su “La Sicilia” del 27 aprile 2012
Dieci anni fa, il 26 aprile 2002, scompariva prima di compiere trentanove anni, Salvo Basso. Poeta maturo e riconosciuto, assessore e vicesindaco del comune di Scordia, infaticabile organizzatore di cultura e partecipazione, Salvo fu protagonista di una stagione breve ma straordinariamente intensa e feconda d’impegno, di passioni, di progetti.
Ritornare a riflettere su quella stagione non è solo un doveroso omaggio a una figura intellettuale (nel senso più pienamente gramsciano del termine) tra le più significative della nostra terra. E’ anche una grande occasione di ricavare indicazioni preziose per l’oggi e per il domani.
Nell’attività vasta e multiforme di Salvo è possibile trovare un filo conduttore nell’investimento rivolto verso la cultura, nelle sue forme più diverse, come grande fattore di trasformazione.
In quest’orizzonte di senso rappresentato dalla cultura, si esaltavano le qualità specifiche di Salvo Basso: un’enorme generosità personale e intellettuale, un sapere vastissimo incessantemente alimentato e continuamente riorganizzato (di cui è testimonianza la sua vastissima biblioteca), una curiosità e una sensibilità straordinarie che affascinavano interlocutori diversissimi e rendevano la comunicazione immediatamente produttiva.
Questo straordinarie capacità le ritroviamo nelle sue poesie, nei suoi scritti ma anche, in stretta coerenza, nelle intuizioni, scelte ed esperienze che caratterizzarono la sua attività pubblica.
Salvo Basso fu innanzitutto un formidabile costruttore di reti culturali. Le frontiere municipali, provinciali, regionali, così come quelle accademiche o disciplinari non erano per lui muri ma divenivano zone di contatto, occasioni di dialogo e relazioni.
Salvo combatté con le parole e con le opere ogni forma di chiusura provinciale, trasformò Scordia in un punto di riferimento culturale importante con manifestazioni di grande significato ma con lo stesso impegno inventò e promosse iniziative in ogni parte della Sicilia e dell’Italia.
In questi dieci anni abbiamo sentito drammaticamente l’assenza di questa capacità di Salvo Basso di unire sotto il segno della cultura. Grandi risorse e potenzialità sono disperse e ammutolite dal particolarismo, le politiche pubbliche sono rinsecchite e assumono spesso caratteri regressivi, i territori sono vissuti come recinti e non come spazi in cui coniugare identità e differenze. Eppure proprio in questa fase storica un grande investimento sociale e civile sulla cultura sarebbe indispensabile. Ricordare Salvo è per noi anche un impegno a riprendere quella strada che lui indicò e percorse fino all’ultimo giorno.
Luca Cangemi