibo, vestiti e scheda telefonica, ma mancano perfino le coperte e il mangiare per tutti. Intanto nella giornata ci sono stati altri due sbarchi, passati quasi inosservati. La tensione lungo il molo era tangibile: i migranti stremati e costretti a terra non mangiano da giorni, ma soprattutto, più delle condizioni fisiche, sono provati dalla paura di un rimpatrio. Alcuni cercano di intrufolarsi in altri gruppi nella speranza di essere identificati prima; questo aggrava l’esasperazione dei gruppi. I poliziotti con i caschi antisommossa intervengono con i manganelli per placare le risse. Arrivano a minacce pesanti. «Se qalcuno si comporta ancora così vi scanno e vi porto in Tunisia», urla un agente in borghese col manganello in mano. Solo da ieri sera un’ordinanza ministeriale ha permesso l’istallazione di un ospedale da campo della Croce rossa. Fino a l’altro ieri operavano all’interno della tenda del ministero degli Interni, dividendo lo spazio con Save the Children. Contemporaneamente è iniziato il piano di “bonifica” e di pulizia del porto. Intanto nel paese già dalle prime ore del mattino alcuni lampedusani antirazzisti avevano preparato striscioni di protesta contro il governo presso la sede dell’associazione Askavusa. Alla notizia che il premier avrebbe tenuto il suo discorso nella piazza antistante al municipio i manifestanti, tra cui gli attivisti di Legambiente, hanno provato ad esibire i loro striscioni, ma hanno avuto subito una contestazione esplicita da parte di altri cittadini che hanno violentemente impedito la protesta. Le autorità presenti sul palco hanno incitato ad escludere ogni forma di contestazione politica.