siamo corpi desideranti e non segmenti di consumo!
alcune riflessioni, nel giorno dell’europride
di Alberto Rotondo
Oggi Roma ospiterà l’Europride: migliaia di corpi sfileranno nella splendida cornice della capitale, per ricordare come, ancora nel 2011, in molti Paesi del mondo sia ancora perseguitato chi non chiede altro se non di esprimere liberamente i propri desideri e la propria voglia di amare, per condannare ancora una volta l’odiosa piaga dell’omo-transfobia e per denunciare il ritardo politico italiano e rivendicare i diritti fondamentali negati a centinaia di migliaia di lesbiche, gay e trans.
L’appuntamento di oggi coincide con la diffusione sul web di una terribile notizia: Amina, donna lesbica e blogger siriana, è stata rapita da un gruppo di uomini armati che si suppone far parte delle milizie del partito Baath al potere in Siria. Ce ne dà conto Ranja, sua cugina, interpretando il dolore della famiglia e delle migliaia di persone che seguivano le pagine del suo blog A GAY GIRL IN DAMASCUS.
Amina è una donna coraggiosa che ricorda  ai suoi compagni in lotta e a noi tutti, che per fare la rivoluzione  non basta abbattere un potere violento e tirannico, quello rappresentato in Siria dall’autocrazia di Assad. Amina è una lesbica orgogliosa che conosce bene la repressione esercitata da un altro potere, ugualmente odioso e persino più difficile da combattere: esso è diffuso capillarmente in tutti gli ambiti sociali, è un boa constrictor che soffoca nelle sue spire il più autentico e non mediato desiderio umano: il desiderio di amare. Ne è “portatore sano”, perché legittimato dalla tradizione, l’intero corpo sociale. Si manifesta in molti modi  e si avvale di un vasto apparato tecnologico per esercitare la  sua potenza repressiva; ha a disposizione mille linguaggi e mille retoriche: parla  il linguaggio brutale del boia che stringe il cappio, il linguaggio forbito di tanti teologi di istituzioni religiose, il linguaggio “scientifico” degli psichiatri e dei guaritori da strapazzo, il linguaggio ipnotico delle reclame commerciali, il linguaggio volgare delle barzellette e il linguaggio violento dei bulli.
Amina ci ha mostrato un volto diverso della rivoluzione dei gelsomini che sta sconvolgendo il mondo arabo. Ma credo che la sua vicenda interpelli fortemente ciascuno di noi, abitanti del cosiddetto mondo libero, e mai veramente liberato.
Quanto è misera la nostra libertà, se si riduce alla scelta di questo o quel bene di consumo …
I corpi si sono trasformati essi stessi in merci. Corpi in mostra nelle vetrine virtuali delle chat o nel rifugio sicuro delle discoteche e dei club privati. Corpi che devono sempre mostrare la loro vitalità, la loro bellezza e la loro giovinezza, per sollecitare l’atto di acquisto e di consumo.  Corpi modellati e stravolti dall’imperativo categorico della nostra triste contemporaneità: essere sempre all’altezza, pronti, scattanti, competitivi.
Svolgo queste riflessioni con amarezza.
Quest’anno a Catania non si terrà il corteo del Pride. Per molti di noi si trattava di un appuntamento fisso: un modo per colorare la città della nostra presenza, vivace, libera provocatoria, plurale e differente.  Un momento di dibattito pubblico forte e un elemento fondamentale della nostra pratica politica.
Alcune persone, invece, si sono ritrovate davanti all’IKEA e al supermercato IPERFAMILA: mi riferisco al flash-mob di sostegno al colosso scandinavo del mobile, dopo le polemiche sul manifesto con cui ha promosso l’apertura a Catania, e a un flah-mob, tra il politically correct e il pubblicitario, organizzato da Arcigay per l’inaugurazione di un nuovo supermercato. Anche gay, lesbiche e trans finiscono col disertare le piazze delle nostre belle città per affollare i centri commerciali!
La campagna pubblicitaria di IKEA è stata una campagna intelligente: gli esperti di marketing hanno semplicemente registrato come a Catania negli anni si sia formata una comunità lgbt assai vasta e ben inserita nel tessuto sociale cittadino. Catania si è trasformata negli anni in una sorta di Mecca Gay del meridione di Italia attirando centinaia di persone da tutto il mondo.
Ma le strategie di marketing di una multinazionale (scimmiotatte anche da un ipermercato locale), per cui non siamo corpi desideranti ma segmenti di consumo, sono altra cosa rispetto alle lotte di liberazione.
Ricordiamocene, con il pensiero rivolto ad Amina e con lo sguardo rivolto al futuro !