di Antonio Marotta, Segretario del Prc siciliano su Ombre Rosse, settimanale comunista on line (controlacrisi.org)
Oggi in Sicilia si apre una nuova prospettiva, una condizione straordinaria e forse unica per poter segnare una profonda discontinuità con le politiche devastanti degli ultimi dieci anni, dei governi Cuffaro e Lombardo. Il quadro politico siciliano fa registrare una significativa frantumazione e disgregazione del centro destra e una forte subalternità del Pd alle forze di centro, in netta continuità con le politiche nazionali di sostegno al governo Monti e di proposta volta a costruire l’accordo fra forze cosiddette “progressiste” e “moderate”.
Il disegno politico del Pd in Sicilia, però, oggi in parte frana segnando una battuta d’arresto rispetto al quadro nazionale, non riuscendo infatti nel suo obiettivo primario, ovvero quello di posizionare nella stessa coalizione sia Sel che l’Udc.
Il centrodestra si presenta diviso in due tronconi, da una parte il candidato presidente Musumeci , uomo della Destra di Storace, sostenuto dal Pdl e dal Pid di Saverio Romano, dall’altra Gianfranco Miccichè alla guida dell’Mpa con Fli e Grande Sud. La frattura della destra è frutto di uno scontro interno, dovuto alla lotta di potere per la gestione della macchina e della spesa regionale, che ha visto, nell’ultima fase della legislatura, prevalere il governatore Raffaele Lombardo supportato dal Pd.
Un Pd che però non ha mai assunto il ruolo di forza determinante per la rottura del quadro precedente, ma sempre di forza subalterna all’Mpa e dei centristi, mosso solo dalla spasmodica ansia di entrare nella cosiddetta “stanza dei bottoni“ regionale. Neanche le gravi vicende giudiziarie che hanno colpito Lombardo, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa per voto di scambio, hanno indotto il Pd a rescindere il legame con l’Mpa. Solo nell’ultima fase, lentamente, in ritardo e con grossi contrasti interni, almeno formalmente, il PD decide di svincolarsi dal governo siciliano.
Di contro matura sempre di più in Sicilia la consapevolezza della necessità di costruire un fronte alternativo, un polo della sinistra, una coalizione che sappia e possa contrastare la linea di subalternità agli interessi economici della borghesia mafiosa, al rovinoso connubio fra poteri forti e pratiche clientelari, all’utilizzo improduttivo e parassitario delle risorse pubbliche e delle istituzioni, delle forze che occupano il quadro politico siciliano.
Nelle ultime elezioni amministrative si è iniziato a costruire questa prospettiva: segnare una netta alternativa alle politiche della destra ed una opposizione al frontismo centrista e moderato del Pd.
Le comunali di Palermo sono la netta dimostrazione della capacità di imprimere una spinta propulsiva ad una proposta politica che sappia segnare nettamente una discontinuità, in questo caso con la devastante gestione comunale della precedente giunta PDL di Cammarata, ma nel contempo sappia costruire e proporre un programma di alternativa che affronti le grandi questioni: lavoro, diritti e welfare, democrazia e partecipazione, beni comuni. Abbiamo intuito, come Rifondazione Comunista-FdS, la necessità di segnare a sinistra con Idv e i Verdi una linea di demarcazione con le politiche del Pd, che rivendicavano la giustezza della formula del governo regionale e proponevano sotto mentite spoglie una candidatura a sindaco che, per ragioni tattiche, avrebbe dovuto solo nella successiva fase di formazione del governo della città riproporre lo schema regionale. Sinistra e Libertà, in quel contesto, rimaneva subalterna al Pd perché, probabilmente, condizionata dal quadro nazionale.
La entusiasmante vittoria di Leoluca Orlando eletto sindaco della coalizione della sinistra, con oltre il 75% dei consensi, lo straordinario risultato della lista della sinistra per Palermo (Prc-FdS e Verdi) e di contro il minimo storico del Pd palermitano ed il deludente risultato di Sel, hanno dimostrato ampiamente come le aspettative di profondo cambiamento e l’esigenza di un governo di alternativa siano temi presenti nella società.
L’esperienza palermitana dimostra, infatti, che il progetto dell’unità delle forze della sinistra non è una esercitazione retorica ma incarna e rappresenta la volontà di riscatto espressa da grandi masse. Sulla vittoria della sinistra a Palermo si fonda la possibilità di realizzare oggi in Sicilia un più ampio fronte unitario, a cui viene recuperata Sel, fortemente atipico rispetto al quadro nazionale, che riunifica l’intera sinistra siciliana e che comprende, inoltre, anche Altra Storia di Rita Borsellino, movimenti ed associazioni siciliane. La comune convergenza sulla prestigiosa e rappresentativa candidatura di Claudio Fava rafforza ulteriormente la credibilità della coalizione e riunifica le forze di sinistra in un comune progetto e programma di alternativa, in contrapposizione alla candidatura voluta dall’Udc di Rosario Crocetta sostenuta da un fronte composito che va dal Pd all’editore catanese Ciancio. Oggi occorre porsi l’obiettivo di intervenire radicalmente sulle grandi emergenze siciliane, prima fra tutte la lotta alla mafia, ponendosi come forze politiche pronte ad assumere la responsabilità del governo dell’isola per segnare una linea di controtendenza, non solo rispetto al precedente governo Lombardo ma anche alle politiche antipopolari del governo nazionale Monti.
In questo quadro ha assunto una particolare rilevanza la realizzazione della lista della sinistra, da noi fortemente voluta e conquistata, a partire dalla FdS, Sel, Verdi e Altra Storia, costruita non solo per superare lo sbarramento del 5% previsto dalla legge regionale, ma soprattutto per la forte concordanza programmatica e per la condivisa esigenza di costruire e consolidare la prospettiva di una unità di azione della sinistra siciliana, coinvolgendo, inoltre, un ampio fronte di soggetti e movimenti provenienti dalle organizzazioni sociali di base, collocati al di fuori dei partiti.
Il laboratorio politico siciliano ha costruito, quindi, due proposte politiche antitetiche , in forte controtendenza con il quadro nazionale. Da una parte il consolidarsi dell’alleanza esclusiva fra Pd e Udc e dall’altra la costruzione del polo della sinistra d’alternativa unita. La Sicilia svolge ancora una volta il ruolo di anticipatrice di possibili scenari futuri. In questa chiave di lettura le elezioni siciliane assumono una straordinaria valenza di test nazionale, la buona affermazione, se non addirittura la possibile vittoria della sinistra, potrebbe segnare una svolta nel dibattito politico nazionale con esiti oggi non preventivabili.