di Daniele Nalbone su Liberazione del 3 ottobre 2010
Non è stata una giornata di commemorazione. Almeno non soltanto. E’ stata una vera e propria giornata di lotta quella che ieri si è vissuta per le strade di Messina. A un anno dalla strage di Giampilieri, si è alzato forte il grido della cittadinanza che si batte contro il Ponte sullo Stretto. Un grido che, di fatto, ha aperto quella che possiamo definire la settimana contro le grandi, inutili opere.
Alla cittadinanza dello Stretto, infatti, sabato prossimo (9 ottobre) risponderanno fiorentini e valsusini, tra loro accomunati dalla lotta contro la Tav. I primi, dopo aver partecipato con una delegazione alla manifestazione di ieri a Messina, sfileranno per le strade di Firenze per opporsi al pericolosissimo tunnel che, per ben sette chilometri, passerà sotto una delle più importanti città d’arte italiane. I secondi, invece, parteciperanno a una manifestazione, indetta dai sindaci della Val di Susa e dalla comunità montana, per continuare la strenua lotta contro la Tav. Così, vittime delle grandi opere che devasteranno in maniera irreversibile il nostro già martoriato paese, i comitati di cittadini, da nord a sud, sono uniti in un’unica campagna volta alla cancellazione della Legge Obiettivo e al ritorno ad una vera pianificazione nazionale dei trasporti che “eviti gli sprechi favoriti da questa normativa” denunciano le tre realtà in lotta in un appello comune alla mobilitazione.
E su questi punti, ieri pomeriggio, oltre sei mila persone hanno sfilato a Messina, da piazza Cairoli, il “salotto buono” della città, fino a piazza Unione Europea, sede del Comune: dai sindacati, Cgil e di base, ai partiti della sinistra (Federazione della Sinistra, Verdi, SeL), dalle decine di associazioni ambientaliste a quelle antimafia fino ad arrivare a quel pezzo del Popolo Viola che ha preferito la manifestazione No Ponte al No B-Day 2 di Roma. A pesare, invece, l’assenza dell’Italia dei Valori e quella del Partito Democratico, presente con un solo circolo, quello “Libertà” di Messina.
“Oggi (ieri, ndr) a Messina – racconta Luca Cangemi, segretario regionale del Prc – in strada c’è tutta la Sicilia: dai precari della scuola ai lavoratori portuali; dai disoccupati agli attivisti per la difesa del territorio e contro le mafie. E’ il segno che ad opporsi alla mega speculazione rappresentata dal Ponte, a un anno dalla tragica alluvione di Messina, è un’intera comunità che non accetta il paradosso che, in un territorio in difficoltà come quello siciliano si possa dissipare tanto denaro pubblico”. “L’importanza di questa manifestazione – commentano dalla Rete No Ponte – è quella di aver unificato le battaglie sociali, civili, ambientali che attraversano la Sicilia in un’unica lotta”.
Una lotta dura e proiettata alle prossime mobilitazioni ma che, inevitabilmente, non può non voltarsi indietro e fare i conti con quello che è stato: la notte tra l’1 e il 2 ottobre di un anno fa, infatti, una tremenda alluvione colpì la zona sud di Messina, causando 37 morti e distruggendo il paese di Giampilieri. Ebbene, denunciano dalla Rete, “a parecchi mesi dalle frane che hanno interessato i paesi dei Nebrodi, le aspettative di messa in sicurezza e d’aiuto sono state largamente disattese”. Le prime piogge autunnali, infatti, hanno già messo in ginocchio la zona di Reggio Calabria. Di serie opere di messa in sicurezza del territorio, neanche l’ombra. “Al contrario, però, il progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto ha proseguito un suo iter, un iter stanco, confuso, contraddittorio che, però, costituirà per l’intero territorio meridionale un’ipoteca gravida di devastazioni e di sprechi inaccettabili”.
Basti pensare che già nel novembre del 2007 venne dichiarato lo stato di calamità naturale nella zona sud di Messina a causa di un’alluvione come quella che si sarebbe verificata da là a due anni. Ebbene, la Protezione civile, allora, intervenne stanziando appena 3 milioni di euro per mettere “in sicurezza” tutta la costa ionica del messinese. Per il comune di Giampilieri vennero stanziati la miseria di 800 mila euro. Briciole, confrontate ai 300 milioni di euro, e la stima è al ribasso, che la Protezione civile, con varie ordinanze, ha fatto piovere su La Maddelena per il G8 del 2009, quello degli scandali, poi spostato dal premier, con abile mossa mediatica, a L’Aquila.
Come tristemente noto, due anni dopo un’identica alluvione a quella del 2007 fece 37 morti. Giamplieri venne sepolta sotto fango e detriti. E per quanti pensino che questa sia solo dietrologia, basta riascoltare quanto affermato nelle ore successive all’alluvione del 2007 da Gaetano Sciacca, responsabile del genio civile di Messina: nonostante il genio civile avesse stilato un dettagliato elenco di opere “urgenti e indifferibili” regolarmente trasmesso alla Protezione civile regionale, “nonostante abbia scritto alla prefettura, sollecitato la Regione, insistito presso ogni ente possibile, dai Comuni alla Provincia di Messina, al Genio civile non è mai stato assegnato il minimo finanziamento per mettere mano a quelle opere di consolidamento che avrebbero potuto evitare la tragedia”.