Dichiarazione di Marco Nesci, capogruppo PRC Regione Liguria, resp. nazionale Sanità del PRC
Il consiglio Regionale della Liguria, proprio su mia Mozione, decise di avvalersi della sperimentazione della pillola RU486 oltre 3 anni fa. Già allora, ci fu una discussione sull’applicazione della legge 194 nella nostra Regione, e sul fatto che la normativa prevedeva la possibilità di ricorrere alla interruzione di gravidanza volontaria, nel rispetto della norma stessa, in condizioni meno invasive per la donna soggetto dell’interruzione.Già allora gli interventi pesanti della gerarchia ecclesiastica condizionarono il dibattito e l’esito dello stesso che, in assenza di tali ingerenze, sarebbe stato più netto di quanto non lo sia stato, pur approvando la mozione. Oggi , alla luce della decisione dell’AIFA, gli interventi integralisti della gerarchia ecclesiastica in sede nazionale e locale sono, il segno della intolleranza prevaricatrice assunta dalle autorità cattoliche nei confronti dell’autonomia e della laicità dello Stato. Interventi fuori luogo e lesivi della dignità delle Istituzioni e della Carta Costituzionale del nostro Paese. Minacciare scomuniche e ancora peggio, richiamare alla obiezione di coscienza, i medici e i cittadinia difronte ad una norma dello Stato che tutela la salute delle donne, non è solo anacronistico e contestualmente fuori dll’ordinamento legislativo di tutta Europa (ove la pillola è già ovunque in uso e senza particolari restrizioni ) , ma un atto di disprezzo e di profonda ingerenza nei confronti di uno Stato autonomo e laico.
Le crociate medioevali di Monsignor Bagnasco, non possono in nessun caso inficiare o rendere inapplicabile il diritto delle donne ad una autodeterminazione del proprio corpo. Chiediamo all’assessore Montaldo e a tutti gli assessori regionali, di respingere le ingerenze integraliste cattoliche e di sottolineare ai medici, attraverso apposita circolare, che il rifiuto di prestazioni mediche normate da legge dello Stato, oltre ad costituire reato, fanno venir meno il rapporto fiduciario tra la Regione e il professionista medico, mettendo a rischio l’espletamento delle prestazioni mediche del sistema sanitario regionale e quindi la salute dei pazienti.
Alla Curia ligure e nazionale non possiamo non ricordare che a fronte delle molte risorse pubbliche che vengono erogate a strutture sanitarie di loro proprietà ma facenti parte del sistema sanitario regionale e nazionale integrato, il venir meno delle regole di rispetto delle normative nazionali di cura della salute dei pazienti, non può non comportare una profonda revisione delle risorse erogate a garanzia del diritto alla salute dei cittadini.