di Salim Lamrani
Dopo l’elezione di Raul Castro a presidente della Repubblica, la stampa occidentale è stata prolissa in materia di cambiamenti avvenuti a Cuba e ha osannato un’eventuale liberalizzazione dell’economia dell’isola (1). Ma questa materia è stata trattata, com’è usuale nei confronti di Cuba, in modo superficiale ed erroneo.

Le restrizioni che erano vigenti fino ad ora, circa l’acquisto di apparati elettrici e telefoni cellulari o l’accesso agli hotel, avevano spiegazioni razionali, ma le multinazionali dell’informazione non lo hanno certo spiegato. Ai primi dell’anno, poco dopo la decisione di Fidel Castro di non presentarsi alla rielezione, vi è stato un intenso dibattito con l’obiettivo di migliorare il socialismo cubano che ha coinvolto tutta la popolazione, dibattito che ha prodotto 1,3 milioni di proposte.
Gli elettrodomestici
I media hanno annunciato con squilli di tromba che i cubani erano liberi di acquistare apparati elettrici e elettrodomestici, facendo intendere che n’era proibita la vendita (2). La realtà è ben diversa. La vendita di quegli articoli non è mai stata proibita a Cuba, a parte alcuni prodotti informatici e altri di grande consumo energetico (come le cucine elettriche e i forni a microonde) a causa di una fase in cui la produzione di energia elettrica era insufficiente a coprire le necessità della popolazione.
Durante il “periodo especial” cominciato nel 1991, seguito alla disintegrazione del blocco sovietico, Cuba rimase sola di fronte al mercato internazionale e dovette fare fronte alla scomparsa di più del 80% del suo commercio estero, otre alla recrudescenza dell’implacabile aggressione economica statunitense. In quel contesto estremamente difficile, l’isola caraibica è stata colpita da grandi penurie, specie in materia energetica, che causava lunghi black-out. In quella fase le autorità vietarono la vendita di apparati elettrici divoratori di energia. Quelle restrizioni erano totalmente giustificate. Sarebbe stato irresponsabile procedere in modo diverso, perché il sistema energetico sarebbe collassato.
Grazie all’ingegno dei cubani, agli sforzi sostenuti dalla popolazione e ai nuovi rapporti commerciali con paesi come Venezuela e Cina, ora Cuba dispone di un’economia più forte ed è riuscita a risolvere il problema energetico. Grazie alla “Rivoluzione energetica” lanciata nel 2006, che ha permesso di sostituire le lampadine e i vecchi frigoriferi, ventilatori e altri apparati elettrici con prodotti più moderni e a basso consumo, milioni di cubani hanno beneficiato di tutta una gamma di nuovi elettrodomestici a prezzi scontati dallo Stato, ovvero, per mezzo di un abbassamento del prezzo di mercato.
Adesso il risparmio d’energia permette di soddisfare le esigenze della popolazione, il che spiega l’eliminazione delle restrizioni circa l’acquisto di nuovi elettrodomestici, computer e video. Così i cubani ora hanno accesso ad una maggiore gamma di beni di consumo.
Quindi, le limitazioni si spiegavano soltanto per un fattore d’ordine economico, in pratica per la carenza di produzione d’energia.
La stampa occidentale non si è presa il disturbo di affrontare questi argomenti. I media si sono affrettati a sottolineare, a ragione, che molti cubani non potevano accedere all’acquisto di merci a prezzo di mercato a causa del costo elevato rispetto al loro salario, relativamente modesto vigente a Cuba.
Nonostante, in realtà, il problema riguardi la maggior parte della popolazione mondiale che vive in povertà, e le cui prime preoccupazioni non sono mica l’acquisto di un lettore DVD o di un microonde, ma di riuscire a mangiare tre volte al giorno, avere accesso alla sanità e all’educazione, angustie inesistenti a Cuba.
Secondo l’ultima relazione dell’ONU per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) sull’insicurezza alimentare nel mondo, 854 milioni di persone in tutto il pianeta, di cui nove milioni nei paesi industriali, soffrono di denutrizione (3).
Nel continente americano solo tre paesi hanno raggiunto gli obiettivi della Conferenza Mondiale sull’Alimentazione del 2015: Cuba, Guyana e Perù (4).
Secondo l’UNESCO, un adulto su cinque nel mondo è analfabeta, cioè 774 milioni di persone, di cui 74 milioni di bambini, non hanno scuole (5).
Secondo l’UNICEF, ogni giorno più di 26.000 bambini muoiono di fame o di malattie curabili, cioè 9,7 milioni ogni anno (6). Nessun cubano ne fa parte.
Le multinazionali dell’informazione eludono sempre la visione della realtà cubana a confronto con la realtà latinoamericana e del Terzo Mondo, perché sarebbe edificante.
I cellulari
A Cuba è stato ampliato anche l’accesso al cellulare, per diverse ragioni (7).
La prima è d’ordine economico, la seconda d’ordine tecnologico. Nel mondo occidentale l’accesso al cellulare si è massificato in tutto il mondo occidentale negli anni 90’.
In quell’epoca Cuba aveva altre priorità. Si trattava di affrontare problematiche relative all’alimentazione, al trasporto e alla casa. Ora, la questione alimentazione è risolta e quella del trasporto è in via di soluzione, soprattutto grazie all’importazione di molti autobus cinesi.
Quanto alla casa, invece, il problema è ancora aperto. Non si tratta certo di una specificità cubana, è la stessa realtà di una qualunque città del primo mondo, come a Parigi, ma con una differenza: a Cuba si tratta di una carenza dovuta alle sanzioni economiche statunitensi che impediscono la costruzione di 100.000 abitazioni aggiuntive l’anno, mentre i parigini devono affrontare un’assurda aberrazione. Infatti, più di 100.000 abitazioni di proprietà delle classi agiate, sono vuote mentre 100.000 famiglie stanno cercando un tetto. Nonostante esista una legge che permette alle autorità di fare delle requisizioni, non la applica mai nessuno.
A Cuba i cittadini non accetterebbero mai uno scandalo del genere (8).
In Francia, secondo il Ministero della Casa, 1,6 milioni di persone vivono in case senza bagno o doccia. Più di un milione di francesi sono alloggiati in “situazioni di sovraffollamento accentuato”, 550.000 persone vivono in pensioni (tra cui 50.000 bambini), 146.000 in caravan e 86.000 sono “senza tetto” e vivono per la strada. Circa due milioni di abitazioni in Francia sono vuote, di cui 136.554 solo a Parigi.
Un’altra aberrazione: soltanto 32.000 alloggi a Parigi pagano la giusta tassa sulla casa vuota, mentre dovrebbero pagarla più di 136.000. Ma le autorità preferiscono chiudere gli occhi (10).
Tornando al cellulare, il secondo ostacolo era di ordine tecnologico (ancora in vigore per accedere ad Internet, perché Washington impedisce a Cuba di connettersi al cavo in fibra ottica sul fondo dello Stretto della Florida). Cuba dispone di una connessione satellitare limitata, che per di più è molto costosa. Ecco perché l’accesso al telefono cellulare era stato limitato.
Con il miglioramento della situazione economica l’offerta si è ampliata a tutta la popolazione, anche se le tariffe continuano ad essere molto elevate. Il cellulare, sebbene molto diffuso in Occidente, continua ad essere un lusso per molti abitanti del pianeta.
Gli hotel
Anche in merito agli hotel i media hanno dato prova della solita parzialità. Fino al 1 aprile del 2008 non era proibito l’accesso agli hotel di lusso, come sostiene la stampa occidentale, ma solo limitato. La spiegazione è di ordine sociale ed economico.
Negli anni 90’ la ricomparsa di un fenomeno sradicato quando trionfò la Rivoluzione stava impensierendo le autorità: la prostituzione. Per affrontare il problema sorto dalle difficoltà in cui versavano i cubani, il governo decise di limitare l’accesso della popolazione alle infrastrutture turistiche. Grazie al lavoro degli operatori sociali e al miglioramento della situazione economica, questo fenomeno sociale si è sostanzialmente attenuato.
La seconda spiegazione è di ordine economico. Con lo sviluppo vertiginoso del turismo a partire dagli anni novanta, la struttura alberghiera cubana divenne insufficiente per accogliere contemporaneamente cubani e stranieri. Le autorità privilegiarono gli stranieri, soprattutto in alta stagione, per ragioni economiche.
La stampa occidentale ha profuso i dati sui costi proibitivi per il cubano medio. Secondo l’Associated Presss, sono ben pochi i cubani che possono pagare un pernottamento da 173 dollari all’hotel “Ambos Mundos” (quattro stelle) dell’Habana Vecchia, uno degli hotel più prestigiosi della capitale, caro a Ernest Hemingway (11). Ha ragione. Ma si dimentica che l’accesso ad un hotel prestigioso è un lusso per tutti gli abitanti del Terzo Mondo e per buona parte di quelli che vivono nei paesi sviluppati. A titolo di confronto, per esempio, quanti francesi possono pagare un pernottamento da 730 euro (la meno costosa) al Ritz (cinque stelle) di Parigi?
Liberalizzazione economica?
Queste riforme portano ad una certa liberalizzazione dell’economia cubana? (13).
Sarebbe un errore crederlo. Si deve ricordare che negli anni 80’ i cubani avevano accesso ai beni di consumo in abbondanza, si tratta semplicemente della sospensione delle restrizioni che non avevano più ragione di essere. Altre dovrebbero seguire rapidamente. Il governo, per esempio, ha deciso di affittare terreni incolti a piccoli produttori privati per aumentare la produzione agricola, in un momento in cui i prezzi degli alimenti sono cresciuti in modo vertiginoso (14).
I veri cambiamenti a Cuba sono avvenuti nel 1959, e da allora c’è stata una costante evoluzione e nel dibattito interno. La critica, del resto, è costante, e per comprenderlo basta dare uno sguardo alla stampa nazionale per convincersene, in particolare leggendo Juventud Rebelde e Trabajadores, sempre incisivi. Tra gli alti dirigenti c’è una volontà politica, innegabile, di suscitare il dibattito.
La stessa figlia di Raúl Castro, Mariela Castro, sessuologia che difende i diritti delle minoranze gay e lesbiche, si è dichiarata a favore del socialismo, ma con meno proibizioni (15).
Ma i media fingono che questa realtà non esista.
Al contrario di quanto pretendono – e sperano- Washington e l’Unione Europea, i cubani non torneranno ad un’economia di mercato, ma continueranno a lavorare per la costruzione di un socialismo moderno, più giusto e razionale.
Note
(1) Will Weissert, «Raul’s Reforms May Strengthen Communism», 2 de abril de 2008.
(2) Will Weissert, «Castro Reforms: Dvd’s, Farms for Cubans», The Associated Press, 2 de abril de 2008.
(3) Organisation des Nations unies pour l’alimentation et l’agriculture, L’état de l’insécurité alimentaire dans le monde 2006 (Rome : FAO, 2006), p. 8.
(4) Ibid., p. 17.
(5) Institut de statistique de l’UNESCO, «Alphabétisme», 9 de abril de 2007. http://www.uis.unesco.org/ev.php?URL…RL_SECTION=201 (sitio consultado el 15 de abril de 2008).
(6) UNICEF, La situation des enfants dans le monde 2008. La survie de l’enfant (New York, décembre 2007), p. 1.
(7) The Associated Press, «Cuban Restrictions Eased By Raul Castro», 2 de abril de 2008, Will Weissert, «Cubanos hacen largas filas para comprar celulares», The Associated Press/El Nuevo Herald, 15 de abril de 2008.
(8) Droit au Logement, «Le logement en chiffres: exclusions et inégalités», 2002. http://www.globenet.org/dal/index.ph…e=SOMMSITUCHIF (sitio consultado el 15 de abril de 2008).
(9) Ministère du Logement, de l’Equipement et des Transports, Questionnaire de la Commission de la Production et des Echanges. Projet de LFI pour 2001 & INSEE, enquête 2001 sur la population «fréquentant les services d’hébergement et les distributions de repas chauds», in Droit au Logement, op. cit.
(10) Droit au Logement, op. cit.
(11) Will Weissert, «Thanks Raul: Cubans Can Stay in Hotels», The Associated Press, 1 de abril de 2008.
(12) Hôtel Ritz Paris, «Tarifs».http://www.ritzparis.com/jump_to.asp…1250&id_lang=1 (sitio consultado el 15 de abril de 2008).
(13) Reuters, «Les téléphones portables désormais autorisés à Cuba», 14 de abril de 2008.
(14) The Associated Press, «Cuba Lends private Farmers Unused Land», 1 de abril de 2008; Andrea Rodriguez & Will Weissert, «Communiste Cuban Solution: Private Farms», 5 de abril de 2008.
(15) Alessandra Coppola, «Socialismo, ma con meno proibizioni», Corriere della Sera, 27 de marzo de 2008.
Salim Lamrani è professore, scrittore e giornalista francese, specialista in relazioni tra Cuba e Stati Uniti. Ha pubblicato vari libri: Washington contre Cuba (Pantin: Le Temps des Cerises, 2005), Cuba face à l’Empire (Genève: Timeli, 2006) y Fidel Castro, Cuba et les Etats-Unis (Pantin: Le Temps des Cerises, 2006). Acaba de publicar Double Morale. Cuba, l’Union européenne et les droits de l’homme (Paris: Editions Estrella, 2008).
[email protected]
Traduzione per Rebelion di Caty R.
da rebelion.org – www.rebelion.org/noticia.php?id=66234, Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR