Ci lasciava oggi, nel 1978, Peppino Impastato, ucciso dalla mafia e ritrovato cadavere sulla ferrovia Palermo-Trapani. Agli inizi si attribuì la morte ad un suicidio o a un attentato, ma l’ipotesi venne subito ritrattata grazie al lavoro svolto dai Carabinieri con la madre Felicia ed il fratello. Purtroppo però solo dopo poco più di 20 anni si scoprì chi era l’effettivo carnefice.
Peppino fu un uomo che ebbe il coraggio di ribellarsi, dapprima alla sua realtà familiare, legata ad ambienti mafiosi, e poi alla realtà socio-politica del suo paese d’origine, Cinisi, sempre più dominata dalla piaga mafiosa.
La prova più lampante dei suoi intenti è stata la fondazione di Radio Aut, dove con la sua satira non risparmiava nessuno. Celebri gli sketch contro la politica corrotta della sua città, ribattezzata come “Mafiopoli” e capeggiata da ”Tano Seduto”, ossia il boss Gaetano Badalamenti, condannato come mandante dell’omicidio nel 2002.Ma Peppino non si fermò solamente a ciò. Era un compagno come noi, iscritto a Democrazia Proletaria e che vedeva nella lotta alla mafia la lotta al capitalismo. Voleva cambiare davvero le cose, senza voler passare per un eroe, ma semplicemente rimanendo un comune cittadino come tantɜ, e in quanto tale riteneva necessario che solo formando una comunità di cittadinɜ pensantɜ e responsabilɜ si potesse sconfiggere la mafia.
E ancora oggi, a gran voce, ricordando i suoi insegnamenti durante il triste anniversario della sua morte, sentiamo la necessità di costruire una comunità attiva e responsabile per sconfiggere mali come questo e urliamo a gran voce ciò che lui ribadiva, inascoltato, anni fa: “La mafia è una montagna di merda!”