La ricetta per superare la crisi economica. Vertice con Lafontaine

– Vittorio Bonanni, (Liberaione del 07/12)
«Crisi economica: come uscire da sinistra». Questa domanda epocale che i progressisti di tutto il mondo si stanno ponendo in una fase storica che potrebbe mettere la parola fine al dominio del pensiero unico, è stata al centro del dibattito che si è tenuto ieri a Venezia con il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero, il presidente della Die Linke, Oskar Lafontaine e il segretario nazionale della Fiom Gianni Rinaldini. Una conferenza organizzata da Rifondazione comunista ed introdotta da Augusto Rocchi, responsabile economia del partito nella splendida cornice dell’Auditorium Santa Margherita dell’università Ca’ Foscari, a poche ore dalla fine di un convegno dedicata ai diritti umani e alla libertà religiosa. Quasi un passaggio del testimone tra chi, i modi diversi affrontando tematiche diverse, si preoccupa del futuro di una umanità sofferente.
«Non è affatto scritto – ha ammonito Dino Greco, coordinatore del dibattito ed esponente della Cgil a Brescia – che si esca da questa crisi fatalmente con il crollo del sistema capitalistico. Ma una cosa è certa: si è passati bruscamente dalla mitologia capitalistica, dalla fine della storia e dal pensiero unico, verso un’idea o critica maturata di fronte ad una distruzione immane di forze produttive, con un aumento conseguente delle disuguaglianze e della povertà». Inevitabile, se a curare queste malattie saranno gli stessi che le hanno provocate, che se ne uscirà con una ulteriore subalternità del lavoro e un più forte impoverimento. Per queste ragioni la sinistra potrà giocare un ruolo forte se saprà mettere in campo una “proposta altra” e se saprà mettere in discussione luoghi comuni dei quali è stata lei stessa vittima. Per Gianni Rinaldini si tratta di «una crisi sconosciuta dal dopoguerra in poi. A partire da dicembre andremo incontro ad una gelata dell’apparato produttivo che segnerà buona parte del 2009 e forse del 2010. E ad una situazione sociale che nei prossimi mesi diventerà pesantissima con possibili frantumazioni e divisioni all’interno degli stessi lavoratori». Quello che manca – ha ammonito il sindacalista – è un’idea di sistema alternativo a quello uscito dalla Seconda guerra mondiale costruito sul ruolo degli Stati Uniti e del dollaro». «E oggi – ha sottolineato Rinaldini – non mi pare sia in campo una forte iniziativa di cooperazione a livello internazionale. Non c’è dubbio che il fatto che la sinistra si faccia portatrice di un’idea nuova dal punto di vista dei processi economici e quindi di un modello di sviluppo alternativo a quello attuale e l’esigenza che abbiamo ma che allo stato attuale non c’è». Di fronte a questo quadro allarmante il ritorno di un intervento pubblico, soprattutto per limitare il disagio sociale e aumentare il potere di acquisto dei salari non è più rinviabile e questa deve essere una delle idee portanti della sinistra. E’ netto Oskar Lafontaine già ministro di Schöreder sulle politiche portate avanti dalla sinistra: «Non possiamo più corteggiare la flessibilità del lavoro, che ha costretto milioni di persone ad essere disponibili ventiquattro ore su ventiquattro. Nè possiamo più approvare politiche di deregulation e di flessibilizzazione. Dobbiamo lavorare per riconquistare la fiducia e se ci si presenterà l’occasione di andare al governo non dobbiamo più essere disposti a fare dei compromessi». Anche il presidente della Die Linke è d’accordo sulla necessità di garantire ammortizzatori sociali a tutti. E rispetto all’attuale crisi finanziaria, «dobbiamo analizzare tutti gli errori che abbiamo commesso, guardare insomma al nostro interno per non ripetere più politiche sbagliate. Il fatto che le forze progressiste non prendano voti non significa certo che gli elettori siano stupidi. Ma è il risultato di una perdita di credibilità. Ed è la dimostrazione che certe politiche e certe idee vanno portate avanti anche quando siamo al governo».
Paolo Ferrero, dal canto suo, ha voluto sottolineare il contributo, che Rifondazione comunista ha portato nella direzione di un rinnovato contratto con gli elettori. «Penso che nello specifico – ha detto l’ex ministro del governo Prodi – noi dobbiamo proporre delle questioni che siano comprensibili a livello di massa. E che possano effettivamente diventare d’iniziativa politica e non solo propaganda. Anche perché è del tutto evidente che la sinistra in Italia non conta quasi nulla. Ed è altrettanto evidente che questa crisi è un fattore di novità assoluta nel dopoguerra. Io penso che noi potremmo ritrovare un ruolo solo se saremo capaci di capire che cosa è successo e proporre delle cose concrete». Come, per esempio, ha ricordato Ferrero, rinforzare i salari ricordando che proprio l’abolizione della scala mobile diede il via a quel peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori che oggi ci troviamo a fronteggiare.