Intervista a Domenico Lucano, sindaco di Riace

di Stefano Galieni su Liberazione del 23 settembre 2010

«In fondo noi di Riace e voi di “Liberazione” siamo una metafora del presente. Siamo esperienze di resistenza che tentano di mantenere l’utopia di una sinistra che oggi ancora non c’è». A parlare è Domenico Lucano, dal 2004 sindaco di Riace, paesino della Locride un tempo noto soprattutto per gli splendidi bronzi riemersi sulle sue coste, ora esempio concreto di come far diventare l’accoglienza, l’asilo politico, il turismo compatibile, la lotta alla criminalità e alla speculazione elementi di valorizzazione. Chi ha impattato più di 10 anni fa nella carica emotiva e nell’intelligenza politica di Domenico non si stupisce. Riace è ancora un paese di emigrazione, le coste della sua “marina” sono state devastate da costruzioni incompiute, la parte a monte (Riace Superiore) era condannata allo spopolamento. Sembrava il sogno di pochi utopisti, restaurare vecchie case, ospitarci profughi entrare nei progetti per l’asilo e realizzare dal basso forme di solidarietà e di accoglienza non fondate sulla carità:«Le persone non sono stupide come ci fanno credere – continua Domenico – hanno vissuto l’arrivo di kurdi, palestinesi, afghani come una questione anche politica, hanno riconosciuto il diritto alla libertà e alla pace per cui questi uomini e queste donne sono fuggiti e questo ha portato a non avere mai reali conflitti». All’inizio una associazione “Città Futura”, poi l’impegno in politica senza perdere di vista i bisogni delle persone e una ricostruzione dell’identità del paese degli antichi edifici del borgo e degli antichi mestieri, col risultato che migliaia di persone, hanno cominciato a visitare con continuità Riace e a goderne della ospitalità. Dal 2004 Domenico Lucano è sindaco, due elezioni vinte malgrado un appoggio forse non sufficiente di gran parte delle forze politiche della sinistra, per arrivare ad oggi.«Ora ospitiamo circa 200 persone, provenienti da Iraq, Palestina, Corno D’Africa, Afghanistan – dice il sindaco – La giunta regionale precedente ha emanato una bella legge per l’accoglienza partendo dalla nostra storia, ma poi concretamente non ha fatto molto. Il presidente della Regione che c’è ora, Scopelliti, proveniente dalla destra estrema, non ha mai accettato un incontro. Nel frattempo in Italia sono passate leggi terribili. Mi capita di andare al Nord e di vedere manifesti contro gli immigrati, ordinanze assurde e penso che chi amministra lì in realtà odi la vita intera e le persone». Domenico Lucano lega la sua esperienza personale e collettiva ad un contesto più ampio di Riace: «La sinistra disperata e immaginaria che dobbiamo ricostruire passa per una ricostruzione di spazi democratici in cui si mettano al centro i richiedenti asilo, i diritti delle fasce più deboli, la lotta sociale alla criminalità organizzata, ma anche per spazi di controinformazione. Per questo quando mi domandate del destino di “Liberazione” posso solo dire che bisogna aiutarci a resistere. Voi siete stati i primi a dare spazio alla nostra esperienza solidale, una volta ci avete anche dato la prima pagina. Questo in un mondo in cui sembra che le cose importanti sembrano essere altre. Come possiamo non sentirci al vostro fianco?». Domenico Lucano è stato nominato, unico italiano fra i 23 finalisti, del “World Mayor Prize”, il premio per il miglior sindaco del mondo, la cui raccolta si chiude in queste ore, a cui concorrono anche il sindaco di Città del Messico e quello di Mumbay. L’esperienza di Riace è uscita dalla dimensione italiana anche grazie al “corto” Il Volo, realizzato dal regista tedesco Wim Wenders che si è innamorato di questo paesino di 4000 abitanti e dei suoi vicoli. Domenico, Mimmo per gli amici non accetta di pensarlo come un risultato individuale. «Sono passati, siete passati in tanti a Riace a portare un contributo, a offrire uno spunto, penso a compagni che non ci sono più come Dino Frisullo che mi ha insegnato a guardare con lo sguardo degli ultimi a compagni che malgrado gli anni hanno continuato a resistere, qui materialmente o tentando di mantenere questa idea nobile della politica nei posti in cui vivono». Mimmo si è trovato ad affrontare anche molti problemi: una famiglia serba, madre e 6 minori era stata mandata a Bolzano, uno dei Comuni più ricchi d’Italia per inserirsi. Li hanno rimandati a Riace, uno dei Comuni più poveri dove, anche se i bilanci sono magri, li hanno ripresi. Questa estate i 40 bambini -28 migranti – di Riace sono stati portati al mare tutti i giorni con un pulmann, lo hanno ritenuto un dovere fondamentale. «Sapevamo di essere da soli – dice il sindaco – e ogni tanto ci prende anche lo scoramento ma poi ci si accorge che a voler costruire esperienze positive e in controtendenza, a cercarci e ad incontrarsi con noi, sono, siete in tanti e allora significa che vale la pena continuare a lottare. Io vengo dalla sinistra estrema, da Lotta Continua e dall’Autonomia, e credo che chi come noi vuole cambiare il mondo abbia gli anticorpi necessari per non farsi corrompere dalle istituzioni, dai poteri collusi che in queste zone cercano di comandare tutto. Giornali come Liberazione danno anche un senso a queste nostre piccole resistenze, le fanno giungere in tutto un Paese, fanno riflettere, permettono di relazionarci e di non restare isolati. Per questo dovete assolutamente continuare a vivere e a parlare, come fate di rifugiati e di migranti, di razzismo e di accoglienza, della ricchezza che nasce dall’incontro e dell’odio che nasce dall’egoismo, di lavoro e di bisogno di cambiare il mondo. Siete importanti più di quanto crediate».