sanguineti1Intervista di Cosimo Rossi a Edoardo Sanguineti Poeta e critico, Liberazione, 14/05/09
La sinistra affronta le prossime europee sempre lacerata e litigiosa. C’è modo di invertire questo senso si marcia?
Insieme ad altri siamo impegnati perché in questa tornata elettorale vi sia un’affermazione significativa delle forze di sinistra disperse in un’area che è intenzionalmente emarginata. Io condivido e sostengo questo sforzo per sostenere la lista comunista, affinché le forze vecchie e nuove di sinistra che hanno operato in modo disorganico si trovino collegate, per consentire alla sinistra di affrontare la sfida. Questo coincide per me con quello che avevo elaborato quando per le primarie genovesi avevo raccolto appunto le forze della sinistra suscitando anche molti contrasti e polemiche.Per aver evocato “l’odio di classe”…
Mi ero richiamato con Walter Benjamin all’odio di classe…
Che in fin dei conti è tutt’altro che infondato e scandaloso: i sentimenti e l’agire dell’Italia nei confronti degli stranieri che viaggiano sulle carrette del mare sono a dir poco di avversione, se non propriamente di odio…
L’odio c’è, è vero. La frase risale alle Tesi di filosofia della storia, che rappresentano in qualche modo il testamento politico di Benjamin. Quando ascoltiamo le cifre relative al fenomeno delle migrazioni ci si rende conto di quanto sia difficile organizzare in modo razionale le cose. Oggi come oggi se sono un bianco romeno entro tranquillamente in Italia in quanto cittadino comunitario senza essere notato, mentre se sono un nero africano vengo immediatamente visto e percepito come il colore del pericolo. Mi pare sia importante combattere queste idee, il fatto che l’odio di classe anziché contro i potenti va sollevato contro i deboli. E’ odio di classe quello che ha tolto la virtù al proletariato. Oggi come oggi chi si riconosce nel proletariato?
Probabilmente nessuno si definisce più tale. Viene rifiutata la definizione in quanto umiliante?
Oggi abbiamo i lavoratori, che sono sfruttati in ogni modo ma non si dice. Solo i morti sul lavoro ci dicono che esiste lo sfruttamento, che per guadagnare quattro soldi si rinuncia anche alle tutele e ai diritti. Anche il modo in cui è stato utilizzato pubblicamente il terremoto la dice lunga su quanto si possano convertire in posizioni equivoche e pericolose questioni che invece dovrebbero essere limpide come quelle relative agli aiuti e la ricostruzione, il modo in cui vengono utilizzate le risorse, il tipo di interventi. Con tutti i viaggi e le promesse di Berlusconi ci troviamo messi davanti a una rappresentazione e a una situazione in cui rimangono del tutto in sospeso gli aspetti veri: i problemi di sopravvivenza e di convivenza dei superstiti, i problemi di ricostruzione, i problemi di difesa del patrimonio e del territorio. Cosa vuol dire, per esempio, che i soldi per la ricostruzione ci sono? Vuol dire solo che pagheremo tutti. Ma vuol dire anche che c’è il rischio di speculazioni straordinarie e di abusi. Di questo, però, non si discute. O ancora: diamo in affitto opere d’arte a chi si impegna a restaurarle. Questo vuol dire che chi ha soldi può disporre a piacere del patrimonio artistico. Mi pare renda bene l’idea di come bisogna stare attenti.
Tornando alle elezioni europee, Franceschini sta facendo una campagna agguerrita per sostenere che l’unico risultato che conta sarà la differenza tra il Pdl e il Pd…
Francamente non mi convince. Devo dire che l’atteggiamento del Pd non mi pare affatto efficace. Confido di più nel riunirsi delle forze emarginate e che rischiano di essere cancellate dalla vita politica attraverso questa mitologia del voto utile. Che mi pare mistificante.
In che senso?
Il problema è se si crede che effettivamente il Pd rappresenti alternativa efficace alla destra berlusconiana oppure se, anche sulla base dell’esperienza passata e recente, si possano avere delle riserve in merito. Credo perciò si possa smentire la mitologia per cui o si vota Pd oppure non serve; credo si possa dubitare dell’utilità del voto al Pd. E mi sembra anche che le differenze tra il Pd e la destra, che verbalmente possono apparire rilevanti, non lo siano altrettanto in sostanza.
Contraddizione ancora più marcata in Di Pietro, che tuttavia fa incetta di consensi…
Questo mi pare anche comprensibile, perché effettivamente si presenta come refrattario a ogni compromesso, al di fuori del sistema di coalizioni oggi esistenti. Il mio tentativo è invece quello di intraprendere una strada diversa anche attraverso il sostegno alla lista comunista, in cui non è questione di ostentare sinistrità, ma di realizzare un metodo e un sistema nuovi. Perché c’è il rischio che forze che occupano ruoli di qualche responsabilità sul terreno locale perdano significato appena trasportate su un binario di maggiore responsabilità, nazionale o anche europeo. A questo proposito l’impegno per l’affermazione della lista comunista mi pare il massimo rischio utile.