I tre cavalieri Nicosia, Cilia e Aiello
stanno per scatenare un bordello:
loro cominciano a danzare
e Vittoria sta a guardare.
 
Al primo cavaliere, giovane e bello,
sta stretto il suo castello:
dopo un anno dalle elezioni
a Roma vuole andar a premere bottoni.
Dai problemi della città vuol scappare,
e tutto a Di Falco vuol lasciare.
 
Il secondo cavaliere, senza neanche un capello,
vuol dirigere il castello.
Dopo un anno all’ombra di Nicosia
esce dalla maggioranza per sua bramosia,
e mesto mesto risale sul palco
perché vuol far le scarpe a Di Falco.
 
Il terzo cavaliere, di sicuro il più datato,
l’occasione ha già fiutato.
Vuol sculacciare, perché vivaci,
i due cavalieri, un tempo suoi seguaci.
L’antipolitica è pronto a cavalcare,
e i bei vecchi tempi a ricordare.
 
Vittoriese! Fatti furbo,
chiedi ai tre di togliere il disturbo.
I tre cavalieri vorrebbero Vittoria si assopisse,
per celar che essi portan l’Apocalisse.
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