Stamattina davanti alla prefettura di Messina, si è svolto il presidio di protesta contro la guerra in Libia, organizzato dal comitato contro la guerra di Messina formato da Federazione della Sinistra, Partito Comunista dei Lavoratori, Partito Marxista Leninista Italiano e Sinistra e Libertà.
L’evento ha visto la partecipazione di un centinaio di cittadini messinesi, fra cui i ragazzi del il collettivo UniMe in Protesta, con il preciso obiettivo di far conoscere il loro dissenzo verso l’ennesima guerra imperialista, giustificata con il nome di “missione umanitaria”.
“Tutte le “guerre umanitarie” hanno fallito gli obiettivi dichiarati ( tutelare i civili e promuovere la democrazia) mentre hanno realizzato gli obiettivi nascosti: mettere le mani sulle risorse energetiche, mantenere al potere regimi accomodanti” affermano i membri del comitato che invitano la cittadinanza ad aderire alla prossima iniziativa, che si svolgerà insieme al collettivo Unime in protesta, in programma un dibattito sulla guerra previsto per mercoledi 30 marzo alle ore 18.00 presso l’aula autogestita di ex chimica ( rettorato – università centrale, piazza Pugliatti).
Di seguito l’appello del comitato contro la guerra che invita ad aderire i singoli, associazioni, partiti messinesi che sentono l’esigenza di chiedere un immediato cessate il fuoco, di schierasi dalla parte dei negoziati e che ribadiscono sempre il loro no a chi fingendo di esportare democrazia applica solo una nuova colonizzazione.
APPELLO COMITATO CONTRO AL GUERRA MESSINA
Di fronte alla guerra civile che scuote la Libia il compito della comunità internazionale è di adoperarsi per proteggere i civili indifesi e contribuire attraverso l’azione diplomatica a porre fine ai combattimenti. Con i bombardamenti stiamo invece massacrando i civili e inasprendo il conflitto. I paesi militarmente più forti si sono arrogati il diritto, ora e per il futuro, di ergersi ad arbitri delle sorti interne dei paesi più deboli: questo è nuovo colonialismo!
I bombardamenti non servono a sostenere le legittime aspirazioni di quel popolo all’autodeterminazione e alla democrazia, ma per spartirsi le ricchezze di quel paese tra gli Stati assalitori e le multinazionali del petrolio che a questi fanno riferimento. Con un copione ormai logoro si ripropone la retorica ipocrita dell’interventismo “democratico” e della guerra “umanitaria”.
L’Europa e la comunità internazionale sono state complici dei regimi corrotti del Maghreb e poi mute davanti alle loro malefatte. Di nuovo silenzio e complicità accompagnano la sanguinosa repressione delle masse arabe nello Yemen e nel Bahrein. Queste stesse potenze tacciono di fronte ai ripetuti massacri perpetrati da Israele contro il popolo Palestinese.
Tutte le “guerre umanitarie” hanno fallito gli obiettivi dichiarati – tutelare i civili e promuovere la democrazia – mentre hanno realizzato gli obiettivi nascosti: mettere le mani sulle risorse energetiche, ingrassare le lobby degli armamenti, dividersi la torta della ricostruzione, mantenere al potere regimi accomodanti, occupare caselle nel cinico gioco della geopolitica.
L’unica preoccupazione dei nostri governanti è stata sempre e solo quella di contenere e respingere i profughi e di mantenere salde le mani sul petrolio e il gas libico. Oggi attacchiamo il leader di un regime oppressivo che fino a pochi mesi fa accoglievamo con tutti gli onori. L’imbarazzo del nostro governo è evidente. In Parlamento abbiamo assistito a una votazione bipartisan a favore della guerra. Le forze politiche e sociali, i movimenti d’opinione e i rappresentanti istituzionali, che fino a qualche giorno addietro si sbracciavano giustamente in difesa della nostra Costituzione contro gli attacchi del governo, ora fanno carta straccia dell’art. 11, cancellandolo di fatto.
Noi non ci arruoliamo alla guerra, sosteniamo la lotta dei popoli per la liberazione ma al contempo ci opponiamo con forza all’intervento militare occidentale e all’uso delle basi poste sul nostro territorio. Pieno sostegno alla rivoluzione araba (come processo di liberazione dalle potenze occidentali) e alla sua propagazione, contro ogni ingerenza dell’imperialismo, a partire dall’imperialismo italiano: ad un secolo esatto dalla spedizione coloniale di Giolitti in Libia, diremo come allora “Non un soldo per la guerra libica”,”No alla guerra tricolore”. Comunque finirà la guerra, pagheremo un caro prezzo: sia che vinca la coalizione bellica, sia che vinca Gheddafi, chi pagherà più di tutti saremo noi, sia politicamente che economicamente.
Assistiamo a una gravissima regressione culturale: sdoganare la guerra come strumento accettabile della politica. Guerra e umanità sono incompatibili. Un’altra strada è possibile, a cominciare da una mediazione politica/diplomatica che porti all’immediato cessate il fuoco e costringa tutte le parti intorno a un tavolo di trattativa
Facciamo appello a tutti i cittadini, i comitati, i movimenti per una vasta, forte, unitaria mobilitazione contro la guerra.
Aderiscono : Federazione della Sinistra – Partito Comunista dei Lavoratori – Partito Marxista Leninista Italiano – Sinistra e Libertà