In questi giorni stiamo assistendo ad uno spietato attacco da  parte della FIAT verso i lavoratori. L’accordo stipulato tra Marchionne, Cisl,Uil e Ugl sullo stabilimento di Mirafiori aumenta i carichi di lavoro incrementando straordinari,turni e orari di lavoro degli operai, senza tenere in minima considerazione i già logoranti ritmi delle catene di montaggio.Tutto questo in cambio di aumenti salarilia ridicoli ( 30 euro lordi al mese!). Come se non bastasse, ci saranno delle restrizioni anche sui permessi per malattia. Ma la cosa che appare ancora più grave riguarda lo spirito autoritario che viene introdoto nelle relazioni sociali, dato che gli spazi di agibilità e di democrazia per i sindacati che non sottoscrivono l’accordo verranno azzerati e saranno minacciati provvedimenti disciplinari per quei lavoratori che si opporranno. Per poter realizzare tutto questo, la Fiat ha deciso di uscire da Confindustria, in modo da non essere obbligata a rispetare il contratto dei metalmeccanici. Il chiaro obiettivo è colpire e marginalizzare la FIOM, l’unico sindacato che non ha sottoscritto l’accordo. Per ulteriori approfondimenti sul contenuto dell’accordo vi consigliamo di leggere l’ottima analisi realizzata dal Collettivo Carlo Giuliani di Giurisprudenza.

L’accordo su Miarafiori segue quello su Pomigliano, in cui la Fiat pose i lavoratori di fronte al ricatto: o lavorate alle condizioni che impongo o chiudo e trasferisco lo stabilimento nell’Est europeo. Siamo di fronte all’ennesima tappa di un disegno ben preciso che mira a distruggere tutte le conquiste ottenute dal movimento operaio dal dopoguerra ad oggi, soprattutto negli anni ’70. Ciò che vale per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori si può estendere alla scuola e all’università , dato che i due piani sono strettamente connessi. Si vuole distruggere la scuola e l’università pubbliche per impedire che ” anche l’operaio vuol  il figlio dottore”, per usare i termini espressi da “Contessa” di Paolo Pietrangeli: per distruggere ogni canale di mobilità sociale ascendente delle classi lavoratrici e popolari, per ridurre la qualità dei saperi ed elminare così la possibilità di elaborare un pensiero critico.

L’importanza della battaglia che viene condotta alla Fiat, principale azienda italiana, non va sottovalutata, poiché la sconfitta che i metalmeccanici nel 1980 subirono proprio nell’azienda torinese pose fine ad una straordinaria stagione di lotte iniziata con il ’68 e diede inizio ad una fase di reflusso ed alla restaurazione capitalista che hanno caratterizzato gli anni’80, giungendo progressivamente allo smantellamento dei diritti acquisiti nel mondo del lavoro, nella rapporto tra i sessi, nel mondo dei saperi, nell’ambito delle garanzie democratiche. Dobbiamo fermare questa tendenza che dura ormai da 30 anni ed iniziare un nuovo ciclo politico e sociale!

Crediamo quindi che le lotte di questi mesi, che hanno riempito le nostre piazze, che hanno occupato le nostre scuole e le nostre facoltà, che hanno visto una nuova generazione irrompere sulla scena della politica, debbano intrecciarsi con la lotta che i metalmeccanici stanno conducendo per difendere il contratto nazionale e la democrazia sindacale. Per questo, così come già è avvenuto il 16 ottobre scorso a Roma per la manifestazione nazionale della FIOM, il 28 gennaio i/le Giovani comunisti/e scenderanno in piazza insieme alle altre realtà studentesche e con i lavoratori e le lavoratrici della conoscenza che animano il movimento che si batte contro i provvediementi del Ministro Gelmini in occasione dello sciopero generale dei metalmeccanici proclamato dalla FIOM. Consideriamo tale sciopero il primo passo verso uno sciopero generale di tutte le categorie che chieda un’uscita da sinistra alla crisi e si ponga il tema della caduta del governo di centrodestra e la fine delle sue politiche neoliberiste.


Palermo, 31/12/2010

Giovani comunisti/e Palermo