Nelle giornate del 20 e 21 dicembre 2014 si è svolto il Comitato Politico Nazionale di Rifondazione comunista. il documento finale è stato approvato con 61 voti favorevoli, 29 contrari e un astenuto. Il testo del documento:

Lo sciopero generale del 12 dicembre scorso segna un decisivo punto di passaggio per la vicenda politica e sociale del paese. Dopo anni in cui l’attitudine concertativa dei vertici sindacali aveva consegnato alla passività e alla rassegnazione milioni di lavoratrici e lavoratori, il successo dello sciopero generale e il suo essere inserito in un contesto di mobilitazioni articolato e generalizzato ci parla di una diffusa disponibilità al conflitto.
Lo sciopero generale ha una valenza sociale e sindacale, e al tempo stesso direttamente politica.
In primo luogo rimette il conflitto di classe al centro del dibattito del paese il conflitto di classe, presupposto indispensabile per la costruzione dell’alternativa.
In secondo luogo il fatto che lo sciopero generale sia avvenuto contro un governo presieduto dal segretario del principale partito del centro sinistra, è un evento del tutto inedito, che va nella direzione della ridefinizione dei soggetti sociali, politici e di classe. Negli ultimi decenni le lotte generali fatte contro governi di centro destra avevano sempre il sottinteso di una possibile soluzione dei problemi attraverso il cambio del governo nelle elezioni successive. Questa dinamica ha oggettivamente rafforzato il bipolarismo e messo in difficoltà chi come noi, sostiene da tempo che l’alternanza non è l’anticamera dell’alternativa. Questa volta, al contrario, sia il gruppo dirigente della Cgil che milioni di lavoratori e lavoratrici non possono affidare al meccanismo dell’alternanza la soluzione dei problemi. Diventa evidente a livello di massa che il PD fa parte del problema e non della soluzione e che è un alfiere delle politiche neoliberiste.
Lo sciopero e la sua riuscita domandano sia la continuità e lo sviluppo del conflitto sociale, sia la capacità di dare risposta al problema politico che si è aperto, quello della rappresentanza degli interessi del mondo del lavoro in un contesto in cui il PD non risponde – nemmeno parzialmente – a questa esigenza. Per la prima volta si apre il tema della rappresentanza del mondo del lavoro al di fuori del sistema bipolare proprio della seconda repubblica.
Proprio questa valenza generale dello scontro di classe in atto nel paese ci chiama ad una risposta su più livelli.

Il nostro partito nel conflitto sociale

Rifondazione Comunista ha partecipato attivamente a tutti i momenti di mobilitazione, promossi dalla Cgil, dalla Fiom, dalle reti precarie con lo sciopero sociale, dal sindacalismo conflittuale, con la presenza nelle piazze e con le nostre compagne e i nostri compagni attivamente impegnati ad organizzare la lotta sui luoghi di lavoro e sui territori. L’importanza del nostro impegno affinché il conflitto si estenda, si organizzi e si radicalizzi appare molto evidente. Così come l’esigenza da parte nostra di promuovere momenti di dialogo e riflessione comuni fra le diverse realtà promotrici delle mobilitazioni. Parimenti dobbiamo consapevolmente operare affinché diventi patrimonio di massa la consapevolezza che il nemico da sconfiggere sono le politiche neoliberiste in quanto tali. La costruzione di un vasto ed unitario movimento di massa antiliberista è l’obiettivo di fase a cui dobbiamo tendere ed è la condizione per unificare le diverse figure sociali colpite dalla crisi che partecipano oggi alle lotte in modi assai differenziati. La costruzione di una unità di tutto il mondo del lavoro, dai disoccupati ai precari ai lavoratori privati e pubblici, la costruzione dell’unità di classe può realizzarsi nella misura in cui nel conflitto matura una coscienza antiliberista e individua quindi chiaramente l’avversario. Come abbiamo detto più volte, dobbiamo unire cioè che il neoliberismo divide.
Dobbiamo insomma, oltre alla partecipazione, immergere completamente il partito nell’elaborazione, nella qualificazione, nell’organizzazione e nelle pratiche del conflitto. Il nostro messaggio deve essere di grande radicalità nei confronti del governo e delle sue politiche e di grande unità fra le vertenze in atto e le differenti realtà politiche e sociali che si mobilitano. Anche a questo servono le nostre proposte, a partire dal Piano per il Lavoro e dall’attivazione della campagna di raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per l’eliminazione del pareggio di bilancio in Costituzione. Dobbiamo operare per dare continuità al conflitto sociale con l’obiettivo di determinare risultati concreti sul terreno della mobilitazione, a partire dal contrasto al JOBS ACT.

Il nostro partito nella costruzione dell’unità della sinistra.

Le caratteristiche stesse dello scontro sociale ci pongono in forme ancora più evidenti la necessità di costruire un campo della Sinistra autonomo e alternativo alle politiche di austerità e allo schieramento del centrosinistra – che ormai esiste soltanto nominalmente – che sappia strutturarsi nei territori ed essere agente attivo e riferimento delle mobilitazioni sociali.
In questo contesto si è aperto un vasto ed articolato dibattito sulle forme i percorsi e i contenuti attraverso cui realizzare il processo di unità a sinistra, un dibattito a cui Rifondazione Comunista partecipa in maniera attiva, portando costruttivamente il proprio contributo di elaborazione e orientamento.
Noi pensiamo che questo percorso possa e debba avviarsi a partire dall’esperienza dell’Altra Europa per Tsipras che ha dato positiva prova di sé in occasione delle elezioni europee ed è oggi luogo di convergenza unitario tra le diverse forze della sinistra. L’Altra Europa è quindi il punto di partenza per il lancio di un processo di aggregazione che con ogni evidenza deve rivolgersi al complesso delle forze – organizzate o meno – che si collocano sul terreno dell’alternativa e della lotta al neoliberismo al fine di far nascere una soggettività politica che risponda al “bisogno di sinistra” diffuso nel Paese. Un punto di partenza che si sviluppi e faccia un salto di qualità nel senso dell’internità ai conflitti e nel radicamento sociale, nella definizione di obiettivi comprensibili a livello popolare, nella connessione delle lotte contro il Jobs Act, lo Sblocca Italia, la controriforma della Costituzione, lo smantellamento della scuola pubblica.
Il nostro obiettivo non è la costruzione di un nuovo partito, ma di un’ampia coalizione sociale e politica, di un soggetto unitario e plurale che si dia regole democratiche di funzionamento, meccanismi di certificazione degli aderenti, per essere capace di realizzare il massimo coinvolgimento e la massima partecipazione del complesso di forze organizzate o meno che si pongono in alternativa alle larghe intese in Europa, saldamente collocati nel Gue ed in relazione con il progetto della Sinistra Europea, ed in Italia radicalmente alternativi al PD e al governo Renzi, capace di di radicarsi nel conflitto sociale che si è riaperto nel paese.

Le stesse elezioni regionali in Calabria ed Emilia Romagna hanno registrato a livelli mai visti la crisi della politica derivante dalla distorsione maggioritaria e bipolare: un’enorme astensione come forma di reazione alla sostanziale omologazione delle politiche dei due poli che mettono in scena una contrapposizione che non riguarda l’essenza delle politiche neoliberiste e di austerità. In questo quadro la sinistra continua a riscontrare difficoltà: da questo punto di vista urge un’accelerazione del processo unitario nella chiarezza dell’autonomia politica e programmatica. Il risultato della lista L’Altra Emilia-Romagna indica, una volta di più, l’esistenza di uno spazio elettorale presente a sinistra e una domanda di alternativa al Partito Democratico su cui il processo unitario deve investire politicamente.
E’ questa la proposta che porteremo alla stessa assemblea del 17/18 gennaio della Lista Tsipras al cui successo lavoriamo, come invitiamo tutte le compagne ed i compagni ad aderire e partecipare ai comitati dell’Altra Europa.

Il nostro partito nella costruzione dell’alternativa al capitalismo in crisi

La ripresa delle lotte avviene a sei anni dall’inizio della crisi che è contemporaneamente una crisi strutturale del capitalismo globalizzato e una crisi sistemica dell’Europa di Maastricht. Da questa crisi non si uscirà rilanciando le politiche neoliberiste come tentano di fare le elites politiche ed economiche mondiali. Da questa crisi non si uscirà nemmeno con qualche aggiustamento o cercando di riprodurre un impossibile compromesso socialdemocratico. Questa crisi pone il problema dell’esaurirsi della spinta propulsiva del capitalismo e pone quindi la necessità di una risposta socialista, di un superamento della logica del profitto come motore della dinamica sociale.
Proprio la crisi pone quindi l’alternativa tra socialismo o barbarie e pone il tema dell’attualità del comunismo. Per questo riteniamo che il rilancio del Partito della Rifondazione Comunista rappresenti una necessità storica, un punto fondamentale per individuare la strada di uscita dalla crisi, di uscita dal capitalismo in crisi. Come riteniamo che un rinnovato progetto della rifondazione comunista possa essere il terreno di ricomposizione di tutte le comuniste e i comunisti che vogliono costruire la sinistra di alternativa e superare i rapporti di produzione capitalistici: una proposta che continueremo ad avanzare a tutti i compagni e le compagne interessate, un obiettivo che ci impegniamo a perseguire.
Il lavoro di costruzione di una sinistra unita antiliberista e di rafforzamento del Partito della Rifondazione Comunista sono quindi due facce della stessa medaglia, due processi tra loro intrecciati: è necessario dare al movimento un punto di riferimento a sinistra, è necessario costruire con la nostra iniziativa nel movimento uno sbocco in senso socialista al fallimento del capitale.

Rifondazione Comunista

Abbiamo quindi oggi la possibilità di vedere attuata la linea politica che il partito persegue da tempo: la costruzione di una sinistra unita antiliberista e il rafforzamento del Partito della Rifondazione Comunista sono quindi le due gambe su cui far marciare il nostro progetto politico. A tal fine è assolutamente necessario operare per rafforzare il partito e la sua capacità di intervento. Occorre rilanciare il lavoro di ricerca teorico, migliorare la definizione della nostra proposta politica, la formazione dei compagni e delle compagne, il nostro radicamento sociale, la capacità di dialogo e di internità nei movimenti. Non sono in discussione l’esistenza del partito, la sua autonomia organizzativa e di iniziativa politica, sociale e culturale. Anzi le ragioni che hanno portato alla nascita del Partito della Rifondazione Comunista 23 anni fa sono più valide che mai: occorre quindi lavorare nella direzione tracciata per operare il rilancio del partito e la partenza del processo unitario a sinistra.

Riteniamo quindi necessario rilanciare il lavoro del partito anche attraverso la convocazione di una conferenza di organizzazione che abbia come principale obiettivo una riforma del PRC come partito capace di radicarsi nelle lotte, di esprimere direzione politica nel conflitto, di riattivare la lotta per l’egemonia e la trasformazione del senso comune.
In questo quadro il CPN ritiene necessario che il partito tutto lavori per:
-aprire un confronto con tutte le forze sociali, politiche e sindacali impegnate in queste settimane contro il governo Renzi per dare continuità e far crescere l’opposizione (sciopero generale del 12 dicembre, sindacalismo di base, movimenti sociali )
-rilanciare con forza la nostra proposta di Piano per il lavoro da far vivere dentro le lotte come piattaforma di alternativa alle politiche neoliberiste;
– lavorare, in relazione alle prossime elezioni regionali, alla costruzione di liste unitarie di alternativa a candidati, schieramenti e programmi – comunque collocati- di orientamento neoliberista e che si pongano in continuità con le politiche del governo Renzi.
-sviluppare una campagna di controinformazione e solidarietà con la lotta del popolo Palestinese, per la fine della occupazione e il riconoscimento dello Stato di Palestina.
-sviluppare una campagna di sostegno al popolo Kurdo, il quale vede nella resistenza di Kobane il suo simbolo;
-sviluppare una campagna di denuncia e informazione sull’operato degli USA teso a ricostruire la cortina di ferro ai confini dell’Ucraina;

In questo quadro ed al fine di rafforzare il partito il CPN decide di dar mandato alla Segreteria Nazionale di:
-completare lo svolgimento degli attivi regionali in tutto il partito per discutere della fase politica, delle nostre proposte, del rilancio del partito;
-organizzare attivi regionali delle lavoratrici e dei lavoratori;
-proseguire nella campagna del tesseramento 2015;
-organizzare il 31 gennaio un seminario sui temi dell’euro dando applicazione a quanto deciso dal Congresso nazionale;
-organizzare entro febbraio un convegno sul mutualismo e sulle pratiche sociali solidali
-convocare la Conferenza Nazionale di organizzazione il 28 e 29 marzo 2015.

Il Comitato Politico Nazionale ringrazia le centinaia di compagni e di compagne che hanno dato il loro contributo alla campagna di sottoscrizione per sostenere Dino Greco, gli altri giornalisti coinvolti e la Mrc, a fronte della sentenza negativa per l’attività giornalistica svolta a Liberazione; l’impegno e la solidarietà concretamente dimostrate testimoniano e confermano la qualità del nostro tessuto umano e politico e della necessità della sua piena valorizzazione politica.
La direzione nazionale saluta positivamente la scelta attuata dal Coordinamento nazionale allargato dei Giovan@ Comunist@ riunito il 7/12/2014 di avviare il percorso di convocazione della Conferenza nazionale nei primi mesi del 2015 reinserendo positivamente i Giovan@ Comunist@ all’interno della ripresa del conflitto sociale.