Enna, 10/11/2012 – L’indicazione fondamentale che viene dalle elezioni regionali siciliane è la perdita di credito dei cittadini e delle cittadine verso la classe politica che attualmente regge il Paese.
Negli ultimi vent’anni si è assistito in Italia ad un enorme trasferimento di ricchezza dal reddito al profitto, vale a dire che notevoli quantità di soldi sono usciti dalle tasche dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e sono andati alle imprese; le indagini statistiche, del resto, fotografano una impietosa realtà, in cui il 20% delle famiglie più ricche detiene quasi il 40% del reddito nazionale. L’assenza di mobilità sociale e la profonda divaricazione tra ricchi e poveri sono l’evidente risultato delle ricette neo-liberiste pedissequamente seguite da tutte le forze politiche che si sono alternate alla guida del Paese nella “seconda Repubblica”.
Il governo Monti, sostenuto dal PD e dal PdL, ha inaugurato una stagione costituente che mette a serio rischio i fondamenti democratici sanciti dalla Carta Costituzionale. Difatti, mantenendo immutata la politica economica seguita fino ad oggi, ha assunto per intero il punto di vista delle banche e sancito questa come strada maestra, inaugurando politiche di massacro sociale intentate persino dal governo che l’ha preceduto.
I provvedimenti sull’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e sulle pensioni, la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio e la “spending review” non sono incidenti di percorso, ma punti politici chiari su cui, secondo i poteri forti, deve articolarsi la politica economica dei prossimi anni. Dopo Monti, insomma, ancora Monti.
Per contrastare l’ipoteca messa dai potentati economici sul nostro Paese serve quindi una soggetto politico che metta in discussione il verbo liberista ed il suo volto austero rappresentato dal montismo; un soggetto il cui profilo sia qualificato dall’opposizione sociale e politica di oggi e che sia vocato alla fuoriuscita dalla crisi economica attraverso un rafforzamento delle politiche di welfare. Occorre, insomma, una nuova soggettività radicale e alternativa al quadro politico esistente, che si costruisca attraverso processi di partecipazione civile e dal basso, il cui orizzonte programmatico sia incardinato su politiche neo-keynesiale di ampliamento (e non, quindi, di riduzione) della spesa; le sole che, favorendo l’immissione di moneta sul mercato, dando ai cittadini soldi da spendere, possono costituire il volano della ripresa economica e il primo passo per l’abbattimento delle disuguaglianze sociali. Occorre, per essere chiari, una forza autenticamente di Sinistra, rappresentativa dei diversi corpi sociali colpiti dalla crisi e in grado di fornire al disagio sociale crescente una risposta chiara e credibile che parta da due presupposti: l’anti-liberismo e l’anti-montismo.
Per queste ragioni come Rifondazione Comunista aderiamo all’Appello “Cambiare si può. Noi ci siamo!”, lanciato da 70 intellettuali e artisti che in appena due giorni ha già raccolto l’adesione di oltre duemila cittadini. Siamo infatti convinti che non sia più rinviabile la costruzione di una lista della Sinistra di alternativa da presentare alle elezioni politiche del 2013 in autonomia dalle forze politiche che hanno portato il Paese in questo stato e in grado di parlare un linguaggio non demagogico e populista, più consono ai giullari di corte che, in quanto tali, deridono il sovrano/sistema per non abbatterlo, piuttosto che ad una soggettività che si ponga il tema della trasformazione della società.
Carmelo Albanese, Comitato Politico Regionale PRC – Sicilia