Giovedì 19 marzo l’onorevole Eleonora Forenza, parlamentare del Gruppo della Sinistra Europea Gue al Parlamento Europeo, eletta nelle liste “L’Altra Europa con Tsipras” ha depositato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione Europea perchè si valutino le condizioni circa le gravi inadempienze delle normative comunitarie da parte della Regione Sicilia e dello Stato Italiano, soprattutto per quanto concerne la protezione della salute umana e la salvaguardia della qualità dell’ambiente. L’ìinizativa nasce a seguito della recente visita che la stessa on. Forenza a Partinico ha tenuto a Partinico e in particolare davanti i cancelli della distilleria Bertolino, dove si è tenuta una conferenza stampa.
DISTILLERIA BERTOLINO di PARTINICO (Palermo, Sicilia, Italia): INQUINAMENTO E VIOLAZIONI NORMATIVE AMBIENTALI – Interrogazione al parlamento Europeo dell’on. Eleonora Forenza del 19/3/2015
Premesso che
– la distilleria Bertolino di Partinico (PA), che ama vantarsi di essere “la distilleria più grande d’Europa”, è un’industria insalubre di prima classe, che secondo le normative ambientali, producendo vapori, gas o altre esalazioni insalubri, dovrebbe trovarsi isolata nelle campagne e, comunque, tenuta lontana dalle abitazioni;
– l’industria in oggetto, invece, si trova in pieno centro abitato, in violazione peraltro anche del PRG del Comune di Partinico che classifica quell’area come D2, dove è autorizzata la realizzazione di impianti industriali o artigianali innocui, ossia quelli che non producono fumo, né esalazioni, né rumori molesti;
– la distilleria, a seguito di ampliamenti iniziati a partire dagli anni ’80, si è sviluppata su un’estensione di oltre sette ettari all’interno del perimetro urbano, attraverso concessioni edilizie e sanatorie definite già nel 1994 dall’ARTA Sicilia (Assessorato Regionale Territorio e Ambiente) “illegittime” e, dunque, da revocare;
– la ditta ha lavorato senza impianto di depurazione fino al giugno del 1993;
– il torrente Puddastri, affluente del Nocella (che finisce nel mare del golfo di Castellammare), dove l’industria scarica il proprio effluente in uscita ha subito (e subisce tuttora anche da altre fonti) un pesante processo di inquinamento, per cui la ditta ha subito già una condanna definitiva nel 1999;
– negli anni 2000 la distilleria ha subito diversi sequestri da parte della magistratura e un processo per diversi capi di imputazione (finiti in prescrizione), collegati alle esalazioni moleste emesse in atmosfera che hanno provocato le reazioni della popolazione. Ancora oggi le vicende giudiziarie non si sono chiuse ed è in corso un nuovo processo;
– la distilleria Bertolino lavora oggi con autorizzazioni scadute come hanno dimostrato ampiamente le vertenze che negli ultimi tempi i gruppi ambientalisti di Partinico hanno dovuto portare avanti. Infatti l’iter dell’istanza di rinnovo dell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera, presentata dalla distilleria Bertolino, ai sensi del Testo Unico Ambientale del 2006, non è mai stato concluso a distanza di 3 anni e 2 mesi da quando è iniziato, nonostante secondo la legge l’A.R.T.A. doveva pronunciarsi entro 120 giorni dalla ricezione della domanda di rinnovo (datata dicembre 2011). E anche a livello di reflui, il rinnovo dell’autorizzazione allo scarico concesso dal Comune di Partinico nel 2014 era irregolare, in quanto concesso in virtù di una normativa remota sostituita dalla recente Autorizzazione Unica Ambientale e, peraltro, senza aver richiesto alla Regione Sicilia il necessario parere;
– la distilleria Bertolino continua a lavorare in virtù di un regime di proroga cui mai viene posto fine, con tutti i vantaggi che ne conseguono per l’azienda e gli svantaggi per la popolazione;
Preso atto che
– l’iniziativa degli ambientalisti ha evidenziato che l’azienda, poiché superava i 50 megawatt di potenza, avrebbe dovuto seguire un iter autorizzativo del tutto differente e molto più pesante e restrittivo, cioè quello dell’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale);
– tale grave inadempienza non è stata sanzionata ed è stata poi “sanata” dalla ditta che, per evitare l’applicazione della normativa più stringente, ha provveduto a porre dei sigilli ad alcune caldaie per tornare al di sotto della soglia prevista dalla legge;
– i disagi, lamentati dai cittadini di Partinico, trovano conferma anche nelle numerose note dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, che già nel 2009 rappresentava “l’utilità di una nuova campagna di monitoraggio al fine di ottenere utili indicatori per l’eventuale inserimento di un limite per gli odori con modifica dei decreti autorizzativi”e che nel 2013 emergevano degli allarmanti rapporti relativi al monitoraggio olfattometrico, dal momento che l’A.R.P.A. attestava che “l’aria intorno allo stabilimento è interessata da immissioni significative provenienti principalmente dalle aree di trattamento e di stoccaggio scoperte dell’attività produttiva” e che “l’area urbana, invece, risente delle ricadute derivanti dal cospicuo valore di portata di odore per secondo emessa dal camino E8 (280.000 Oue/s)”. Di conseguenza l’A.R.P.A. invitava gli enti in indirizzo (ARTA e Comune di Partinico) a “promuovere una revisione o integrazione dei provvedimenti autorizzativi che tenga conto delle criticità relativa alla problematica degli odori”;
Tenuto conto della gravità dell’inquinamento olfattivo di cui ci si può fare un’idea evidenziando, a solo scopo esemplificativo, che la Regione Sicilia impone agli impianti di compostaggio il limite di emessioni odorigine di 300 Oue/m3, mentre dal camino della distilleria Bertolino fuoriescono secondo i dati oggettivi dell’ARPA ben 6700 Oue/m3;
Considerato infine che
– l’insieme di tali gravi violazioni delle normative ambientali, ai danni della salute e della vivibilità dei cittadini di Partinico e delle zone circostanti, oltre a configurare un quadro di complicità e di connivenze delle istituzioni deputate al controllo a partire dalla Regione Sicilia, configurano un evidente violazione delle direttive comunitarie;
Si chiede
– di verificare se le gravi inadempienze delle normative comunitarie da parte della Regione Sicilia e dello Stato Italiano, soprattutto per quanto concerne la protezione della salute umana e la salvaguardia della qualità dell’ambiente, così come sancito dall’articolo 191 del TFUE, sono sanzionabili affinché si interrompa una situazione che rischia di perpetrare gravi danni per la salute e la vivibilità dei cittadini
– se non si ritiene necessario verificare anche a livello di normative comunitarie l’utilità di emettere un’apposita direttiva sul tema del contrasto all’inquinamento odorigeno.