di Stefano Vinti, Capogruppo PRC Regione Umbria e Segretario regionale su umbrialeft.it
Inaccettabile la scelta del Governo di porre la fiducia per la conversione del decreto legge n 135/09 che di fatto privatizza la gestione dell’acqua. L’arroganza e la protervia della destra sulla mercificazione di un bene primario quale è l’acqua ha dell’incredibile. Anche pezzi della maggioranza sono critici nei confronti del provvedimento tant’è che per la ventottesima volta il Governo è costretto a porre la fiducia privando, de facto, il Parlamento della possibilità di discutere su un argomento tanto delicato quanto importante.
Accanto alle argomentazioni di principio sulla necessità di mantenere la gestione pubblica dell’acqua e delle reti di distribuzione occorre aggiungere anche quelle legate al costo del servizio. L’obbligo, per le società di gestione miste, di inchiodare la quota pubblica al di sotto della soglia del 30% la dice lunga sulle intenzioni della destra che punta a far diventare il bene comune per eccellenza fonte di profitto per pochi speculatori a discapito dei costi e della qualità del servizio. Mutuando un celebre slogan “la pagheremo cara la pagheremo tutta”. Tutta la società civile non può rimanere insensibile a questo schiaffo all’universalità dei diritti fondamentali che scarica gli effetti di una imposizione scellerata sugli utenti impotenti senza nemmeno la possibilità di far valere nelle sedi istituzionali le loro ragioni.
Rifondazione Comunista sarà ferma nel contrastare la privatizzazione dell’acqua che non esitiamo a definire disegno eversivo nel merito e nei metodi adottati per la sua approvazione. Saremo in piazza accanto ai movimenti per dire no al colpo di mano di Berlusconi cosi come ci siamo impegnati per la raccolta delle firme necessarie alla presentazione della legge per la ripubblicizzazione di tutti i settori che nel passato erano stati oggetto di esternalizzazioni. Quella delle ultime settimane però mostra come la politica – zerbino dei grandi potentati economici stia facendo un salto di qualità sul piano delle liberalizzazioni selvagge con la determinazione di chi è pronto a passare sopra tutti e tutto pur di garantire profitti anche in ambiti da cui il mercato deve rimanere estraneo.
Una vergogna, contro la quale chiediamo alla Regione Umbria tutte le iniziative esperibili in ogni sede competente per fermare l’ennesimo atto del Governo Berlusconi a favore di pochi e a danno di tanti.